Sat, 14 Jan 2006 00:21:58 +0100 |
[News-anarcotico] Roma 28/01/06 Proposta di incontro su
autogestione e difesa degli spazi occupati |
AUTOGESTIONE E DIFESA DEGLI SPAZI OCCUPATIMolteplici sono le ostinate anomalie che, nonostante quel che ci
propina la
propaganda di regime, affermano la propria essenza esprimendo
resistenza
attiva in questo occidente alla deriva, immerso in un progresso che
dichiara
l'inesorabilità della propria avanzata verso la distruzione,
travolgendo le
nostre vite e triturando tutto ciò che è di ostacolo all'imposizione
del
pensiero unico democratico e capitalista.
Le occupazioni e specificatamente quelle di tendenza
anarchica/antiautoritaria sono state da sempre sinonimo di rottura con
lo
stato "democratico", basando la propria esistenza sull'autogestione e
la
sperimentazione quotidiana di rapporti umani e politici attraverso il
confronto orizzontale, senza capi né ruoli. La linfa vitale di questo
tipo
di esperienze risiede da sempre nel vissuto reale, connesso ad
interessi
sviluppati nell'autenticità delle relazioni, non orientati a tornaconti
di
tipo economico né all'ipocrisia dei giochi di potere, del politicantato
di
genere assistenzialista e garantista.
Diversi anni or sono lo spartiacque della scelta pro/contro la
legalizzazione delle occupazioni, fino ad allora un magma non
chiaramente
discernibile, soprattutto se osservato dall'esterno, ha ben evidenziato
la
sostanziale alterità di percorso tra i cosiddetti C.S.O.A. e tutte le
diverse sperimentazioni di orientamento
anarchico-libertario-antistituzionale che, superando la definizione
stessa
di "centro sociale", ne hanno scelte altre, inoltrandosi per i sentieri
più
svariati.
Tra la metà degli anni '80 e l'inizio dei '90 tutta una serie di
passaggi
consequenziali ha portato ad una crescente differenziazione e al
parallelo
sviluppo di due mondi vicini ma allo stesso tempo incompatibili, come
incompatibili sono le scelte di chi persevera nel rifiuto della delega
e
della rappresentanza/rappresentatività istituzionale con quelle di chi,
abbandonata l'originaria attitudine astensionista, dall'esplicita
indicazione di voto passa direttamente e con estrema disinvoltura alla
candidatura personale. Non ci interessa in questo momento fare l'intero
elenco delle distinte modalità e dei distinti contenuti impliciti nei
modi
di vivere e concepire le occupazioni, ci preme invece analizzare la
situazione che, specialmente negli ultimi mesi, si è venuta a delineare
nella politica delle istituzioni locali, in special modo di quelle a
guida
di centro sinistra. Si può ben vedere come tra le varie emergenze
quotidianamente strombazzate dai servi dell'informazione (una settimana
di
sole diventa siccità, una giornata di pioggia diventa alluvione) un
posto di
riguardo sia assegnato alla "battaglia per la legalità", un argomento
capace
di mettere d'accordo la destra e la sinistra. E in una fase in cui i
vari
schieramenti politici si spostano verso il centro per il recupero del
settore sociale più moderato, che sulla paranoica illusione di
sicurezza
aspira a stabilizzare la propria esistenza, è necessario attaccare
quelle
istanze che ancora scelgono di porsi fuori da qualsiasi confronto
istituzionale. Questa retorica della legalità, propagandata come
finalità
etica, non è altro che uno strumento politico, un vincolo fittizio
astutamente dribblato ogniqualvolta rappresenti un ostacolo agli
interessi
dominanti: il carattere del tutto relativo dell'etica legalitaria è
stato
nuovamente messo a nudo proprio in questi giorni dallo scandalo
bancario che
ha colpito rampanti banchieri e faccendieri legati sia alla destra che
alle
coop rosse (di vergogna.).
Legalità e ordine, dunque.
E allora via alla tolleranza zero contro l'immigrazione clandestina, la
"micro-criminalità", il lavoro nero, gli ultrà negli stadi, i suonatori
rom
nelle metropolitane, contro chi protesta per fermare la costruzione di
eco-mostri che deturperanno e avveleneranno irrimediabilmente intere
aree
del "bel paese italico".
In questi mesi abbiamo dovuto subire una serie di sgomberi che non
hanno
colpito soltanto spazi anarchici ma anche realtà come quelle dei
migranti,
ai quali leggi volute sia da destra che da sinistra impongono una
situazione
di illegalità obbligata. Non possiamo che ricordare gli sgomberi del
MAF a
Firenze, del Fenix, dell'Osservatorio, dell'Alcova e della Rrosalia a
Torino, delle baraccopoli dei rumeni a Bologna, delle occupazioni dei
migranti in varie città del Nord Italia e di molti altri che si
consumano
quotidianamente nell'oblio generale. E il futuro non si prospetta più
roseo.
Anche qui a Roma il "sindaco più amato d'Italia", il diessino "Water"
Veltroni, ha dichiarato di voler sposare la linea del recupero del
patrimonio pubblico (soldi.) lasciato al "degrado" (eccoci.) per un
ritorno
alla legalità (di nuovo la parola profetica.). Il piatto che ci
vorrebbero
servire è infine condito dalla presenza dei fascisti che, da tempo
rintanati
all'angolino, ora risbucano fuori assaltando posti occupati e luoghi di
ritrovo "di sinistra", mentre allo stesso tempo, cavalcando le
tematiche
sociali in maniera demagogico-reazionaria, occupano case (concesse da
illustri protettori politici), gestiscono radio e insozzano la città
con la
loro mefitica propaganda (con i soldi dei loro finanziatori più o meno
occulti), inserendosi in tutto e per tutto nei percorsi tradizionali
dell'antagonismo istituzionalizzato.
Di contro la pratica antifascista appare il più delle volte
evanescente, con
un arretramento dei "compagni" anche nei quartieri storicamente
"rossi".
In una tale situazione pensiamo sia necessario riaprire un confronto da
troppo tempo sospeso e tessere una tela tra le situazioni
anarchiche-libertarie-antiautoritarie e antiistituzionali, occupate e
non,
destinate a subire con frequenza crescente l'attacco repressivo
dell'autorità, che porta avanti a tappe forzate il proprio piano di
sradicamento e normalizzazione. Per valutare la possibilità di
un'azione
comune per la difesa degli spazi stessi e per rilanciare momenti e/o
campagne di lotta sugli argomenti propri della nostra quotidianità
individuale e collettiva, credendo ancora nella capacità delle realtà
autogestite di inserirsi all'interno delle contraddizioni del dominio,
portandole alla luce e contribuendo a farle esplodere.
Perché dietro e dentro questi spazi c'è la vita pulsante di individui
determinati nella volontà di non ridurre la propria esistenza a misero
ruolo
in uno spettacolo di mera rappresentazione della realtà.
Prima, ora e ancora contro ogni autoritarismo, per l'autogestione e
l'azione
diretta.
Quindi invitiamo a partecipare all'assemblea che si terrà su questi
temi a
Torre Maura Occupata Via delle Averle 10 Roma Sabato 28 gennaio 2006
alle
ore 16.00 durante la tre giorni per i 14 anni di occupazione.