I RITARDI DELLA GIUSTIZIA. IL DOSSIER EUROPEO
Giustizia, l' Europa accusa l' Italia «Mai applicate 2.424 sentenze Ue»
La Corte dei diritti umani critica governo e magistrati per la lentezza dei processi «Avete problemi strutturali non risolti». Turchia seconda con 317 inadempienze
Caizzi Ivo

Da tanti anni l' Italia è al primo posto nella classifica delle condanne della Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo, emesse quando i tribunali e le autorità nazionali non rispettano la Convenzione internazionale sottoscritta nel 1950 per tutelare i principi fondamentali della vita dei cittadini. Ma ora emerge anche un inquietante ritardo nell' applicare una massa enorme di queste sentenze. Il governo italiano risulta inadempiente nell' esecuzione delle decisioni dei giudici europei a favore dei ricorrenti. E, soprattutto, non attua i provvedimenti necessari affinché non si ripetano le stesse violazioni. I numeri sulla mancata applicazione delle sentenze della Corte di Strasburgo sono impressionanti. «Sul totale di 3.500 casi pendenti 2.424 riguardano l' Italia», rivela al Corriere Pierre-Henri Imbert, direttore generale del Comitato dei ministri del Consiglio d' Europa, che vigila sull' esecuzione delle decisioni dei giudici di Strasburgo. Al secondo posto c' è la Turchia (con 317 casi pendenti), seguono Francia (183), Polonia (88), Regno Unito (81), Grecia (76) e Romania (47).

RITARDI - «Il motivo più frequente di condanna dello Stato italiano è legato al grave problema dell' eccessiva durata dei procedimenti», spiega il giudice italiano della Corte di Strasburgo Vladimiro Zagrebelsky. Tutti i cittadini hanno invece diritto ad avere giustizia in tempi ragionevoli (non più di cinque-sei anni per il verdetto definitivo). L' Italia risulta inadempiente nell' applicazione delle sentenze che impongono risarcimenti economici. In più, il governo di centrodestra e quelli precedenti di centrosinistra non hanno risolto le cause della «lentezza» dell' apparato giudiziario. «Quando i problemi strutturali all' origine delle violazioni non sono adeguatamente e rapidamente risolti - spiega Imbert - nuove violazioni continuano ad accadere». Ma le condanne per la «malagiustizia» italiana riguardano anche altre infrazioni provocate dalle carenze dell' apparato giudiziario e delle autorità pubbliche. Si va dall' affidamento dei minori all' «equo processo», alla carcerazione preventiva, ai diritti dei detenuti, delle minoranze e degli handicappati, fino al rispetto della vita familiare, della privacy o della proprietà privata. Un caso coinvolge i condoni edilizi, che la Corte considera in contrasto con la Convenzione quando danneggiano le proprietà di singoli cittadini. A Strasburgo, dopo che il governo di Roma ha riproposto una «sanatoria» delle costruzioni abusive, si sono ulteriormente convinti dell' indifferenza ai richiami sulla tutela dei diritti fondamentali. «L' Italia non ha seguito l' esempio di tanti altri Paesi e non ha ancora recepito la Convenzione nel diritto interno», ammette Francesco Crisafulli, che rappresenta il governo nei procedimenti a Strasburgo. Ma le accuse coinvolgono anche la magistratura. Imbert ribadisce «la scarsa considerazione e l' insufficiente conoscenza della Convenzione» dimostrata dai giudici (soprattutto della Cassazione).

«MAGLIA NERA» - Sono 325 le condanne della Corte di Strasburgo subite dall' Italia nel 2002. Al secondo posto c' è la Francia con 61 condanne e poi la Turchia (con 54). Ben 289 riguardano la «lentezza» dei processi, che ha generato oltre duemila dei «casi pendenti» presso il Comitato dei ministri. I ricorsi di questo tipo sono in diminuzione solo perché è stata varata la legge Pinto, che devia sulle Corti di appello nazionali le richieste di risarcimento in precedenza dirette a Strasburgo. «La legge Pinto non ha evidentemente migliorato la situazione della giustizia italiana quanto ai tempi delle decisioni - dice Zagrebelsky -. Anzi, semmai ha determinato un ulteriore sovraccarico delle Corti di appello e della Cassazione. L' eccessiva lentezza dei procedimenti continua a essere un problema gravissimo, che l' Italia deve risolvere per mettersi in regola con gli impegni assunti aderendo alla Convenzione europea dei diritti umani nel 1950».

AFFIDAMENTO DEI BAMBINI - Vari casi di «malagiustizia» scaturiscono da sentenze dei tribunali dei minori sull' affidamento dei bambini. A Strasburgo considerano emblematica la vicenda dei due figli italo-belgi di Dolorata Scozzari. Entrambi furono tolti alla madre a causa di una situazione familiare difficile (aggravata dalle molestie di un «assistente sociale» pedofilo). Vennero affidati dal tribunale dei minori di Firenze al «Forteto», un centro d' accoglienza nel Mugello con un notevole giro d' affari, che aveva due dirigenti già condannati per abusi sessuali e per maltrattamenti su handicappati. Al «Forteto» impedivano alla madre di avere sufficienti contatti con i figli. Un reportage televisivo sul caso Scozzari ha creato sconcerto in Belgio. Il ministro degli Esteri Luis Michel ha protestato con l' Italia. Ma nemmeno le dure condanne della Corte (e le pressioni del Comitato dei ministri per farle applicare) hanno consentito il completo rispetto della Convenzione. Il principio è far rientrare prima possibile i minori in famiglia (preferibilmente in quella naturale). Ma anche il Comitato dell' Onu per i diritti dei bambini ha ribadito «con preoccupazione» che in Italia il periodo di affidamento può ancora essere molto lungo.

DETENUTI - La difficile realtà in Italia dei detenuti e di chi subisce la carcerazione preventiva emerge dal caso Labita, sollevato da un recluso accusato di reati di mafia. La Corte ha sanzionato l' assenza di efficaci indagini sui maltrattamenti denunciati, l' illecito prolungamento della carcerazione, le intrusioni nella corrispondenza, l' ingiustificata sorveglianza della polizia dopo il rilascio, l' ingiusta privazione del diritto di voto. Dopo queste condanne, in Italia è stata solo aperta un' indagine sulle autorità carcerarie sospettate di maltrattamenti.Da Strasburgo chiedono poi da anni di introdurre anche in Italia la riapertura di un processo giudicato non «equo» dalla Corte. Una legge specifica è ora al Senato. Ma il testo crea dubbi tra i giudici europei. Tra l' altro esclude i reati di mafia e terrorismo. Pertanto non risolverebbe il «caso pendente» dell' unico italiano che può già ottenere la revisione del processo: Paolo Dorigo, condannato a 13 anni di carcere per un attentato terroristico (nel ' 93) in base alle dichiarazioni di «pentiti» raccolte prima del processo, che non gli è stato concesso di far verificare. Le richieste di riaprire questo caso sono state finora frenate invitando ad aspettare la nuova legge.

ABUSI - Nell' espulsione illegale di cittadini stranieri spicca la vicenda delle famiglie di zingari Sulejmanovic e Sejdovic. Nel 2000 furono espulse senza preavviso dal loro campo a Roma e inviate in un Paese problematico (la Bosnia-Erzegovina). I modi di questa azione sono risultati talmente imbarazzanti che il governo ha preferito evitare il verdetto della Corte e ha accettato una «conciliazione amichevole». Il Comitato dei ministri ha riproposto il caso perché alcuni impegni presi non sono stati onorati. Molte condanne della Corte riguardano la tutela della proprietà privata. Emerge, per esempio, la difficoltà di far eseguire la sentenza di sfratto. Altre violazioni analoghe sono imputabili alle autorità pubbliche. Nei casi Zubani, Carbonara e Belvedere è stata messa in discussione «l' occupazione acquisitiva», utilizzata per prendere possesso di un terreno privato senza aspettare i tempi della procedura di «esproprio». Tra gli abusi istituzionali, infine, c' è anche la «leggerezza» con cui alcuni magistrati recepiscono le sentenze del tribunale del Vaticano, Stato che non ha mai ratificato la Convenzione sui diritti dell' uomo e non garantisce un «equo processo».

I NODI DA SCIOGLIERE I DIRITTI FONDAMENTALI
La Convenzione riconosce diritti basilari come il diritto alla vita, alla sicurezza, a un processo equo. Tutela la libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione. Vieta la tortura e la pena di morte

LA NATURA DELLE CONTESTAZIONI
La Corte europea giudica violazioni che riguardano, per esempio, i detenuti, il ricorso a pene corporali, l' internamento di malati mentali o la libertà di stampa

TALIA ALLA SBARRA
Oltre che per la lentezza dei processi, l' Italia è stata condannata per violazioni nell' affidamento dei minori, carcerazione preventiva o trattamento di minoranze

LE SENTENZE E I RISARCIMENTI
L' esecuzione delle sentenze della Corte obbliga lo Stato condannato a risarcire i richiedenti e ad evitare violazioni simili in futuro. La verifica spetta al Comitato dei ministri del Consiglio d' Europa

Il Corriere della Sera del 9/11/2003

 

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