SOLIDARIETA' NON VUOL DIRE SOLO SUBIRE INSIEME!

 

Il 29 ottobre 2004, al tribunale penale di Livorno (Palazzo di "Giustizia", via de Lardarel 88) alle ore 10.00...

si terrà il processo che vede accusato Paolo Dorigo per danneggiamento della cella, in seguito all'azione di protesta dell'11-6-2002 (incendio del materasso) contro il pestaggio operato su di lui da una squadraccia di 4-5 massacratori in divisa.

    Paolo, dopo 11 anni di detenzione inumana e degradante (che definire iniqua è a dir poco eufemistico), durante la quale è stato oggetto di isolamento, allontanamento dagli altri rivoluzionari prigionieri, desolidarizzazione, deprivazione sensoriale e affettiva, torture fisiche e psicologiche, pestaggi ripetuti, elettroshock, somministrazione coatta di psicofarmaci, tentato omicidio per massacro attuato con pugni mirati su punti letali e con strangolamento e schiacciamento della carotide, ... usato come cavia da laboratorio per chissà quali mandanti e quali fini...

....dovrà rispondere di un po' di fumo nero sulle pareti della cella e di un materasso in gommapiuma bruciacchiato, sul quale, tra l'altro, era costretto a dormire imbottito di psicofarmaci e privo di lenzuola per 15 giorni.

In realtà il reato GRAVISSIMO di cui Paolo deve rispondere è, appunto, l'aver risposto e il continuare a reagire; ovviamente lo fa' con i mezzi che la condizione detentiva gli lascia (di certo non si può dire: "gli offre"!).

Condannato senza prove a 13 anni e 6 mesi di carcere duro per una molotov alla rete di recinzione della base USAF di Aviano, nonostante le umiliazioni e le vessazioni subite, Paolo è ancora un orgoglioso, leale e solidale militante comunista e paga per questo.

Ha rifiutato la grazia ed altri sconti di pena, senza piegarsi alle pratiche di annientamento della personalità e dell'identità politica attuate nelle carceri imperialiste; ha denunciato per primo la tortura bianca nelle carceri italiane, che profila come una nuova tappa della guerra sporca dell'imperialismo; ha richiesto più volte di essere sottoposto, in struttura sanitaria non penitenziaria, ad esami clinici mirati, atti a chiarire o quantomeno ad escludere l'eziologia "organica" dei disturbi che l'affliggono, rischiando con ciò di essere smentito da riscontri oggettivi e di passare per pazzo. Ma questi riscontri oggettivi, garantiti a parole ma non nei fatti, non vengono perseguiti, quasi a temere che venga a galla un'atroce verità. Per tutta risposta, anzi, si tenta un blitz notturno per trasferirlo a Pisa ed internarlo in un ospedale psichiatrico giudiziario ad insaputa sua, della difesa e, sembra, della stessa direzione del carcere di Spoleto. Per tutta risposta si tiene all'oscuro di tutto il consulente medico legale della parte lesa e gli si impedisce di incontrare Paolo per effettuare il prelievo sanguigno mirato, che pure era stato formalmente assicurato dal perito d'ufficio il 22 luglio 2004. Paolo allora sospese lo sciopero della fame (durato 52 giorni), ma annunciò (cfr. comunicato n° 50) che lo avrebbe ripreso dal 22-9-2004, qualora per quella data non si fosse proceduto all'espletamento di tali esami mirati fuori della struttura penitenziaria.

    Ora Paolo è in sciopero della fame FINO ALLA MORTE.

L'unica cosa che potrebbe farlo desistere dal continuare ad oltranza questa forma di resistenza estrema è il pronunciamento favorevole delle autorità giudiziarie al differimento della pena (istanza già presentata dalla difesa) o agli arresti domiciliari in una clinica.

Ciò che come compagni gli dobbiamo è lottare per la sua liberazione incondizionata e manifestare la nostra solidarietà anche e soprattutto in quei rari momenti di incontro visivo con lui.

    Il 29-10-2004 Paolo sarà presente in aula a Livorno e il processo sarà a porte aperte.

Facciamo che quell'aula non sia vuota quel giorno

che si riempia di tanta rossa solidarietà proletaria

a colorare i suoi ricordi di luce e gioia rivoluzionaria nel buio tetro della prigione

che i pugni chiusi si scaglino contro gli aguzzini, i magistrati e il palazzo di giustizia

che Paolo senta tutto il nostro calore, il nostro affetto, la nostra determinazione

emozioniamolo ancora con la nostra partecipazione

perché Paolo vive ora solo di solidarietà

dei nostri sorrisi a pugno chiuso e della nostra lotta.

Siamo noi, i compagni rivoluzionari la sua speranza,

non l'improbabile benevolenza d' un magistrato di sorveglianza.

La lotta per la liberazione dei rivoluzionari prigionieri è una lotta politica prima che giuridica

e si conduce come si può: noi, da liberi, possiamo moltissimo.

Paolo, da prigioniero, può pochissimo ma fa moltissimo: riprendendo lo sciopero della fame fino alla morte, ci ha invitato ad una nuova, più forte e decisiva mobilitazione.

Anche perché non è del tutto vero che quando si muore si muore soli. La morte di un compagno è una mutilazione, più dolorosa se non c'è stata prima una partecipazione, un lottare insieme: "solidarietà non vuol dire solo subire insieme".

    Ma Paolo è vivo, resiste e lotta tenacemente con tutta la sua integrità di comunista rivoluzionario, rivendicando il diritto a condizioni carcerarie rispettose dei diritti umani e solidarizzando con le lotte di altri prigionieri rivoluzionari e con le lotte di liberazione nel mondo.

    Ci invita ad essere presenti a Livorno il 29-10-2004, concludendo così il suo 50° comunicato:

Paolo ringrazia e saluta tutti i compagni e le compagne che gli hanno espresso solidarietà e che gli sono vicini nella lotta e i compagni e le compagne che erano presenti a Livorno e a Perugia.

A tutti loro fa dono di un frutto maturo della sua sensibilità artistica e rivoluzionaria, ottimamente espressa in questo splendido disegno con dedica:

A tutti i compagni che Paolo sarà felicissimo di rivedere e salutare personalmente il 29 chiediamo, se possibile, di essere presenti.
 
LIBERTA' INCONDIZIONATA PER PAOLO DORIGO!
LIBERTA' PER TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI!
LA SOLIDARIETA' E' UN ARMA!
 
Compagne e compagni di Perugia

 


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