Compagni,
Quello che alleghiamo è il testo su cui, insieme ai compagni
dell'ASP,
stiamo rilanciando la campagna di solidarietà con Paolo Dorigo,
che ne
allarghi il più possibile il raggio della denuncia e faccia della
richiesta
della sua liberazione argomento esplicito di mobilitazione.
Abbiamo pensato a un percorso verso una prima mobilitazione di valore
nazionale da tenere a Roma il 28 febbraio, con un presidio al palazzo
di giustizia e una iniziativa presso la stampa estera, preceduta da
due iniziative, a Milano e Napoli.
L'appuntamento a Milano è per lunedì 16 febbraio
alle 17 presso la Villa Pallavicini, in Via Meucci, 3 (fermata MM2 Crescenzago)
e vedrà la partecipazione di Giovanni Russo Spena.
LIBERTÀ PER PAOLO DORIGO
La resistenza dei rivoluzionari prigionieri nelle carceri imperialiste
è un bene prezioso per tutto il proletariato e le masse popolari
che lottano contro la borghesia, che continua ad imbastire politiche
di erosione e di attacco delle conquiste economiche e sociali.
Paolo Dorigo è un prigioniero che da oltre 9 anni è in
carcere con una condanna inflittagli a 13 anni e 6 mesi dal tribunale
borghese per “associazione sovversiva” e “banda armata”
per un attentato alla base USA di Aviano del 2-9-93.
Il suo caso è esemplare delle persecuzioni e i crimini perpetrati
dentro le carceri contro i prigionieri politici che non rinunciano alla
loro identità né si piegano senza lottare alle pratiche
di annientamento della personalità e coscienza che subiscono.
La borghesia fa di tutto affinché questi compagni rinuncino alla
loro identità di comunisti e rivoluzionari. Su Paolo si sono
accaniti in questi anni, con varie tecniche di destabilizzazione psicofisica,
affinché diventasse compatibile all’ordinamento politico
e sociale del capitalismo e del suo sistema carcerario. Sin dall’inizio
è stato sottoposto a continue persecuzioni corporali, violenze,
isolamento, dispersione, allontanamento dagli altri rivoluzionari prigionieri,
desolidarizzazione, negazione di strumenti per lo sviluppo delle attività
intellettuali, negazione a un’assistenza sanitaria adeguata, controllo
e ostacolo della posta, ecc.
Paolo Dorigo ha lottato tenacemente, nonostante le durissime condizioni
di detenzione impostegli, per rivendicare il diritto a condizioni carcerarie
rispettose anche dei più elementari diritti umani, ottenendo
anche risultati concreti, sia in termini di miglioramenti parziali e
temporanei per lui e gli altri detenuti, sia vincendo processi per reati
commessi contro di lui.
Né ha mai fatto mancare il suo sostegno militante, con documenti,
dichiarazioni, lavoro di traduzione, alle lotte di altri prigionieri
rivoluzionari nel mondo e alle lotte di liberazione, in particolare
la guerra popolare in Perù.
Non si tratta di un caso limite o isolato, abbondano le denunce documentate
di associazioni come Amnesty International, che indicano le carceri
italiane come luoghi in cui tortura, negazione al diritto alla difesa,
soprusi quotidiani, sono ampiamente diffusi contro buona parte della
popolazione carceraria, non solo “politica”. Un caso esemplare
della politica di repressione che la borghesia e il governo Berlusconi
stanno portando avanti per l’annientamento dei rivoluzionari prigionieri
e come deterrente verso le avanguardie del movimento comunista e le
lotte delle masse popolari, insieme alle leggi varate negli ultimi anni,
anche dai governi di centro sinistra, (art. 41 bis, secretazione delle
inchieste, allungamento della carcerazione preventiva, ecc.) e alle
continue inchieste, arresti e migliaia di compagni denunciati. In questo
quadro generale assume un ruolo molto importante la solidarietà
verso la resistenza dei rivoluzionari prigionieri e lo sviluppo della
solidarietà tra i lavoratori e le masse popolari nei loro confronti.Già
alla sentenza contro Paolo Dorigo, divenuta definitiva nel 1996, emerge
l’illegalità di questa pena. Primo per la sproporzione
in relazione agli effetti pratici del reato, che non provocò
né morti né feriti. Secondo, perché ben due successive
pronunce, la prima del 9 settembre ’98 della Commissione Europea
per i Diritti dell’Uomo, la seconda del 15 aprile 1999 del Comitato
dei Ministri del Consiglio d’Europa hanno dichiarato il processo
Dorigo una palese violazione dell’articolo 6 della Convenzione
Europea dei diritti dell’uomo. Una successiva risoluzione dello
stesso comitato del Consiglio d’Europa, la n.30 del 2002, dava
al governo italiano una scadenza entro la quale avrebbe dovuto approvare
una normativa che sanasse l’illegalità, ottobre 2002, rimanendo
chiaro che in assenza di questa Paolo Dorigo dovrebbe essere scarcerato.
Queste pronunce sono state completamente ignorate dal governo italiano
dal suo parlamento e dai suoi tribunali, ma non da chi gestisce e controlla
le sue carceri. A partire dal 2002, la persecuzione contro il detenuto
Dorigo conosce un brusco giro di vite: viene trasferito due volte (da
Biella a Livorno, a Spoleto) in un mese, durante il quale Dorigo denuncia
ripetutamente pestaggi, violenze e abusi, e inizia ad accusare strani
disturbi uditivi, che lo portano a denunciare che gli abbiano installato
un microchip nell’orecchio.
Per minare la credibilità delle sue denunce le autorità,
carcerarie e non, hanno tentato di farlo passare come un alienato mentale
allucinato, ma nei fatti non hanno mai dato risposte chiare nel merito
dei fatti denunciati, e anzi hanno opposto ogni ostacolo possibile agli
accertamenti di parte richiesti, fino a negare per mesi l’effettuazione
della risonanza magnetica o a pretendere la presenza del personale di
sorveglianza durante perizia psichiatrica.
In questi anni diversi compagni hanno espresso solidarietà e
informato sulla condizione e le lotte di Paolo Dorigo, hanno raccolto
e diffuso una vastissima documentazione dei suoi scritti e denunce.
È’ oggi tempo di fare un salto di qualità nella
solidarietà. Serve una campagna di massa che conquisti attenzione
e consensi, che ottenga risultati parziali concreti, innanzitutto che
fermi le continue vessazioni che Paolo subisce, e che riesca a porre
con forza, in termini larghi e di massa, l’obiettivo della sua
liberazione, coinvolgendo tutti quelli che possono essere uniti in questa
battaglia: per primi i compagni e i proletari in lotta che conoscono
sulla propria pelle la repressione del governo Berlusconi, che combattono
per la sua cacciata , ma anche studenti, giovani intellettuali e avvocati
democratici indignati dell’avanzata reazionaria in tutti i campi
della società.
Per questo insieme stiamo lavorando a una prima iniziativa di piazza
di rilievo nazionale a Roma entro febbraio, con presidio al Palazzo
di giustizia e iniziativa alla stampa estera, preceduta da due assemblee,
una a Napoli e una a Milano.
LUNEDÌ 16 FEBBRAIO ORE 17
VILLA PALLAVICINI - VIA MEUCCI 5 - FERMATA MM2 CRESCENZAGO
ASSEMBLEA
MATERIALI – DENUNCIA – MOBILITAZIONE
PARTECIPERÀ GIOVANNI RUSSO SPENA
Associazione Solidarietà Proletaria aspilbollettino@virgilio.it
Soccorso Rosso Proletario soropro@libero.it
<<
indietro