NATO NO GRAZIE
RIVOLUZIONARI VIRTUALI
di Marco Sacchi, 17.11.2009
Sembra che nel movimento
rivoluzionario in Italia (come nel resto nelle metropoli imperialiste) stiano
prevalendo i rivoluzionari virtuali. Compagni che ritengono centrale l’uso
informatico al lavoro di massa. Cyberwar certamente, non Guerra popolare di
lunga durata. Prendiamo ad esempio delle comunicazioni dei NAT inviata ai
quotidiani, c’è da domandarsi: ma perché inviarle ai giornali borghesi, che li
usano come strumento di guerra psicologica, e non nei quartieri popolari, nelle
fabbriche, nei call center, nei luoghi dove vivono e lavorano i proletari? Ma
chi sono in realtà i loro interlocutori? A me sembra i media, che così li
sponsorizzano? Sbatti il mostro in prima pagina, anche se parlano male e mi
demonizzano, va bene l’importante e che si parli del nostro gruppo.
Questi compagni in realtà sono
dentro una logica tutta borghese poiché ritengono che scienza e innovazioni
tecnologiche siano neutre e non abbiano un contenuto di classe e politici. In
sostanza non so se consapevolmente o meno, di là dalla retorica rivoluzionaria
e del parlare di masse o proletari, sono dei seguaci di “sinistra” delle
cosiddette “guerre non ortodosse”. Da tempo l’imperialismo SUA ha previsto d’avere
azioni militari incruente nell’ambito delle operazioni definite con la sigla
OOTW (Operations Other Than War) ovvero operazioni diverse dalla guerra. In
sostanza questo tipo di conflitto vene combattuto prima delle operazioni
militari convenzionali, in stretto coordinamento con tutte le varie branche
della pubblica amministrazione e di varie organizzazioni civili (ONG,
protezione civile ecc.)
Ebbene è possibile usare una
strategia delineata dall’imperialismo a fini rivoluzionari? Dal mio punto di
vista, NO.