BREVE STORIA
DEL PRIMO MAGGIO
La nascita della giornata internazionale del Primo Maggio è legata alle lotte per la settimana corta e la giornata lavorativa di 8 ore che coincidono con l’inizio dell’industrializzazione di massa negli Stati Uniti. Potrebbe sembrare che la richiesta di un salario più alto sia stata la causa scatenante dei primi scioperi negli USA, ma in realtà furono sempre poste in primo piano le richieste per la settimana corta e per il diritto di organizzazione dei lavoratori.
All’inizio del 1800 l’orario di lavoro era “dall’alba
al tramonto” e oscillava dalle 14 fino alle 18 ore; fu negli anni ’20 e ’30
che iniziarono gli scioperi per la riduzione
dell’orario giornaliero a 10 ore.
Si fa risalire al 1827 (sciopero dei lavoratori di
Filadelfia), la nascita della prima Unione Sindacale del
mondo.
Nonostante la crisi del 1837 i
lavoratori degli Stati Uniti riuscirono ad imporre al governo (presidenza Van Duren), l’approvazione di un
decreto che fissava in 10 ore l’orario per tutti i dipendenti
pubblici.
E nonostante questa misura non fosse stata ancora estesa a
tutto il comparto industriale, il movimento dei lavoratori lanciò la parola
d’ordine della giornata di 8 ore che fu raccolta anche dai lavoratori
australiani che coniarono lo slogan “8 ore di lavoro, 8 ore di riposo, 8 ore
per il resto” e che raggiunsero il loro obbiettivo nel
1856.
La rivendicazione della giornata di 8 ore entrò a far
parte del patrimonio politico della classe operaia americana che propose di
organizzare un movimento che avesse questo tema come punto principale.
Nel 1866, i delegati di tre grandi organizzazioni
sindacali fondarono la prima union su scala
nazionale,
Rappresentanti della NLU parteciparono al Congresso
dell’Internazionale, dove presentarono la loro piattaforma, e nel settembre 1866
la rivendicazione per la giornata di 8 ore fu accolta e fatta propria anche
dall’Internazionale.
Nel 1872 l’Internazionale fu trasferita da Londra a New
York dove sarebbe nata
Questa risoluzione fu influenzata da quanto deciso a
Chicago dove
La crescita di combattività dei lavoratori spinse la
borghesia a rispondere con la repressione: gli scioperi furono repressi dalle
truppe e nel 1875 dieci minatori furono mandati al
patibolo.
Al Congresso della AFL del 1885,
fu ripresentata la proposta di uno sciopero per le 8 ore da attuare il 1° maggio
1886 e diverse organizzazioni prepararono azioni di lotta (da ricordare per
questo la federazione dei Carpenters and
Cigar Makers).
Le agitazioni portarono non solo ad un aumento degli
iscritti alle organizzazioni sindacali, ma anche alla crescita del loro
prestigio e del loro peso politico tra i lavoratori,
tanto che “leghe per le 8 ore” sorsero in moltissime città contribuendo
con il loro spirito combattivo a galvanizzare e influenzare le masse dei
lavoratori non organizzati.
Il centro dello sciopero fu Chicago - dove il movimento
operaio era particolarmente forte - ma in questa lotta
furono coinvolte molte altre città.
Il Primo Maggio 1886 i
lavoratori di Chicago scesero in sciopero, dimostrando la più grande solidarietà
di classe che il movimento operaio americano avesse mai sperimentato fino ad
allora con una mobilitazione che ebbe una grande importanza politica per
il movimento.
Queste lotte furono oggetto di una brutale repressione da
parte della polizia e il 4 maggio ci furono quelli che vennero poi chiamati “i fatti di Haymarket Square”.
Il 4 maggio, in Haymarket Square, fu organizzata una manifestazione di protesta per
il criminale attacco portato il giorno prima dalla
polizia ad una pacifica assemblea di lavoratori in sciopero della McCormick Reaper Works dove 6
lavoratori furono uccisi e molti altri feriti.
In Haymarket Square, durante la manifestazione di protesta, fu lanciata
una bomba che innescò gli scontri tra lavoratori e polizia nei quali furono uccisi sette agenti e tre lavoratori.
In base a questi fatti, vennero condannati a morte e impiccati
cinque esponenti del movimento operaio, mentre altri furono arrestati.
L’anno successivo ai fatti di Haymarket Square,
Nel decennio 1880-90 si ebbe il rapidissimo sviluppo
industriale degli Stati Uniti e l’espansione del suo mercato interno, ma la
depressione del triennio 1883-85, seguita alla crisi
del 1873, fu pagata molto duramente dalla classe lavoratrice americana che
riprese la lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro, ponendo ancora la
rivendicazione delle 8 ore come uno dei suoi principali obbiettivi di
lotta.
Il Primo Maggio del 1890 fu ancora una giornata nazionale
di grandi scioperi per la settimana corta.
Come detto, il 14 luglio 1889, al Congresso della Seconda
Internazionale che si tenne a Parigi, venne approvata
la seguente risoluzione: “una grande manifestazione sarebbe stata organizzata
per una data stabilita, in modo che simultaneamente i tutti i paesi e in tutte
le città, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre per
legge la giornata lavorativa a otto ore”.
Da allora sempre più larghi strati di lavoratori
parteciparono alle dimostrazioni organizzate dalle organizzazioni sindacali di
tutto il mondo.
Al successivo Congresso dell’Internazionale di Bruxelles,
nel 1891, venne fissata definitivamente la data delle
manifestazioni simultanee di tutto il mondo per le 8 ore: fu scelto il Primo
Maggio.
La scelta non fu casuale: si voleva celebrare e ricordare
le manifestazioni di Chicago del 1886 che furono represse nel sangue dalla
polizia e dai sicari dell’Agenzia Pinkerton (i fatti
della McCormick e di Haymarket Square che abbiamo
ricordato in precedenza).
Il Congresso di Parigi del 1900 fece sua la risoluzione
adottata a Zurigo nella quale si diceva che “le lotte del Primo Maggio dimostrano la
determinazione della classe lavoratrice ad eliminare le differenze di
classe”.
Le manifestazioni del Primo Maggio assunsero sempre più
connotati e significati politici e in breve tempo il labour day, la
giornata internazionale dei lavoratori, divenne la “giornata rossa”, la
giornata alla quale le autorità di tutti i paesi guardavano come ad una
minaccia.
Mentre cresceva la combattività e lo spirito
rivoluzionario dei lavoratori, i dirigenti riformisti cercarono in tutti i modi
di disinnescare il potenziale di lotta del Primo Maggio, cercando di spogliarlo
del contenuto rivoluzionario che era venuto acquisendo per ridurlo a semplice
giorno di festa e di riposo e, addirittura, spostando la celebrazione della
“giornata internazionale” alla domenica più vicina al
primo maggio di ogni anno, in modo che i lavoratori non potessero
scioperare.
La prova dell’involuzione delle direzioni politiche e
sindacali del movimento operaio si ebbe al momento dello scoppio della Prima
Guerra Mondiale.
Nel 1915, i socialdemocratici tedeschi chiesero ai
lavoratori di rimanere al loro posto di lavoro, mentre i socialisti francesi
assicurarono le autorità che non avevano niente da temere per il Primo Maggio,
sostenendo anch’essi che era opportuno lavorare per la
difesa del paese.
Era la fine politica della Seconda Internazionale, quello
che sarebbe stato chiamato social-sciovinismo.
Solo i bolscevichi russi e altre minoranze rivoluzionarie
di altri paesi rimasero realmente legati ai valori del
socialismo e dell’internazionalismo. Denunciarono la guerra quale guerra
imperialista e come macello di proletari che si
uccidevano l’uno con l’altro in nome di interessi che non erano i loro;
infine, si pronunciarono per una la
trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria per abbattere
i regimi capitalisti.
Gli scioperi parziali e le scaramucce di strada del Primo
Maggio 1916 mostrarono comunque che moltissimi
lavoratori di tutti i paesi in guerra non accettavano le posizioni dei propri
dirigenti riformisti.
Nonostante la dichiarazione di guerra nel 1917, il Primo Maggio non
fu dimenticato nemmeno negli Stati Uniti. Gli elementi rivoluzionari del Partito
Socialista adottarono una risoluzione che denunciava la guerra come imperialista
ed il Primo Maggio diventò giorno di protesta anche
contro questa guerra.
La manifestazione organizzata a Cleveland portò in piazza
più di ventimila lavoratori, ma fu attaccata brutalmente dalla polizia che
uccise un lavoratore ferendone un altro, che sarebbe morto in seguito alle
ferite ricevute.
Il Primo Maggio diventò gradualmente un momento centrale
di lotta solo per il proletariato rivoluzionario internazionale. Alla rivendicazione originaria delle 8 ore ne furono aggiunte altre:
1) solidarietà internazionale della classe lavoratrice; 2) suffragio
universale; 3) guerra contro la guerra; 4) lotta contro l’oppressione coloniale;
5) libertà per i prigionieri politici; 6) diritto ad organizzazioni politiche ed
economiche della classe lavoratrice.
In Europa, la prima celebrazione del Primo Maggio avvenne
nel 1890 e in Italia solo l’anno successivo, in un clima di
estrema tensione. Il Primo Ministro italiano,
Francesco Crispi, vietò ogni manifestazione e dette
ordine a tutti i Prefetti del Regno di reprimere fermamente ogni dimostrazione
non autorizzata.
A Roma, durante gli scontri con la polizia ci furono due
morti e decine di feriti.
Sul terreno sindacale, all’obbiettivo della
rivendicazione delle 8 ore si aggiunsero la rivendicazione di tutti i diritti
civili negati e le questioni allora più impellenti.
Nel 1898, il Primo Maggio, si
intreccia con la lotta dei cosiddetti moti per il pane - causati
dalla decisione del governo di imporre la tassa sul macinato - e che culminarono con i tragici fatti
di Milano, in cui decine di manifestanti furono assassinati a cannonate dalle
truppe schierate per reprimere le manifestazioni sotto il comando del generale
Bava Beccaris, successivamente decorato per questo dal
“re galantuomo”, Umberto I.
Nei primi anni del ’900 la
giornata del Primo Maggio si caratterizza, in Italia, anche per la
rivendicazione del suffragio universale e per le proteste contro la guerra di
Libia (1911).
Ma fu solo nel 1919 che i lavoratori poterono festeggiare
la ragione che aveva dato tutto un senso alla nascita
del Primo Maggio e cioè la conquista delle 8 ore.
Con l’avvento del fascismo, nel 1922, la festa del Primo
Maggio fu abolita perché considerata - a ragione, dal punto di vista dei fascisti
sovversiva. In “sostituzione” fu istituita la celebrazione
del 21
aprile, i cosiddetti Natali di Roma, che divenne la giornata della
collaborazione tra le classi, secondo la nuova concezione corporativa dello
Stato fascista.
Fu solo nel 1945, dopo
Due anni dopo fu scritta la pagina più sanguinosa della
festa del lavoro nel nostro paese.
Il 2 maggio del
La strage di Portella delle
Ginestre, secondo l’allora ministro dell’Interno, Mario Scelba, chiamato a rispondere davanti all’Assemblea
Costituente, non fu un delitto politico. Ma nel 1949 il
bandito Giuliano scrisse una lettera ai giornali e alla polizia per rivendicare
lo scopo politico della sua strage.
Il 14 luglio 1950 il bandito fu ucciso dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, il quale a sua volta fu avvelenato in carcere il 9 febbraio del 1954 dopo aver pronunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella.