noi siamo solidali con la resistenza
afgana
articolo sul numero di luglio del giornale
proletari comunisti
Abbiamo giudicato sin dal primo momento l'elezione di Obama come il
tentativo dell'imperialismo USA, a fronte della crisi, di trovare un'altra
faccia per perseguire i propri interessi. Abbiamo detto sin dal primo
momento che quella di Obama non era una linea e una politica alternativa a
quella di Bush sul problema della guerra, ma era volta solo a perseguire
gli
stessi obiettivi con altri mezzi e soprattutto con un'immagine differente.
Il ritiro dall'Iraq è una vera e propria farsa, un'operazione di
marketing;
130mila soldati americani restano in Iraq pronti e sono del tutto attive
le
procedure per interventi più massicci, per nuovi massicci bombardamenti
ove
il regime iracheno fantoccio fosse minimamente a rischio e ove la corsa
per
la rapina del petrolio da parte delle multinazionali fosse messa in
pericolo.
L'operazione avviata in Afghanistan con quasi il raddoppio delle truppe è
la
più imponente dai tempi del Vietnam ed è un'operazione genocida e
massacratrice nei confronti delle masse afghane e delle loro
rappresentanze.
Vuol essere un'occupazione a tenaglia di metà del territorio afghano che
sfugge al controllo da entrambi i lati con la collaborazione dell'esercito
pachistano il cui governo è divenuto ancora più filo imperialista ed
efficiente nel servire gli interessi Usa, del regime corrotto di Musharaf.
Le truppe imperialiste USA e delle altre potenze occidentali sotto
l'ombrello Nato si erano già rese responsabili di massacri durante questa
sporca guerra di aggressione, ma quello a cui ora puntano è la "madre di
tutti i massacri".
La presidenza Obama ha attivato subito questa nuova fase ancora più
cruenta
della guerra in Afghanistan per sfruttare la luna di miele post elettorale
all'interno e l'apertura di credito nell'intera area del Medio Oriente e
nello scacchiere caldo dell'Afghanistan.
La strada del Vietnam è una strada lastricata d'inferno. Le direzioni
attuali della resistenza del popolo afghano non sono certo i comunisti
vietnamiti, e questo è un fattore di debolezza del popolo afghano; ed è
solo
questo fattore di debolezza che può permettere attualmente un esito
diverso
dal Vietnam dell'offensiva americana.
Ma il problema principale attuale non è ancora questo, è quello di
smascherare il nuovo presidente che guida la politica imperiale americana.
Negli Usa, come sempre, saranno le perdite americane e i colpi inflitti
alle
truppe di occupazione - i combinati con gli effetti della devastante crisi
economica - a minare in tempi non lunghi il consenso di cui la nuova
presidenza Obama gode e a far cadere quelle illusioni superficiali che
caratterizzano parti rilevanti di quello che era il movimento di
opposizione
a Bush.
Anche nel movimento antimperialista e progressista mondiale
che
bisogna far chiarezza. Dall'America latina all'Asia, al Medio Oriente,
troppe forze, troppe componenti del movimento antimperialista e di
lliberazione nazionale seminano e condividono l'illusione "Obama" e prendono
"lucciole per lanterne".
L'offensiva in Afghanistan giunge "tempestiva" per togliere questa
maschera.
Il governo di Berlusconi ha risposto all'appello dell'imperialismo Usa di
aumentare truppe e impegno nella guerra in Afghanistan. Il naturale
servilismo fascista e straccione dei governanti dell'imperialismo italiano
trova oggi nella coppia Berlusconi/La Russa degli interpreti tragici e
farseschi che per accreditarsi verso il 'nuovo imperatore' si mettono
ulteriormente al servizio di questa guerra di aggressione.
Nuove truppe, nuove armi, nuove consegne ai soldati portano gli sciagurati
soldati italiani a farsi truppa di complemento della nuova fase della
guerra.
Questo avviene con il silenzio-assenso dell'opposizione parlamentare, nel
totale silenzio su quello che è un salto di qualità della
missione
italiana - illegale e illegittima rispetto all'Art. 11 della Costituzione
sin dal suo nascere - che ora diventa partecipazione legalizzata
mai decisa
in queste forme neanche da quel simulacro di democrazia che è il
parlamento.
Ma l'imperialismo italiano, i suoi generali e anche i suoi soldati, ormai
in
netta prevalenza mercenari, hanno una lunga tradizione di specialisti in
sconfitte a fronte dei popoli oppressi in armi.
"Chi semina vento raccoglie tempesta", Nassyria insegna.
Serve riattivare anche in questo campo un reale movimento di
opposizione.
La sua parte più estesa, compreso il grande movimento 'No Dal Molin', appare
confusa e appiattita in movimento antimilitarista o anti Basi, e parte di
esso non esita a pensare e ad operare affinchè Obama cambi qualcosa nella
politica delle Basi e nella Base Dal Molin. Pensiamo si tratti di speranze
vane, e riteniamo che oggi il movimento contro la guerra, debba guardare
più
in là di Vicenza.
Via le truppe imperialiste italiane, serve e alleate Usa,
dall'Afghanistan !
Via il governo della guerra, neocoloniale e moderno fascista !
proletari comunisti
circolo taranto