informa COBAS
per il sindacato di classe 

 BERGAMO


BASTA MORTI E INFORTUNI PER I RECORD DI PROFITTI DI PADRON ROCCA

 

Casella di testo: All’interno:
* CONTRATTO AZIENDALE DALMINE
* CHIUDONO LE FABBRICHE
COLPA DEI CINESI ?
* DAL REPARTO ATB DI SABBIO
* ANDREW DI CAPRIATE
MENO 156 LAVORATORI
 
Casella di testo: All’interno:
* CONTRATTO AZIENDALE DALMINE
* CHIUDONO LE FABBRICHE
COLPA DEI CINESI ?
* DAL REPARTO ATB DI SABBIO
* ANDREW DI CAPRIATE
MENO 156 LAVORATORI

Il 18 ottobre si è tenuta la seconda udienza del processo contro la Tenaris Dalmine per la morte di Pierpaolo Testa giovane operaio del reparto  Fap avvenuta il 2 ottobre 2004; quando venne investito da un camion mentre a bordo della propria bicicletta stava andando dal reparto agli spogliatoi per recuperare l’elmetto.

“Tutte le testimonianze, dagli operai ai tecnici dell’Asl, hanno confermato tutte le circostanze che evidenziano una responsabilità della Tenaris Dalmine nel non aver organizzato, in modo adeguato e conforme alle normative sulla circolazione stradale, la movimentazione di operai a piedi e in bicicletta all’interno dello stabilimento.

In particolare si è evidenziata l’assenza di piste ciclabili, l’assenza di segnaletica orizzontale e di  qualsiasi regolamentazione.

Così come si è evidenziata la prassi di mantenere aperti alcuni capannoni, di neutralizzare i sistemi visivi di apertura delle porte e di lasciare libera circolazione o meglio selvaggia circolazione ai mezzi in entrata e uscita.

Inoltre i testimoni hanno confermato che vi erano tempi ristretti per recarsi alla mensa o ai  reparti e quindi la prassi di utilizzare biciclette anche senza fari, spesso ricevute in eredità da un lavoratore pensionato. L’azienda ha sempre agevolato tali fatti, posizionando negli spogliatoi e nei vari reparti delle rastrelliere per biciclette.Anche i tecnici Asl hanno confermato che dopo il presunto “incidente” l’azienda ha messo in atto delle modifiche per adeguare la situazione alle norme imposte dall’Asl e ha adeguato il piano di sicurezza alle imposizioni Asl.

Il Cobas Dalmine fin dal giorno dopo si è mobilitato con un’esposto che denunciava come le ditte appaltatrici devono adeguarsi ai ritmi imposti dall’azienda per  sostenere le prestazioni della produzione ed è stato l’unico sindacato di fabbrica che si è costituito parte civile per far emergere le responsabilità dell’azienda e del suo sistema di comando per il profitto. Ora l’azienda cercherà in tutti i modi di mettere in discussione la nostra presenza al processo come parte civile in quanto sa bene che il nostro sindacato andrà fino in fondo, dato che non ha poltrone o privilegi da difendere.

Sappiamo benissimo che i processi, in particolare quelli ai padroni, non avanzano da soli

ma anzi hanno bisogno della mobilitazione degli operai e della presa di coscienza che questa battaglia è parte della difesa più generale degli interessi e della sicurezza dei lavoratori in fabbrica.

 

 

er questo sin da ora prepariamo un presidio degli operai e dei delegati che vogliono sostenere questa battaglia

alla prossima udienza il 17 gennaio 2007 ore 11.30 a Bergamo.

Casella di testo: SABATO 18 NOVEMBRE ORE 21 
SALA CIVICA DI DALMINE (VIALE BETELLI)
 
prima visione del teatro operaio 
“se questo è un operaio”  - viaggio nell’inferno Ilva
 
…realizzato dalla giovane attrice romana Alessandra Magrini che recita sotto il nome "Attricecontro" per testimoniare il carattere militante e di ”servizio” della sua azione teatrale.
Lo spettacolo che unisce il comico al drammatico e vari generi  (video-musica) attraversa la vita di un giovane operaio dal suo ingresso in fabbrica alla sua morte tragica in un omicidio bianco, passando per la decrizione della vita dell'azienda, il comando dei capi, il rapporto con la famiglia, fino a una indicazione: E’ giusto ribellarsi! 
 
Tutta la preparazione dello spettacolo é stata costantemente realizzata con il confronto, raccolta di denunce e testimonianze di operai dell’Ilva, di militanti sindacali dello slai cobas taranto, di genitori dei giovani operai….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOPO 8 MESI A CHE PUNTO È LA TRATTATIVA PER IL CONTRATTO AZIENDALE ?

 

Da quando è stata presentata la piattaforma ai lavoratori il Cobas ha detto chiaramente che “non da risposte ai problemi in fabbrica….in quanto è il frutto di una mediazione tra  le burocrazie sindacali di fim-uilm da una parte e fiom dall’altra”.

 

Una piattaforma che non mette al centro le rivendicazioni degli operai di vedere riconosciuto adeguati aumenti salariali sicuri a fronte di enormi profitti aziendali, ma anzi lega i 2/3 delle richieste salariali ai premi variabili pra-pqp-pagelline, mentre ad esempio il premio feriale erogato a luglio è fermo da 20 anni.

Sulla precarietà dei giovani operai si è visto che nei reparti, sulle linee produttive, è aumentato notevolmente il loro utilizzo  fino al 30-40% della forza lavoro, questo grazie alla “somministrazione” prevista dalla legge biagi che non è stata contrastata da subito nella sua applicazione, al di là delle belle parole della Fiom, ma anzi accettata e utilizzata nelle riorganizzazioni per aumentare i turni (acciaeria, treno medio, sabbio….) peggiorando le condizioni di lavoro e di sicurezza per tutti.

 

Sull’unico punto della piattaforma su cui ci poteva essere una convergenza che è quello di mettere dei paletti alla precarietà, dobbiamo chiarire che la richiesta del 10% per ogni area e’  solo uno specchietto per le allodole dato che per ulteriori esigenze straordinarie si dice che puo’ aumentare con l’accordo della rsu (sic!).

Per non parlare dell’importante battaglia per l’assunzione obbligatoria a tempo indeterminato entro 1 anno dei lavoratori precari (ottenuta in altre fabbriche metalmeccaniche) che nella piattaforma viene vincolata invece alla mansione e allo stabilimento di riferimento, ossia a seconda delle esigenze dell’azienda in quel dato momento (ad esempio nel reparto di sabbio dopo 12 mesi solo a pochi viene fatto un contratto dalla dalmine mentre per altri ora devono stare a casa per 20 giorni e poi faranno altri mesi con l’agenzia ma in un altro reparto, per non parlare di chi con questo giochetto è da più di 18 mesi precario o è stato lasciato a casa perché ha subito un’infortunio.

 

Con queste premesse di rivendicazioni inadeguate e con la forzatura antidemocratica di fiom-fiom-uilm che si sono inventati un proprio coordinamento rsu per gestire la trattativa, escludendo di fatto la presenza dello slai cobas alle trattative nonostante presente con un delegato nella rsu eletta, l’attacco di padron Rocca è stato ancora più facile e infatti fin da subito ha posto le sue condizioni per chiudere il contratto che ha formalizzato con un comunicato ai lavoratori il 13 ottobre:

- limitare ulteriormente il diritto di sciopero

- quota obbligatoria di ore dei corsi fuori orario di lavoro

- utilizzare un’ulteriore festività lavorabile quando il mercato lo richiede

 

E’ evidente che queste richieste sono inaccettabili per i lavoratori, ma è altrettanto vero che non riusciremo di certo a respingerle con un sindacato confederale che nei contratti aziendali precedenti (1998 e 2003) ha aperto la strada all’azienda su tutti i fronti con le procedure di raffreddamento degli scioperi, con i corsi obbligatori per la sicurezza fuori orario, con i recuperi produttivi festivi non pagati quello del 2 giugno per l’acciaieria e quello del 8 dicembre per il treno medio…

 

Tant’è che oggi senza il mandato dei lavoratori il coordinamento rsu di fim-fiom-uilm ha messo in piedi una commissione anti-sciopero che ha già presentato una proposta all’azienda: fare lo sciopero alla fine del 1 turno e all’inizio del 2 turno.

Un sindacato impegnato per non perdere il riconoscimento (potere) che l’azienda gli concede in cambio di essere affidabili fiduciari per l’interesse comune del profitto dell’impresa, non sarà mai in grado di sfruttare le circostanze favorevoli attuali, come la sete di produzione siderurgica, per ottenere con scioperi efficaci dei risultati per i lavoratori.

Ma anzi è un’agente del padrone fino in fondo in quanto viene a dirci che  c’è il rischio che la multinazionale Tenaris non investa più sugli stabilimenti Dalmine, se il sindacato non viene incontro ai suoi diktat, quando è proprio il contrario: per poter spremerci ancora per un po’ è proprio necessario limitare ancora un lo sciopero, i diritti, il salario, la sicurezza e questo lo ottiene mettendoci in competizione con altri operai magari direttamente con quelli della Romania, gli stessi che stanno scioperando contro i peggioramenti dopo l’acquisizione di padron Rocca.

Quindi se è giusto scioperare contro l’arroganza aziendale, non è possibile sostenere ancora questo modo di fare sindacato, serve organizzarsi in massa con i Cobas per nuove Rsu nelle mani degli operai.

 

 

 Chiudono le fabbriche E' COLPA DEI CINESI ???   NO DEI PADRONI

NO A QUALSIASI GOVERNO DEI PADRONI.  BASTA A PRECARIETÀ E SFRUTTAMENTO

 

I padroni con Montezemolo appena dopo le elezioni hanno esplicitato le loro priorità, il loro programma: “l’economia e l’impresa dovranno essere con assoluta necessità al centro dell’agenda del prossimo governo”.

I punti dettati sono 5 e sono noti: riduzione delle tasse (irap) e della pressione fiscale e contributiva ai padroni, ricerca e innovazione (delocalizzazioni), concorrenza e liberalizzazioni (privatizzazione dei servizi), meno costo dell’energia per le aziende, conferma e completamento della legge biagi.

 

Attraverso queste misure secondo i padroni si otterrà: “la modernizzazione del paese e il miglioramento della competitività del sistema italia”, il cui costo sarà fatto pagare alla maggioranza della popolazione attraverso la prossima finanziaria: si prevede un dpef di 7 miliardi di euro, oltre ai 2 miliardi del costo della missione militare in irak !

Ma quello che si prospetta con il prossimo governo è in particolare la continuazione della guerra infinita dei padroni agli operai: con licenziamenti, precarietà, infortuni e morti sul lavoro, oltre che carovita, carosanità, caroscuola, carobollette…

 

Nelle fabbriche siderurgiche, come la dalmine, dove si fanno utili esorbitanti, “che trasformano l’acciaio in oro” come titolava un giornale locale, questo è possibile grazie al fatto che si è trasformato in peggio le condizioni di lavoro in fabbrica con l’applicazione della legge biagi che ha portato ad avere nei reparti il 30% di operai precari, costantemente sotto ricatto, con livelli bassi e con orari di 48 ore settimanali.

Questi sono i presupposti per ottenere, attraverso l’aumento dei ritmi e un clima da caserma con sanzioni diffuse,  i record produttivi che non sono dovuti a congiunture favorevoli di mercato ma spremendo il lavoro degli operai.

 

Sarà proprio per questi risultati ai padroni che il responsabile del lavoro dei DS, Damiano, ha detto: “la legge 30 non andra ne abrogata ne marginalmente ritoccata”, mentre la UIL con Angeletti ha ribadito: “la legge biagi non va cancellata, ma solo modificata in alcuni aspetti…..”

 

Un altro tema attuale sono le delocalizzazioni (brembo, same, donora…) che tradotte in parole semplici significa: chiusura delle fabbriche dopo averle spremute fino all’osso. Questo concetto si può vedere in quello che è successo nella valle seriana il regno del tessile e di padron Radici, contornata da una miriade di medio-piccole fabbriche che facevano da indotto e che ora ha nel suo territorio migliaia di operai senza il posto di lavoro, da ricollocare se va bene nel mercato del lavoro precario e senza diritti.

 

Ma la colpa è della concorrenza sleale dei cinesi ?

La risposta c’è l’ha da il rappresentante degli artigiani di bergamo: “quando i cinesi eravamo noi: a metà anni 80, l’abilità delle piccole imprese era straordinaria, poi la globalizzazione ha spezzato questo sogno e ci siamo trovati costretti ad inseguire”.

In effetti ha ragione, erano straordinarie, ma grazie alle condizioni di supersfruttamente che erano imposte ai lavoratori dai padroni e padroncini della valle per garantirne i margini di profitto !!!

 

E’ proprio per questo stesso motivo che ora è prorio il grande padron radici che va ad aprire le fabbriche in cina: perché oggi in quel paese ci sono le condizioni di sfruttamento ottocentesche della forza lavoro.

La demagogia populista della lega, partito dei padroncini del nord, non solo nasconde dietro il falso nemico dei cinesi i reali interessi che rappresenta, ma è un puntello essenziale per far passare le politiche antioperaie.

 

Un esempio sono le casse integrazioni in deroga che accettano di fatto i licenziament e poi attraverso, la gestione delle borse lavoro previste dalla legge biagi, questi stessi padroncini scelgono come in un super market, tra i vari lavoratori licenziati, la merce che più gli aggrada, intanto poi basta gettarla quando non serve.

 

Per questo non servono tregue sindacali o nuova concertazione, ma organizzarsi e contrapporre la guerra di classe per il potere nelle mani degli operai.

 

 

LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

ADERISCE ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 17 NOVEMBRE

PER TUTTI I SETTORI DEL PRECARIATO PUBBLICO E PRIVATO,

per il pubblico impiego (scuola sanità trasporti, enti locali), mentre per imetalmeccanici la decisione sarà presa dopo assemblee nelle fabbriche in
cui siamo presenti.

Le scriventi organizzazioni sindacali CUB, A.L. Cobas, Confederazione
Cobas, USI-AIT, USI, Unicobas e Slai Cobas, PROCLAMANO lo Sciopero
Generale di tutte le categorie pubbliche e private per l'intera
giornata del 17 novembre 2006.
Lo sciopero generale è indetto per la redistribuzione del reddito la
difesa ed il rilancio del sistema previdenziale pubblico e dello stato sociale (scuola, sanità, casa, ecc...), per salari europei, rinnovi contrattuali veri, lavoro stabile e tutelato e diritto al reddito,contro la guerra, per il taglio drastico delle spese militari, controla legge finanziaria, lo scippo del T.F.R., la legge 30 ed il pacchetto Treu.


 

 

Dal reparto atb di sabbio:  fim: “l’azienda ha detto che…”, uilm:”non riusciamo a smontare i dati aziendali”, fiom:” siamo in una fase delicata…”

Basta con questa ipocrisia del sindacato aziendalista

….che ad esempio in  assemblea dice “non si mola più”, mentre in reparto si continua a molare,  che parla di conferma degli operai precari, mentre, solo ultimamente, ne sono stati buttati fuori 3.

Un sindacato che fa da portavoce all’azienda anziché sentire le nostre voci ed organizzare l’unità degli operai contro i piani aziendali, li divide area per area.

Così è successo anche nell’ultima assemblea, quando è nata una proposta, letta dagli operai, che non è stata neanche considerata, nella quale si denunciava che già con l’attuale organizzazione del lavoro siamo in difficoltà e che quindi non era proprio il caso di proporre un aumento di turni.

Perché non parlare invece di come ottenere la conferma dei lavoratori precari presenti, dei livelli adeguati alle mansioni svolte,  della sicurezza reale a partire dalla cabina di molatura che doveva essere messa entro agosto ?

Giuste rivendicazioni, diritti che ci spettano e che si possono ottenere

proprio ora che l’azienda vuole spingere al massimo dei turni in tutti i reparti.

Prendiamo coscienza che mantenendo le tessere con questi sindacati - megafono del padrone - lasciamo che loro decidano delle nostre condizioni di vita in fabbrica.

Per salvaguardare gli interessi dei lavoratori tocca a noi organizzarci in altro modo, se vogliamo che cambi questo teatrino, che non tiene affatto conto di noi lavoratori e vuole solo salvaguardare i “propri” posti di delegati/fiduciari aziendali

Per questo serve una nuova forza in fabbrica, un altro modo di fare sindacato in cui sono i lavoratori che decidono tutto, un sindacato senza sindacalisti di professione basato sul protagonismo degli operai che non delegano più a nessuno la difesa dei propri interessi.

Giovedì 19 ottobre in sede ore 20 invitiamo gli operai ad un incontro per decidere le prossime iniziative da mettere in campo contro i peggioramenti nel reparto.

Ringraziamo l'amico Bertinotti
per le due pizze in più all'anno in busta paga

 

  Slai COBAS DALMINE    16-10-2006

 

ANDREW (ex FOREM) di Capriate   - 156 LAVORATORI ...

 

….DONORA -185 LAVORATORI… NEOLT -50 LAVORATORI… BRULLI -77 LAVORATORI , TRIUMPH -88 LAVORATORI….FBM HUDSON – 71 LAVORATORI…FIR AREVA – 33 LAVORATORI…. FRANZONI - 135 LAVORATORI….

PER NOI QUESTI NON SONO SOLO NUMERI MA COMPAGNI SACRIFICATI PER IL PROFITTO DI POCHI SFRUTTATORI MILIARDARI

 

FERMIAMO LA LISTA NERA

DEL TERRORISMO PADRONALE

 

Siamo stanchi di rivedere, oramai quasi quotidianamente, la stessa sceneggiata, dove il copione si ripete sempre uguale: i padroni annunciano i licenziamenti, segue l’insensata sorpresa dei sindacati confederali, che danno il via alla solita via crucis di scioperi (che sembrano programmati per pesare sulle tasche dei lavoratori più che su quelle dei padroni) e degli incontri (senza sbocchi) con le istituzioni (dal comune alla comunità europea), per concludere poi, come se fosse ineluttabile, con l’accettazione dei diktat padronali.

 

E’ chiaro a chiunque abbia vissuto sulla propria pelle questa tragica trafila che è un assurdità sperare che chi è d’accordo con i padroni per rilanciare la competitività e il profitto delle aziende, possa realmente opporsi ai licenziamenti.

Lo dimostrano le migliaia di lavoratori della provincia che sono stati buttati fuori dalle fabbriche grazie ad accordi sindacali che di fatto hanno solo facilitato alle aziende il raggiungimento del proprio obbiettivo.

 

Questi sindacati sono parte del problema e non della soluzione!

 

Ad ulteriore conferma, nel maggio 2006, è stato rinnovato l’impegno tra confindustria e sindacati confederali di Bergamo con un’accordo per gestire le crisi aziendali attraverso ricollocazioni (precarietà) e percorsi di mediazione tra domanda e offerta di lavoro con lavoratori sempre più precari e sottopagati (legge Biagi).

La linea della concertazione unitaria è perdente ed ha portato cgil cisl e uil a svendere le giuste lotte che spontaneamente i lavoratori hanno messo in campo vanificando così anche iniziative più incisive quali occupazioni, blocchi delle merci, scioperi articolati, assemblee permanenti ecc.

 

I soli che possono difendere i posti di lavoro a rischio sono i lavoratori stessi che con l’organizzazione dal basso possono vincere ed una volta per tutte presentare il conto ai padroni, che in questi anni hanno fatto profitti sulla nostra pelle ed ora pretendono di accollarci anche i costi di un sistema al collasso.

Solo l’organizzazione nei COBAS (comitati di base) attraverso forme di lotta decise in assemblea giorno per giorno ai cancelli può ridare forza ai lavoratori.

Un sindacato di classe che nelle loro mani difenda i loro diritti senza compromessi.

 

Slai COBAS per il sindacato di classe

 

Sede Provinciale Bergamo Via San Bernardino 24

aperta giovedì ore 20.30    335 5244902

 

cobasdalmine@infinito.it     www.cobasdalmine.altervista.org