La
borghesia rovescia
LOTTA DI
MASSA CONTRO
CI VUOLE
UNA NUOVA RESISTENZA! CI VUOLE IL
SOCIALISMO!
L |
o
scorso marzo il Senato ha approvato il disegno di legge che calpesta e stravolge
Da quel momento scatteranno
i tre mesi per la richiesta di referendum popolare abrogativo della legge di manomissione costituzionale.
Come abbiamo scritto sul n.
12 della rivista questo
proposito del governo Berlusconi
rappresenta il più grave attacco ai diritti ed alle conquiste
democratiche, sociali e civili dei lavoratori dal dopoguerra ad oggi. Un attacco
che cammina di pari passo con l’ondata anticomunista e di riabilitazione del
fascismo, con l’oscurantismo clericale, con la miseria culturale offerta alle
giovani generazioni, con la sottomissione alla superpotenza USA e le euro-illusioni.
Dopo venti e passa anni di proposte di restaurazione istituzionale (dai
piani della P2 ai tentativi golpisti, dalla bozza Amato alla riforma del Titolo
V voluta dal centrosinistra), l’oligarchia finanziaria - per mezzo di una
maggioranza governativa dilaniata, attaccata alle poltrone con la colla dei
privilegi e tenuta sotto ricatto dalla Lega - ha rilanciato in grande stile la
costruzione di un regime reazionario. Per farlo deve mettere in atto un
golpe strisciante al fine di sbarazzarsi di una Costituzione che ha da sempre
sabotato e tradito, svuotato e affossato, contro la quale ha sempre lavorato in
modo legale e illegale. Questo perché la legge fondamentale della repubblica
borghese risentiva della grande spinta operaia e
popolare prodottasi con
Si tratta dunque di un
proposito di rivincita lungamente covato dalle classi reazionarie che
vogliono stracciare ogni conquista ottenuta dal proletariato e dai suoi alleati.
Un progetto involutivo ed autoritario che continua la
vecchia politica ultra-conservatrice delle classi dirigenti italiane, da
Crispi a Di Rudini, da Pelloux a Giolitti, da Mussolini a Tambroni, da Andreotti al nano Berlusconi.
Nulla di nuovo, se non la riproposizione di una
retriva e sanguinosa tradizione dei gruppi capitalisti e latifondisti, dei
grandi finanzieri, delle famiglie oligarchiche che hanno continuamente voluto
colpire il movimento operaio e comunista ed imporre la loro dittatura di classe
con i mezzi più odiosi, ma che sono sempre stati respinti e battuti dai
lavoratori.
Con queste premesse andiamo
a cogliere l’essenziale della controriforma
costituzionale.
I due cardini delle
modifiche reazionarie volute dagli eversori della democrazia liberal-borghese si chiamano “presidenzialismo” e “federalismo”.
Con il primo, si vogliono attribuire potere assoluti e abnormi al capo del governo, che non hanno pari in nessun altro stato dell’occidente capitalistico. Parallelamente si svuotano le prerogative del parlamento, trasformandolo in organo agli ordini del dittatore-premier, si priva l’opposizione parlamentare di qualsiasi possibilità di influenza sulla formazione delle leggi, eliminando di fatto la mozione di sfiducia, prevedendo il voto bloccato e lo scioglimento delle Camere per mettere in riga i recalcitranti.
Anche altri apparati dello
stato borghese come la magistratura,
Il tentativo è chiaro: concentrare e stabilizzare forzatamente il potere politico borghese per mettere la borghesia imperialista in condizioni di imporre e portare fino in fondo rapidamente, senza impedimenti provenienti anche dai suoi alleati, i programmi antioperai e guerrafondai con cui intende rilanciarsi.
Con il secondo perno, si
rompe l’unità materiale e politica della classe operaia, si
attaccano i diritti dei lavoratori (come quello
al contratto nazionale di lavoro), della salute, dell’istruzione, si
smantellano le garanzie
sociali e di conseguenza si moltiplicano le ingiustizie, si va alla rottura di ogni vincolo
solidaristico, si sanciscono e si acuiscono
le
disuguaglianze tra cittadini di regioni diverse. Per il meridione l’unica soluzione che offerta sarà quella di
continuare ad arrangiarsi con l’emigrazione.
Si va insomma alla
secessione mascherata tesa a salvaguardare gli interessi, i privilegi e
l’egoismo delle grandi famiglie (preoccupati solo dei “costi” di tale
operazione) e supportata dall’egoismo e dal misero tornaconto dei padroncini del
nord.
La classe proprietaria
disgregandosi a livello economico, istituzionale e politico tenta di trascinare
nella sua fossa il proletariato, lo vuole frammentato e
diviso, lo spinge alla soluzione fratricida della Yugoslavia. Ma questo progetto, che esprime al tempo stesso
l’arroganza e la debolezza della borghesia, non è privo di
contraddizioni, stante il
compromesso fra diversi gruppi di ladroni.
Certo è che la devolution minando l'unità
politica della repubblica, generando conflitti a non finire fra stato e regioni, contribuirà
all’accelerazione del declino ed alla disarticolazione della fragile struttura
economica italiana. Ciò andrà a tutto vantaggio dei gruppi imperialisti più
forti che la sbraneranno (Germania e Francia al Nord,
USA al Sud). Senza contare il ruolo del Vaticano che vuole
fare dell’Italia la sua Vandea europea per
riguadagnare le posizioni perse.
Allo stesso tempo il
processo reazionario in atto sancisce la fine delle illusioni pseudo-democratiche e pone le masse lavoratrici davanti a
compiti nuovi.
Perché oggi i capitalisti ed i
neocon italiani vogliono questa controriforma?
Perché la borghesia sente la necessità di riorganizzare
la propria dittatura di classe?
Sappiamo bene che le
situazioni politiche, le scelte politiche sono
determinate dalla situazione economica. E’ chiaro che le classi proprietarie
italiane non hanno la capacità e la possibilità di uscire dal dissesto
economico che hanno generato. La borghesia non riesce più a difendere le sue
deboli posizioni nell’arena della competizione capitalistica mondiale, non
ricava più come una volta sovrapprofitti, perde posizioni su posizioni, vede che
le potenza imperialiste più forti allungano il
passo e nuovi rivali incalzano da
vicino.
Per questo è
costretta a ripiegare sulla reazione, a trovare un compromesso su
miserabili espedienti istituzionali e politici a scapito della classe operaia
pur di salvaguardare i profitti, le rendite, i privilegi, .il lusso sfrenato, gli sprechi, pur di tenere soggiogate le
masse ad ogni costo. Si illude cioè di poter uscire dal
declino dell’imperialismo italiano schiacciando ancor più i lavoratori e
rilanciando le aggressioni all’estero contro i popoli
oppressi.
Perciò deve ripristinare
l’assolutismo padronale nelle fabbriche e in tutta la società. Perciò ha bisogno costruire di uno stato aggressivo e
guerrafondaio, guidato da un despota. Perciò deve
intensificare lo sfruttamento e minare l’unità materiale dell’unica classe che
può estromettere i capitalisti al potere.
Perciò deve buttare a mare
Davanti agli occhi delle
masse appare sempre più chiaro che nella fase imperialistica la
caratteristica
è quella della “reazione politica su tutta la linea”
(Lenin), come conseguenza del giogo imposto dall’oligarchia finanziaria.
Parallelamente
all’intensificarsi del predominio dei monopoli nella vita economica, politica e
sociale si sviluppa tutto un processo autoritario e repressivo contro le masse
lavoratrici e le loro avanguardie politiche. I grandi monopoli perseguono il
disegno di assicurarsi il controllo aperto e diretto di tutti gli apparati
statali, vorrebbero controllare tutta la vita del paese. Con ciò si dimostrano incompatibili con lo stesso ordinamento liberal-borghese, non tollerano più nemmeno un
ordinamento appena democratico.
La borghesia diventa quindi
sovversiva, anticostituzionale, antidemocratica. Lo stato si fascistizza e si perseguono sostanzialmente gli stessi scopi
del regime mussoliniano (disgregare il proletariato e
distruggere i diritti democratici), anche se c’è una grande differenza nelle forme del dominio ed in molti altri
aspetti. Ciò nondimeno la borghesia sta portando ancora una volta il paese alla
catastrofe; dimostrando di aver esaurito del tutto la sua funzione
dirigente.
Come dobbiamo rispondere a
questo attacco inaudito?
L’opposizione riformistica
piccolo-borghese
punta tutto sul referendum abrogativo, che negli ultimi anni si è
dimostrato un’arma spuntata e per giunta il governo vuole far svolgere dopo le
elezioni politiche, con tutti i rischi che ciò comporta in caso di rielezione di
Berlusconi. Noi comunisti – consapevoli della posta in
gioco - riteniamo invece che la lotta contro questo progetto reazionario,
autoritario ed antidemocratico richiede l’intervento diretto della classe
operaia e della masse lavoratrici. Dobbiamo cioè sviluppare azioni unitarie e di lotta decisa, a
cominciare dallo sciopero generale il giorno in cui dovesse essere approvato
dalle Camere il pacchetto reazionario.
Anche se parteciperemo ai
Comitati per il NO in vista del referendum, non dobbiamo esimerci dal denunciare il fatto
che questa ed altre controriforme sono passate grazie al fatto che l’opposizione
liberaldemocratica ha spianato la strada alle
destre con progetti di riforma simili. I Fassino ed i
Rutelli hanno fatto di tutto per evitare la caduta del
governo Berlusconi per mano dei lavoratori, nelle
piazze, e per sorreggerlo, ha agevolato il revisionismo storico con le sua politica di “pacificazione nazionale”. Una posizione che
ricorda da vicino quella degli intellettuali che si compromisero col fascismo,
invece di combatterlo a viso aperto.
La minaccia dell’oligarchia
finanziaria va respinta con ben altri mezzi di lotta che le schede elettorali.
E’ora che la classe operaia prenda in mano la situazione, scenda in campo
apertamente come unica classe che può salvare l’avvenire e la dignità del paese,
che non può più stare nelle grinfie di bande di delinquenti politici di infima levatura, di padroni interessati solo al
portafoglio, di mafiosi senza scrupoli, di preti oscurantisti, di servi degli
amerikani.
La libertà politica, la
democrazia, la pace non sono parole astratte per gli
operai. Sono parole che interessano gli sfruttati perché da questi contenuti
dipendono le condizioni della lotta contro i nemici di classe. Perché la
difesa dei diritti democratici e delle leggi sociali è
strettamente legata a quella del lavoro, del pane, alla lotta per il
miglioramento delle condizioni di vita, per una cultura nuova e popolare.
Di fronte alla minaccia che
si profila, davanti al tradimento della borghesia eversiva ed antidemocratica,
gli operai e gli altri lavoratori sfruttati, i giovani e le donne del popolo, i
sinceri progressisti, hanno tutto il diritto ed il dovere a resistere, ad
opporsi con ogni mezzo alla soppressione dei fondamentali diritti e libertà
conquistati con il sangue dei Partigiani e con decenni di dure
lotte.
Nostro dovere è di
mobilitarci contro la svolta autoritaria in atto nel nostro paese, individuando
gli strumenti per una nuova Resistenza, forme di
organizzazione e metodi di lotta idonei alla situazione
attuale.
L’Italia si sta avvicinando
ad un bivio fondamentale della sua storia. Forse non tutti hanno ancora
chiaro la portata di queste riforme reazionarie e la consapevolezza delle scelte
che stanno davanti a noi, dalle quali dipenderà il futuro delle generazioni a
venire. Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo delle classi dominanti di
porre il paese al loro esclusivo servizio, di farlo tornare
indietro, di tenerlo oppresso, incatenato, di mantenerlo nell’arretratezza, di
relegarlo ai margini della storia, di metterlo alla mercé dei capitalisti
stranieri, perché solo così possono mantenere il loro predominio economico e
politico.
Ma il proletariato ed i suoi
alleati possono capovolgere la situazione. Dobbiamo dunque fare del
provvedimento che massacra
Si, è la classe operaia
l’unica forza che può salvare l’Italia dalla decadenza economica, sociale,
culturale, morale, ambientale, che può attuare una profonda e
radicale trasformazione, che è in grado di dar vita ad un’azione storica
indipendente per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” (art. 3
della Costituzione) che limitano
pesantemente la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, che impediscono la
partecipazione delle masse alla vita ed all’organizzazione della società e
negano il pieno sviluppo della persona umana.
Questi ostacoli si chiamano
imperialismo e capitalismo, si chiamano borghesia imperialista e suoi accoliti, si chiamano
asservimento alla superpotenza USA e all’U.E. dei monopoli, si chiamano
secessionismo leghista al Nord e mafia al Sud, si chiamano liberalismo e
fascismo. Sono proprio tali ostacoli a dover essere spazzati via per assicurare
alle energie presenti nel nostro paese una libertà ed uno
sviluppo che, stante il livello raggiunto dalle forze produttive, non può che
essere socialista.
Creiamo i Consigli operai ed
i Comitati popolari, come istanze realmente
rappresentative delle masse, per esercitare il controllo e la sovranità che
spetta alle masse popolari!
Uniamo in un solo fronte tutte le forze antifasciste e coerentemente
democratiche!
Diamo
vita ad
una nuova Resistenza, che porti a termine il compito lasciato irrisolto da
quella del 1943-45!
Lottiamo per far diventare l’Italia una Repubblica Socialista!