NO alla persecuzione dei comunisti!
La campagna di
persecuzione contro i comunisti avanza nel nostro paese come in tutta Europa.
Ancora una volta la magistratura, nel caso specifico la Procura della
repubblica presso il Tribunale di Bologna, attraverso il pubblico ministero
Paolo Giovagnoli, intenta una nuova caccia alle streghe, un’operazione di
repressione preventiva degna dei tempi del fascismo, contro il (nuovo) Partito
comunista italiano.
Per i prossimi
mesi si preparano quindi dai 12 ai 40 arresti di presunti membri del (nuovo)
Partito Comunista Italiano per Associazione sovversiva (art. 270 bis),
imputazione nata nel ventennio fascista con il codice Rocco e applicata dai
Tribunali speciali fascisti per incarcerare centinaia di comunisti e antifascisti
(sulla persecuzione politico-giudiziaria della “carovana” e del (n)PCI vedere
il dossier a cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri politici del (n)PCI -Parigi,
qui allegato).
Denunciamo la
campagna che la magistratura, su commissione della banda Berlusconi prima e
oggi con il Governo di centro sinistra, opera da lungo tempo contro la
rinascita del movimento comunista nel nostro paese. Questa è l’ottava inchiesta
aperta a carico della “carovana” che dal 1980 ad oggi ha lavorato con forza e
determinazione alla rinascita del movimento comunista e alla costruzione di un
nuovo partito comunista nel nostro paese. Le precedenti inchieste si sono
sempre concluse con un non luogo a procedere e con un’archiviazione.
Sappiamo che lo
zelante persecutore di turno, Paolo Giovagnoli, già salito all’onore delle
cronache per la sua attività di inquisitore e dispensatore del reato
associativo a Bologna, come ad esempio contro gli studenti, rei di aver
autoridotto la mensa, non si fermerà e cercherà di ottenere, vista la formalizzazione
della chiusura della fase investigativa,
gli arresti che richiede.
Oggi la borghesia
attacca apertamente i diritti di
espressione, associazione, organizzazione delle masse popolari. Si delinea
sempre più chiaramente la tendenza “eversiva” della borghesia, a violare
sistematicamente le leggi del suo stesso ordinamento. Con l’alibi
della lotta al terrorismo si giustifica la persecuzione dei comunisti, degli
antimperialisti, degli immigrati, dei rifugiati politici a livello nazionale e
internazionale (sequestri di immigrati, caso Abu Omar, utilizzo sistematico
della tortura, pratica di annientamento contro i prigionieri rivoluzionari
articolo 41/bis, creazioni di polizie parallele, intercettazioni e schedature
di massa, violazione dello statuto di rifugiati politici, liste nere contro
organizzazioni comuniste e antimperialiste).
I
tentativi in sede UE di interdire il simbolo della falce e martello,
l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa il 25 gennaio scorso della
direttiva Lindblad, sono segnali chiari dell’intenzione della borghesia di
criminalizzare il comunismo e perseguitare chi professa e lavora per la
rinascita del movimento comunista, chi lotta per una società senza più padroni,
senza sfruttamento, miseria e guerra.
A
ciò si aggiunge l’accelerazione della repressione nel nostro paese e i fatti di
questi mesi lo dimostrano: gli arresti e le perquisizioni contro i compagni
sardi di A Manca Pro
S’Indipendentzia, punto di riferimento della lotta anticoloniale e
antimperialista in Sardegna, e la vergognosa sentenza del Tribunale speciale di
Milano contro gli antifascisti milanesi, rei di aver difeso in piazza i valori
della Resistenza e di aver tentato di impedire una parata nazifascista nella
Milano capitale della Resistenza e della liberazione dal nazifascismo.
Quando
esponenti della borghesia (i Ricucci, i Previti, i Vittorio Emanuele, i Fazio),
quelli che loro chiamano vip, cascano, per errore o per lotta interna tra fazioni, nelle maglie
della magistratura la repressione per loro significa pochi giorni di carcere e
nella peggiore delle ipotesi arresti domiciliari nelle loro lussuose ville, per
le masse popolari, per le sue avanguardie, per i comunisti e gli antifascisti
significa mesi e anni di carcere.
La
giustizia della borghesia è la giustizia di una classe che deve difendere con
le unghie e con i denti il proprio potere, privilegi, vizi e immense ricchezze
accumulate sulla fatica e il sangue delle masse popolari.
La persecuzione
contro il (n)PCI si inserisce
nel clima più generale di attacco alle
conquiste di civiltà e progresso ottenute nel nostro paese dai comunisti e
dalle masse popolari grazie alla Resistenza e alla vittoria sul nazifascismo.
Si inserisce nella tendenza eversiva e reazionaria che la borghesia mette in
campo per cercare di gestire la crisi profonda, economica, politica e
culturale, che la attanaglia.
Per
la borghesia contrastare la rinascita del movimento comunista e il
rafforzamento del (n)PCI è il compito centrale nella sua guerra contro le masse
popolari.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste,
antimperialiste, anarchiche, progressiste, ai sinceri democratici, agli
organismi e movimenti di lotta a respingere la campagna in atto di
criminalizzazione del comunismo e di persecuzione dei comunisti..
Invitiamo tutti a
esprimersi pubblicamente sull’inchiesta del “novello Torquemada” Giovagnoli
contro il (n)PCI, a inviare telegrammi di protesta all’indirizzo della Procura
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 401347 Bologna, tel. 051201111, fax 051
201948, inviare una e-mail per conoscenza
al
nuovo indirizzo del CAP: cap-npci-paris@voila.fr
A
costituire entro fine anno un momento nazionale di discussione sulla situazione
repressiva nel nostro paese.
Colpire
i comunisti vuol dire colpire le masse popolari, colpire le conquiste di
civiltà e progresso frutto della lotta di liberazione.
CARC, Comitati
di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo,