BASTA MORTI E INFORTUNI PER I RECORD
DI PROFITTI DI PADRON ROCCA
Il 18 ottobre si è tenuta la seconda
udienza del processo contro
“Tutte
le testimonianze, dagli operai ai tecnici dell’Asl,
hanno confermato tutte le circostanze che evidenziano una responsabilità della
Tenaris Dalmine nel non aver
organizzato, in modo adeguato e conforme alle normative sulla circolazione
stradale, la movimentazione di operai a piedi e in
bicicletta all’interno dello stabilimento.
In
particolare si è evidenziata l’assenza di piste ciclabili, l’assenza di
segnaletica orizzontale e di qualsiasi regolamentazione.
Così
come si è evidenziata la prassi di mantenere aperti alcuni capannoni, di
neutralizzare i sistemi visivi di apertura delle porte
e di lasciare libera circolazione o meglio selvaggia circolazione ai mezzi in
entrata e uscita.
Inoltre
i testimoni hanno confermato che vi erano tempi ristretti per recarsi alla mensa
o ai
reparti e quindi la prassi di utilizzare biciclette anche senza
fari, spesso ricevute in eredità da un lavoratore pensionato. L’azienda ha
sempre agevolato tali fatti, posizionando negli
spogliatoi e nei vari reparti delle rastrelliere per biciclette.Anche i tecnici Asl hanno
confermato che dopo il presunto “incidente” l’azienda ha messo in atto delle
modifiche per adeguare la situazione alle norme imposte dall’Asl e ha adeguato il piano di sicurezza alle imposizioni
Asl.”
Il
Cobas Dalmine fin dal giorno
dopo si è mobilitato con un’esposto che denunciava come le ditte appaltatrici
devono adeguarsi ai ritmi imposti dall’azienda per sostenere le prestazioni della
produzione ed è stato l’unico sindacato di fabbrica che si è costituito parte
civile per far emergere le responsabilità dell’azienda e del suo sistema di
comando per il profitto. Ora l’azienda cercherà in tutti i modi di mettere in
discussione la nostra presenza al processo come parte civile in quanto sa bene
che il nostro sindacato andrà fino in fondo, dato che non ha poltrone o
privilegi da difendere.
Sappiamo benissimo che i
processi, in particolare quelli ai padroni, non avanzano da soli
ma anzi hanno
bisogno della mobilitazione degli operai e della presa di coscienza che questa
battaglia è parte della difesa più generale degli interessi e della sicurezza
dei lavoratori in fabbrica.
er questo sin da ora prepariamo un
presidio degli operai e dei delegati che vogliono sostenere questa battaglia
alla
prossima udienza il 17
gennaio 2007 ore
DOPO 8 MESI A CHE PUNTO È
Da quando è stata presentata
la piattaforma ai lavoratori il Cobas ha detto chiaramente che “non da risposte ai problemi
in fabbrica….in quanto è il frutto di una mediazione
tra le burocrazie sindacali di
fim-uilm da una parte e fiom
dall’altra”.
Una piattaforma che non
mette al centro le rivendicazioni degli operai di vedere riconosciuto adeguati
aumenti salariali sicuri a fronte di enormi profitti
aziendali, ma anzi lega i 2/3 delle richieste salariali ai premi variabili pra-pqp-pagelline, mentre ad esempio il premio feriale
erogato a luglio è fermo da 20 anni.
Sulla precarietà dei giovani
operai si è visto che nei reparti, sulle linee produttive, è aumentato
notevolmente il loro utilizzo fino al 30-40% della forza
lavoro, questo grazie alla “somministrazione” prevista dalla legge biagi che non
è stata contrastata da subito nella sua applicazione, al di là delle belle
parole della Fiom, ma anzi accettata e utilizzata
nelle riorganizzazioni per aumentare i turni (acciaeria, treno medio, sabbio….) peggiorando le condizioni
di lavoro e di sicurezza per tutti.
Sull’unico
punto della piattaforma su cui ci poteva essere una convergenza che è quello di
mettere dei paletti alla precarietà, dobbiamo chiarire che la richiesta del 10% per
ogni area e’ solo uno specchietto per le
allodole dato che per ulteriori esigenze straordinarie si dice che puo’ aumentare con l’accordo della rsu (sic!).
Per non parlare
dell’importante battaglia per l’assunzione obbligatoria a tempo indeterminato
entro 1 anno dei lavoratori precari (ottenuta in altre fabbriche metalmeccaniche) che nella piattaforma viene vincolata invece alla mansione e allo stabilimento di
riferimento, ossia a seconda delle esigenze dell’azienda in quel dato momento
(ad esempio nel reparto di sabbio dopo 12 mesi solo a pochi viene fatto un
contratto dalla dalmine mentre per altri ora devono
stare a casa per 20 giorni e poi faranno altri mesi con l’agenzia ma in un altro
reparto, per non parlare di chi con questo giochetto è da più di 18 mesi
precario o è stato lasciato a casa perché ha subito un’infortunio.
Con queste premesse di
rivendicazioni inadeguate e con la forzatura antidemocratica di fiom-fiom-uilm che si sono inventati un proprio
coordinamento rsu per gestire la trattativa,
escludendo di fatto la presenza dello slai cobas alle trattative
nonostante presente con un delegato nella rsu eletta,
l’attacco di padron Rocca è stato ancora più facile e
infatti fin da subito ha posto le sue condizioni per chiudere il contratto che
ha formalizzato con un comunicato ai lavoratori il 13
ottobre:
- limitare ulteriormente
il diritto di sciopero
- quota obbligatoria
di ore dei corsi fuori orario di
lavoro
- utilizzare un’ulteriore festività lavorabile quando il mercato lo
richiede
E’ evidente che queste
richieste sono inaccettabili per i lavoratori, ma è altrettanto vero che non
riusciremo di certo a respingerle con un sindacato confederale che nei contratti
aziendali precedenti (1998 e 2003) ha aperto la strada all’azienda su tutti i
fronti con le procedure di raffreddamento degli scioperi, con i corsi
obbligatori per la sicurezza fuori orario, con i recuperi produttivi festivi non
pagati quello del 2 giugno per l’acciaieria e quello del 8 dicembre per il treno
medio…
Tant’è che oggi senza il
mandato dei lavoratori il coordinamento rsu di fim-fiom-uilm ha messo in
piedi una commissione anti-sciopero che ha già presentato una proposta
all’azienda: fare lo sciopero alla fine del 1 turno e all’inizio del 2
turno.
Un sindacato impegnato
per non perdere il riconoscimento (potere) che l’azienda gli concede in cambio di essere affidabili fiduciari per
l’interesse comune del profitto dell’impresa, non sarà mai in grado di sfruttare
le circostanze favorevoli attuali, come la sete di produzione siderurgica, per
ottenere con scioperi efficaci dei risultati per i
lavoratori.
Ma anzi è un’agente del
padrone fino in fondo in quanto viene a dirci che c’è il rischio che la
multinazionale Tenaris non investa più sugli
stabilimenti Dalmine, se il sindacato non viene
incontro ai suoi diktat, quando è proprio il contrario: per poter spremerci
ancora per un po’ è proprio necessario limitare ancora un pò lo sciopero, i diritti, il salario, la sicurezza e questo
lo ottiene mettendoci in competizione con altri operai magari direttamente con
quelli della Romania, gli stessi che stanno scioperando contro i peggioramenti
dopo l’acquisizione di padron
Rocca.
Quindi se è giusto scioperare contro l’arroganza aziendale, non è possibile sostenere ancora questo modo di fare sindacato, serve organizzarsi in massa con i Cobas per nuove Rsu nelle mani degli operai.
Chiudono le fabbriche E' COLPA DEI CINESI
??? NO DEI PADRONI
NO A
QUALSIASI GOVERNO DEI PADRONI. BASTA A PRECARIETÀ E
SFRUTTAMENTO
I
padroni con Montezemolo appena dopo le elezioni hanno
esplicitato le loro priorità, il loro programma:
“l’economia e l’impresa dovranno essere con assoluta necessità al centro
dell’agenda del prossimo governo”.
I punti
dettati sono 5 e sono noti: riduzione delle tasse (irap) e della pressione fiscale e contributiva ai padroni,
ricerca e innovazione (delocalizzazioni), concorrenza
e liberalizzazioni (privatizzazione dei servizi), meno
costo dell’energia per le aziende, conferma e completamento della legge
biagi.
Attraverso queste misure secondo i padroni si otterrà:
“la modernizzazione del paese e il miglioramento della
competitività del sistema italia”, il cui costo sarà
fatto pagare alla maggioranza della popolazione attraverso la prossima
finanziaria: si prevede un dpef di 7 miliardi di euro,
oltre ai 2 miliardi del costo della missione militare in irak !
Ma
quello che si prospetta con il prossimo governo è in
particolare la continuazione della guerra infinita dei padroni agli operai: con
licenziamenti, precarietà, infortuni e morti sul lavoro, oltre che carovita,
carosanità, caroscuola,
carobollette…
Nelle
fabbriche siderurgiche, come la dalmine, dove si fanno
utili esorbitanti, “che trasformano l’acciaio in oro” come titolava un giornale
locale, questo è possibile grazie al fatto che si è trasformato in peggio le
condizioni di lavoro in fabbrica con l’applicazione della legge biagi che ha
portato ad avere nei reparti il 30% di operai precari,
costantemente sotto ricatto, con livelli bassi e con orari di 48 ore
settimanali.
Questi
sono i presupposti per ottenere, attraverso l’aumento dei ritmi e un clima da
caserma con sanzioni diffuse, i record produttivi che non sono
dovuti a congiunture favorevoli di mercato ma spremendo il lavoro degli
operai.
Sarà
proprio per questi risultati ai padroni che il responsabile del lavoro dei DS,
Damiano, ha detto: “la legge 30 non andra ne abrogata ne marginalmente ritoccata”, mentre
Un altro
tema attuale sono le delocalizzazioni (brembo, same, donora…) che tradotte in parole semplici significa: chiusura
delle fabbriche dopo averle spremute fino all’osso. Questo concetto si può
vedere in quello che è successo nella valle seriana il
regno del tessile e di padron Radici, contornata da
una miriade di medio-piccole fabbriche che facevano da
indotto e che ora ha nel suo territorio migliaia di
operai senza il posto di lavoro, da ricollocare se va bene nel mercato
del lavoro precario e senza diritti.
Ma la colpa è della concorrenza sleale dei cinesi ?
La
risposta c’è l’ha da il rappresentante degli artigiani
di bergamo: “quando i cinesi eravamo noi: a metà anni
80, l’abilità delle piccole imprese era straordinaria, poi la globalizzazione ha spezzato questo sogno e ci siamo trovati
costretti ad inseguire”.
In effetti ha ragione, erano straordinarie, ma grazie alle
condizioni di supersfruttamente che erano imposte ai
lavoratori dai padroni e padroncini della valle per garantirne i margini di
profitto !!!
E’
proprio per questo stesso motivo che ora è prorio il
grande padron radici che va
ad aprire le fabbriche in cina: perché oggi in quel
paese ci sono le condizioni di sfruttamento ottocentesche della forza lavoro.
La
demagogia populista della lega, partito dei padroncini del nord, non solo
nasconde dietro il falso nemico dei cinesi i reali interessi che rappresenta, ma
è un puntello essenziale per far passare le politiche
antioperaie.
Un
esempio sono le casse integrazioni in deroga che
accettano di fatto i licenziament e poi attraverso, la
gestione delle borse lavoro previste dalla legge biagi, questi stessi padroncini
scelgono come in un super market, tra i vari lavoratori licenziati, la merce che
più gli aggrada, intanto poi basta gettarla quando non
serve.
Per
questo non servono tregue sindacali o nuova concertazione, ma organizzarsi e
contrapporre la guerra di classe per il potere nelle mani degli
operai.
LO SLAI
COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
ADERISCE
ALLO
SCIOPERO GENERALE DEL 17 NOVEMBRE
PER
TUTTI I SETTORI DEL PRECARIATO PUBBLICO E PRIVATO,
per il pubblico impiego (scuola sanità trasporti, enti
locali), mentre per imetalmeccanici la decisione sarà
presa dopo assemblee nelle fabbriche in
cui siamo presenti.
Le
scriventi organizzazioni sindacali CUB, A.L. Cobas, Confederazione
Cobas,
USI-AIT, USI, Unicobas e Slai Cobas, PROCLAMANO lo
Sciopero
Generale di tutte le categorie pubbliche e private per
l'intera
giornata del 17 novembre 2006.
Lo sciopero generale è indetto per
la redistribuzione del reddito la
difesa ed il
rilancio del sistema previdenziale pubblico e dello stato sociale (scuola,
sanità, casa, ecc...), per salari europei, rinnovi contrattuali veri, lavoro
stabile e tutelato e diritto al reddito,contro la guerra, per il taglio drastico
delle spese militari, controla legge finanziaria, lo
scippo del T.F.R., la legge 30 ed il pacchetto Treu.
Dal
reparto atb di sabbio: fim:
“l’azienda ha detto che…”, uilm:”non riusciamo a
smontare i dati aziendali”, fiom:” siamo in una fase
delicata…”
Basta
con questa ipocrisia del sindacato
aziendalista
….che ad esempio in
assemblea dice “non si mola più”, mentre in reparto si continua a
molare, che parla di conferma degli
operai precari, mentre, solo ultimamente, ne sono stati buttati fuori
3.
Un
sindacato che fa da portavoce all’azienda anziché sentire le nostre voci ed
organizzare l’unità degli operai contro i piani aziendali, li divide area per
area.
Così è successo anche
nell’ultima assemblea, quando è nata una proposta, letta dagli operai, che non
è stata neanche considerata, nella quale si denunciava
che già con l’attuale organizzazione del lavoro siamo in difficoltà e che quindi
non era proprio il caso di proporre un aumento di
turni.
Perché non parlare
invece di come ottenere la conferma dei lavoratori precari presenti, dei livelli
adeguati alle mansioni svolte, della sicurezza reale a partire
dalla cabina di molatura che doveva essere messa entro agosto
?
Giuste rivendicazioni,
diritti che ci spettano e che si possono ottenere
proprio
ora che l’azienda vuole
spingere al massimo dei turni in tutti i reparti.
Prendiamo
coscienza che mantenendo le tessere con questi sindacati - megafono del padrone
- lasciamo che loro decidano delle nostre condizioni di vita in fabbrica.
Per salvaguardare gli interessi dei lavoratori tocca a noi organizzarci in
altro modo, se vogliamo che cambi questo teatrino, che non tiene affatto conto
di noi lavoratori e vuole solo salvaguardare i “propri” posti di
delegati/fiduciari aziendali
Per questo serve una
nuova forza in fabbrica, un altro modo di fare sindacato in cui sono i
lavoratori che decidono tutto, un sindacato senza sindacalisti di professione
basato sul protagonismo degli operai che non delegano più a nessuno la difesa
dei propri interessi.
Giovedì
19 ottobre in sede ore 20 invitiamo gli operai ad un incontro per decidere le
prossime iniziative da mettere in campo contro i peggioramenti nel reparto.
Slai COBAS DALMINE
16-10-2006
ANDREW
(ex FOREM) di Capriate - 156 LAVORATORI
...
….DONORA -185
LAVORATORI… NEOLT -50 LAVORATORI… BRULLI -77 LAVORATORI
, TRIUMPH -88 LAVORATORI….FBM HUDSON – 71 LAVORATORI…FIR AREVA – 33
LAVORATORI…. FRANZONI - 135 LAVORATORI….
PER NOI QUESTI NON SONO
SOLO NUMERI MA COMPAGNI SACRIFICATI PER IL PROFITTO DI POCHI SFRUTTATORI
MILIARDARI
FERMIAMO
DEL TERRORISMO
PADRONALE
Siamo stanchi di
rivedere, oramai quasi quotidianamente, la stessa sceneggiata, dove il copione
si ripete sempre uguale: i padroni annunciano i licenziamenti, segue l’insensata
sorpresa dei sindacati confederali, che danno il via alla solita via crucis di
scioperi (che sembrano programmati per pesare sulle tasche dei lavoratori più
che su quelle dei padroni) e degli incontri (senza sbocchi) con le istituzioni
(dal comune alla comunità europea), per concludere poi,
come se fosse ineluttabile, con l’accettazione dei diktat
padronali.
E’ chiaro a chiunque
abbia vissuto sulla propria pelle questa tragica trafila che è un assurdità sperare che chi è d’accordo con i padroni per
rilanciare la competitività e il profitto delle aziende, possa realmente opporsi
ai licenziamenti.
Lo
dimostrano le migliaia di lavoratori della provincia che sono stati buttati fuori dalle fabbriche grazie ad accordi
sindacali che di fatto hanno solo facilitato alle aziende il raggiungimento del
proprio obbiettivo.
Questi sindacati sono parte del problema e non della
soluzione!
Ad ulteriore conferma, nel maggio 2006, è stato rinnovato
l’impegno tra confindustria e sindacati confederali di
Bergamo con un’accordo per gestire le crisi aziendali
attraverso ricollocazioni (precarietà) e percorsi di mediazione tra domanda e
offerta di lavoro con lavoratori sempre più precari e sottopagati (legge
Biagi).
La linea della
concertazione unitaria è perdente ed ha portato cgil
cisl e uil a svendere le
giuste lotte che spontaneamente i lavoratori hanno messo in campo vanificando
così anche iniziative più incisive quali occupazioni, blocchi delle merci,
scioperi articolati, assemblee permanenti ecc.
I soli che possono
difendere i posti di lavoro a rischio sono i lavoratori
stessi che con l’organizzazione dal basso possono vincere ed una volta per tutte
presentare il conto ai padroni, che in questi anni hanno fatto profitti sulla
nostra pelle ed ora pretendono di accollarci anche i costi di un sistema al
collasso.
Solo l’organizzazione
nei COBAS (comitati di base) attraverso forme di lotta decise
in assemblea giorno per giorno ai cancelli può ridare forza ai
lavoratori.
Un sindacato di classe
che nelle loro mani difenda i loro diritti senza
compromessi.
Slai
COBAS per il sindacato di classe
Sede Provinciale
Bergamo Via San Bernardino 24
aperta giovedì ore 20.30
335
5244902
cobasdalmine@infinito.it www.cobasdalmine.altervista.org