Paolo Dorigo, condannato a 13 anni di carcere per un
attentato alla base militare Nato di Aviano rivendicato dalle
Brigate rosse, e che però si è
sempre proclamato innocente, ha intenzione di riprendere lo sciopero della
fame nel
carcere di Spoleto dove si
trova. Ne danno notizia i suoi difensori, Vittorio Trupiano ed Ida Pileri.
Dorigo aveva interrotto la sua
protesta, durata alcune settimane, dopo avere ottenuto dal Tribunale di
sorveglianza
di Perugia
l’autorizzazione allo svolgimento di "esami clinici particolari"
- affermano i suoi avvocati in un comunicato
-
quali quello "a mezzo
di sintonizzatore universale". Dorigo infatti sostiene che nel suo
corpo sono state inserite delle
"micro-chip" per
manipolazioni genetiche che gli procurano gravi malesseri e secondo i suoi
difensori il "sintonizzatore
universale" potrebbe
accertare la circostanza.
Invece il 28 luglio scorso è
stato fatto un prelievo di sangue al detenuto "ma non quello mirato
all’analisi genetica
delle cellule non enucleate
che era stato richiesto e assicurato dal momento che Dorigo - è detto nel
comunicato -
in più occasioni aveva
denunciato una densità tripla rispetto al massimo previsto.
Per tutta risposta - proseguono
i due difensori - il nostro assistito si è sentito rispondere che i valori
erano entro la
norma e che non si
necessitavano esami particolari". Anche l’associazione "Articolo
21", di cui è portavoce Giuseppe
Giulietti, ha aderito
all’appello lanciato dai parlamentari Giovanni Russo Spena, Luana Zanella,
Michele Vianello
, finalizzato a chiedere la
revisione del processo che ha portato condannare Paolo Dorigo per
associazione a banda
armata.
Dorigo, sottolinea
"Articolo 21", non si è mai macchiato di delitti di sangue, e il
suo processo si è svolto solo e
soltanto in deposizione di
un collaboratore di giustizia. Con le regole attuali, probabilmente, non
sarebbe stato
condannato. Per queste
ragioni, evidenzia l’associazione, le stesse istituzioni europee hanno più
volte chiesto
all’Italia di rivedere
tale processo. Fino ad oggi non è accaduto nulla.
Il Messaggero, 2 agosto 2004
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