A proposito della assemblea patavina del 7 aprile 2009 e degli articoli che la hanno pubblicizzata sulla stampa borghese

Mentre si avvicina (17 maggio 2010) il trentennale dell’inizio (17 maggio 1980) del principale movimento di liberazione proletaria nel mondo in questa fase epocale che ha avuto inizio con la guerra Nato in Iraq del 1991, ossia della Guerra Popolare del Perù diretta magistralmente dal Partito Comunista del Perù impugnando il marxismo-leninismo-maoismo pensiero gonzalo, dal nome del suo Presidente e ri-fondatore del Partito di J.C.Mariategui, Presidente Gonzalo, da 17 anni sepolto nelle galere sotterranee del regime fantoccio al servizio degli yankee, è giunto in Italia un nuovo trentennale, quello della nefasta data del 7 aprile, che tutto è stato meno che un sigillo di identità per gli autentici militanti comunisti che furono sì anch’essi colpiti in quella data del 1979, ma che non si allinearono né prima né dopo né alle teorizzazioni anticomuniste di alcuni, né alle successive dissociazioni della gran parte di un’area politica, detta prima giustamente dell’Autonomia operaia, e poi, dopo alcuni anni alquanto impropriamente, dell’antagonismo.

Non siamo cattivi o perfidi, come sono invece coloro che sulla “salvezza” dalla repressione e dal carcere hanno fondato una teorizzazione storicizzata e del tutto parziale e di comodo, del conflitto di classe e del divenire storico della Classe Operaia.

La Classe Operaia, in continuo mutamento tanto quanto il Comunismo come movimento reale (e non come holding e succursali), esiste da circa due secoli, e suo Manifesto fondante è il Manifesto di Marx ed Engels, non certo quello della Rossanda o le similcazzate di certi siti noglobal a parole e allglobal nei fatti.

La mondializzazione del capitalismo NON è un successo del capitalismo ma la dimostrazione della bontà della analisi scientifica marxista e della completa ideologia marxista-leninista-maoista che si basa innanzitutto sulla critica di questo modo di produzione, oggi appunto mondializzato.

Abbiamo ripetutamente precisato che chi fa proprio il termine “globalizzazione” e “liberismo” è chi non ha capito mai un cazzo della crisi del capitalismo e della dinamica rivoluzionaria, nonché della perdurante centralità operaia.

Ma qui si è andati oltre: si è trasformato il problema della “globalizzazione” in quello del “non siamo noi ad aver perso”, bensì il “PCI”.

A dire il vero la sconfitta definitiva del secondo revisionismo (per capirci quello di Togliatti e Kruscev dopo il primo di Bernstein e Kautsky con i suoi seguiti trotskisti e ultrasinistri), è datata al 1989, con il fallimento del modello socialimperialista nel campo interno e nella dinamica concorrenziale con il blocco imperialista occidentale.

Il problema di noi operai e proletari è sempre stato e sempre è un altro: quello di andare in avanti, e soprattutto di NON essere parte del sistema di oppressione, in Italia ed oggi, specie di oppressione degli immigrati del Sud del mondo.

Cosa che forse qualcuno dei presenti il 7 aprile a Padova, si è dimenticato (se mai ne è stato messo al corrente).

Non ci dispiace di aver verificato che i componenti di questa area di oggi, oltre che impegnarsi in mille attività, ed avere molteplici coinvolgimenti istituzionali, anche nel partito anticomunista dei "Verdi", si guardano bene dall'aver raccolto la nostra proposta di lottare insieme contro le torture tecnologiche. Per loro il problema è ancor oggi quello di parlar male dei revisionisti di ieri, magari per farci le assemblee insieme oggigiorno, che non sono più revisionisti, ma semplicemente una fazione della borghesia.

Paolo Dorigo

militante comunista maoista sin dal 1973;

dalla fine del 1976 alla fine del 1982, militante dell'Autonomia Operaia e dei Collettivi Politici del Veneto per il potere operaio, non presente a questo "trentennale"