Giustizia - Monito di Strasburgo per «caso Dorigo»
Paolo Dorigo, brigatista mai pentito (si professa innocente) da
10 anni è in galera perché accusato, in fase pre-dibattimentale,
da due pentiti co-accusati
STRASBURGO - In piena bufera politica e legislativa sul caso della grazia
ad Adriano Sofri - i cui ricorsi alla Corte di Strasburgo sono stati
peraltro tutti rigettati - il Consiglio d’Europa ha inviato una
nuova raccomandazione al governo e al Parlamento italiani perchè
trovino una soluzione al caso di Paolo Dorigo, 45 anni, brigatista mestrino
non pentito in carcere da 10 anni ed il cui diritto ad un equo processo
è stato violato: è stato condannato nel ’93 a 13
anni e 6 mesi di carcere per un attentato alla base Usa di Aviano -
raffiche di mitra contro il muro di cinta - sulla base di dichiarazioni
rese in fase pre-dibattimentale da due pentiti co-accusati.
Dorigo, tra l’altro, lamenta di aver sopportato in carcere tutta
una serie di «torture» tra cui quella del «controllo
del pensiero tramite un micro-chip MK-ULTRA di fabbricazione USA e in
uso alla CIA dal 1991», scrive nell’ultima denuncia, che
gli sarebbe stato installato in un orecchio nel 1996 in un ospedale
di Torino ("Il caso Dorigo, piccola Guantanamo italiana",
titolò a questo proposito "Liberazione" in un servizio
sul caso).
Giovedì scorso il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa
ha invitato ancora una volta l’Italia - lo fa ormai ogni sei mesi
dal 1999 - ad assumere «iniziative legislative conformi»
alle raccomandazioni in tema di salvaguardia dei Diritti dell’Uomo
tese al «riesame o alla riapertura» dei procedimenti visto
che la parte lesa continua a subire conseguenze «molto negative»
da un processo non equo.
In effetti, un ddl che apre alla possibilità di riapertura del
processo per i processi "bocciati" dal Consiglio d’Europa
(come nel caso di Paolo Dorigo), è attualmente all’esame
del Senato, ma il testo - che potrebbe applicarsi solo al caso di Dorigo,
l’unico che attualmente riguardi l’Italia pendente davanti
alla Corte di Strasburgo - esclude a priori applicazioni in caso di
mafia o terrorismo, e visto che Dorigo non è pentito, l’unica
strada efficacemente percorribile nel suo caso pare essere quella della
grazia del Capo dello Stato.
Grazia peraltro che, anche alla luce delle polemiche sul caso Sofri,
Dorigo rifiuta «perchè in attesa di un annullamento della
condanna». Il "militante comunista" infatti si è
sempre proclamato innocente e quindi è in pratica considerato
alla stregua di un «irriducibile».
Dorigo, che ha un sito internet con una grande falce e martello rossi
intitolato «Paolo Dorigo, militante comunista prigioniero e sequestrato
politico», continua la sua battaglia legale per la revisione del
suo processo. E continua anche a denunciare presunte «torture»
subite nel corso della sua detenzione, tra cui quella di «subire
un controllo mentale tramite alcune micro-trasmittenti sottocutanee
installategli nell’orecchio nel 1996 in ospedale a Torino»
dove venne curato per le ustioni subite dall’incendio che aveva
appiccato alla sua cella. Nel suo ultimo appello al Consiglio d’Europa
e al Comitato europeo per la prevenzione delle torture, Dorigo attacca
il governo italiano che «continua a prendere tempo» per
non uniformarsi alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa, a
«tacere sulle torture» e a cercare, in sostanza, di farlo
passare per matto.
Il suo legale, l’avvocato Trupiano, ha recentemente affermato
che Dorigo ha più volte chiesto di poter effettuare un esame
audiometrico completo ma invano. «Appare fin troppo facile etichettarlo
come un folle visionario che ha visto troppi film di fantascienza ed
ha fatto propria l’affascinante idea del controllo del pensiero:
vi sono però elementi che, giudicati in modo obiettivo - ha concluso
- rendono tali ipotesi meno fantasiose e meno impossibili di quanto
non sembri».
La Gazzetta del Mezzogiorno