Il 2 ottobre il ministro del Lavoro - l’ex burocrate della Fiom-Cgil
alla Fiat Mirafiori Cesare Damiano - è a Torino, impegnato nella presentazione
delle liste piemontesi del Pd (qui a scontrarsi saranno due democristiani doc:
Gian Luca Susta e Gianfranco Morgando, quest’ultimo sostenuto da una parte dei
leader locali di DS e DL in contrapposizione al primo, ‘calato dall’alto’ dalle
rispettive segreterie nazionali); nel mezzo della giornata trova il tempo ed il
modo di provare a fare il furbo sulla questione del protocollo sul lavoro ed il
benessere, in via di presentazione in parlamento come collegato alla legge Finanziaria
per il 2008.
Il titolare del dicastero sostiene che «in quel protocollo ci sono
parti che possono destare perplessità, le riscriveremo nella traduzione
legislativa»; a quali parti si riferisca lo esplicita subito dopo, quando
asserisce che «sui contratti a termine vogliamo porre un limite che non vada
oltre i 36 mesi, oltre le deroghe assistite alla presenza dei sindacati
maggiormente rappresentativi: Cgil-Cisl-Uil».
Qui si trova un doppio tentativo di presa per i fondelli dei
lavoratori.
Innanzitutto si dice che il protocollo verrà riscritto nella
traduzione legislativa, senza però specificare quando questo avverrà: è del
tutto evidente comunque che sarà dopo il referendum, e siamo certi che -
qualora avesse la meglio la posizione a favore del documento (cosa purtroppo pressocché
certa, vista la potenza della macchina di consensi della triade confederale) il
governo userà questo risultato per lasciare immutate tutte le clausole dell’accordo.
Certo, c’è una remota possibilità che prevalga il NO; ecco allora
che il ministro si cautela, apparentemente aprendo uno spiraglio sui contratti
a termine (ma sappiamo bene che la norma più odiosa contenuta nel protocollo è l’equiparazione
dei costi delle ore di straordinario a quelle del normale orario di lavoro,
come mai nessuno ne parla più?): nel caso di reiterazione oltre i 36 mesi dei contratti
precari, la trattativa si svolgerà alla direzione provinciale del lavoro alla
presenza dei sindacati confederali, gli stessi che hanno approvato il
protocollo! Il sirenetto ha cominciato
a lusingare i lavoratori per ottenere ciò che il governo e la Confindustria
vogliono sulla loro pelle: i lavoratori si mettano i tappi nelle orecchie -
proprio come fece Ulisse al cospetto delle sirene - per non ascoltare queste
false premese, e dall’8 al 10 ottobre vadano in massa a votare contro questa ennesima
truffa!
Stefano Ghio
Torino, 03 ottobre 2007