Sabato 16 e domenica 17 giugno si è tenuto, al Palafiera di Roma,
il congresso di fondazione del nuovo soggetto della sinistra post-rifondarola,
la sezione italiana della Sinistra europea (Se).
L’intervento più atteso è stato quello dell’(in)Fausto presidente
della Camera che, fino al prossimo congresso previsto per ottobre, è anche
presidente di questo coacervo di identità che mette insieme Rifondazione,
associazioni, reti e movimenti.
L’ex sindacalista socialista, nel suo intervento - riportato a
pagina 1 di “Liberazione” del 19 giugno in un articolo di Angela Mauro - dice
che <è necessario costruire massa critica, cultura politica perché non basta
avere ragione: ci vuole una forza in grado di rimotivare una prospettiva, una
forza nuova che si fa non solo con la ragione, ma anche con la passione e con i
sentimenti. Solo se un soggetto politico a sinistra risulterà forte, ampio, plurale,
ci sarà la possibilità di riconnettersi ai movimenti ed alla società. La Se può
essere un’occasione per cambiare: dobbiamo cogliere la sua lezione, non come termine
di un cammino, ma come porta da spalancare per la costruzione di una sinistra
più ampia. L’obiettivo di un soggetto plurale e unitario della sinistra in
Europa e in Italia non è più rinviabile. La Sinistra Europea deve aprirsi al
confronto con tutte le sinistre per chiedersi insieme se esista un destino
comune delle sinistre per quanto diverse in Europa>.
Non resta alcun dubbio, leggendo queste frasi, su quale sia l’intento
dell’(in)Fausto: siccome Rifondazione è arrivata al capolinea, lo dimostrano
ampiamente i risultati delle ultime elezioni amministrative che la vedono
dimezzare i consensi, egli getta un amo perché qualcun altro abbocchi e consenta
- a lui ed ai suoi - di non affondare insieme con la barca ma riciclarsi
altrove.
Da questo punto di vista è molto lucida l’analisi che il segretario
del PdCI - Oliviero Diliberija - fa all’ultimo Comitato centrale del suo partito,
il 9 giugno scorso:
<Fino a quando Rifondazione aveva il vento in poppa, ad ogni
richiesta di unità rispondeva sdegnosamente; oggi, in questa situazione e con
una profonda lacerazione del suo gruppo dirigente, sono molto prossimi a varare
la confederazione con noi> (si veda il resoconto fatto da “la Rinascita
della sinistra”, sul numero del 14 giugno, a pagina 9).
Più avanti l’avvocato cagliaritano si dichiara ben disposto verso
i ‘cugini’ auspicando <che già alle provinciali del 2008 si possa arrivare a
liste comuni con il Prc>, offrendo in pratica una zattera di salvataggio a
chi sa di star per affogare ma, come ha sempre fatto nel corso della sua lunga carriera
- passata in giro per i vari raggruppamenti della sinistra revisionista: Psiup,
Pci, Pds, PdRC - cerca di riciclarsi.
Che poi questa zattera sia in grado di navigare, senza affondare
ai primi perigli, è un altro discorso: lo stesso professore sardo non ne è poi
così sicuro, basta leggere con attenzione la sua analisi del voto di fine
maggio per rendersene conto: <Se è vero che i Comunisti italiani escono dal
voto amministrativo consolidati e, in alcuni casi rafforzati, il quadro
complessivo presenta forti elementi di preoccupazione>.
Prepariamo lo spumante in frigorifero: sta per finire l’era dei
falsi comunisti in parlamento.
A noi proletari resta il compito di brindare!
Stefano Ghio
Torino, 19 giugno 2007