REVISIONISMI “CINESI”
(Ossia la visione
distorta della storia della costruzione del Socialismo in Russia in un articolo
di E. Masi)
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A pagina 2 dell'edizione del 25 maggio de il manifesto,
all'interno della rubrica "l'opinione", è ospitato uno scritto di
Edoarda Masi intitolato "Rivoluzione culturale, un'utopia attuale",
dedicato al 40° anniversario dell'inizio della Grande Rivoluzione Culturale
Proletaria - che la nota sinologa fa coincidere con il primo ta tze bao (*) scritto
dalla giovane Nie Yuanzi il 25 maggio 1966. L'autrice scrive che non è
possibile "esporre nelle linee essenziali le vicende di quel movimento, i
suoi contenuti, i motivi della sua eccezionale importanza nella storia
mondiale, le ragioni della sua sconfitta e, ad un tempo, della sua attualità
(perché) il pubblico al quale ci si rivolge ha subito trent'anni di lavaggio
del cervello a proposito della conoscenza e dell'interpretazione degli ultimi
due secoli". Alla luce di quanto scrive poco più avanti, però, emerge che
anche la Masi è stata contagiata dal morbo del revisionismo; infatti, un
passaggio successivo recita: "Si era arrivati, da parte dei rivoluzionari
cinesi, a riconoscere il dominio effettivo del capitale anche nell'Unione
Sovietica staliniana e brezneviana". Per amore della verità storica,
occorre puntualizzare che Mao considerava Stalin come uno statista che, nel suo
agire politico, aveva fatto il 70% di cose giuste ed il 30% di errori (*2); da
questo discendeva il suo disprezzo per la reazione operata dalla cricca
kruscioviana, ed in seguito brezneviana, che aveva riportato l'Unione Sovietica
nelle braccia del capitalismo.
Stefano Ghio
(*) Ta tze bao :
giornale/manifesto murale scritto a mano
(*2) per approfondimento
vedi a link: Mao Tse-tung -
Opere - Sui
dieci grandi rapporti (25 Aprile 1956)
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