SOLIDARIETA’ AI CARC

Ci risiamo: per l’ottava volta la magistratura italiana istruisce un’inchiesta contro i Comitati d’Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (Carc), questa volta con l’accusa di “minacce aggravate” al pm bolognese Paolo Giovagnoli - titolare di una precedente indagine nei confronti dello stesso gruppo approdata al nulla come tutte le precedenti.

Sotto accusa di un pm di Ancona, questa volta è finito - è Sara Menafra a darne notizia a pagina 7 del “manifesto” del 29 aprile - un documento redatto nell’estate del 2006, intitolato “No alla persecuzione dei comunisti”, firmato tra gli altri dal segretario del PdCI Oliviero Diliberto, dal premio Nobel Dario Fo e dall’astrofisica Margherita Hack, tutte persone delle quali difficilmente si può dubitare dell’onestà intellettuale e della dirittura morale.  La giornalista del ‘quotidiano comunista’ riferisce che <i Carc sono accusati di “operare in clandestinità” coltivando rapporti di collaborazione con bombaroli sardi e con Br non meglio specificati> e dodici esponenti di questo gruppo <sono accusati di ‘associazione sovversiva’>; tra questi <c’è Giuseppe Maj, il leader che alcuni anni fa è stato tra i fondatori del nuovo PCI, con la ‘n’ tra paretesi: il gruppo si propone di rifondare in clandestinità un novello partito comunista>.

Tanta è la confusione sotto il sole.

Innanzitutto i Carc operano tutt’altro che in clandestinità, tanto è vero che ultimamente si sono presentati alle elezioni - seppure esclusivamente per raccogliere le forze genuinamente comuniste attorno al loro progetto - ed hanno sedi in varie parti d’Italia.  Inoltre editano un mensile, “Resistenza”, regolarmente registrato da un tribunale.

Per ultimo va segnalato come essi riconoscano nel (n)PCI il vero partito comunista, ma si tratta di due entità politiche distinte, nonostante la presenza nel (n)PCI di elementi provenienti dalle fila dei Carc.  Sulla base di quanto esposto è chiaro che si tratta dell’ennesima montatura giudiziaria nei confronti di un gruppo di comunisti, e per questo a loro va la nostra doverosa solidarietà.

Stefano Ghio

Torino, 29 aprile 2007

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