I quotidiani di martedì 26 giugno -
segnatamente “L’Unità” e “Europa”, i due futuri organi di stampa del Pd -
riportano una dichiarazione dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato
che sembra interessante perché, se confermata dai fatti, porterebbe alla fine
di un odioso privilegio di cui godono determinate categorie. Mario Moretti, questo è il nome del
personaggio in questione, afferma che <chi sale sui treni, visto che abbiamo
le tariffe più basse del mondo, paghi>.
Innanzi tutto occorre precisare che, se è vero - ma non abbiamo modo di
verificarlo - che l’Italia ha le tariffe ferroviarie più basse del mondo, è
innegabile che ha anche il peggior livello di servizi del mondo: ritardi
cronici, sudiciume inaccettabile delle carrozze, degrado delle stazioni,
obsolescenza del materiale rotabile, continuo taglio delle linee - e per quanto
concerne questo vorremmo sapere come pensano di rilanciare il servizio
ferroviario con questa politica, trascuratezza nella manutenzione delle stesse:
questo solo per citare le magagne più evidenti agli occhi dei viaggiatori;
inoltre,nei prossimi quattro anni è prevista una diminuzione del personale di 9
mila unità, il che porterà ovviamente a peggiorare la situazione.Ma veniamo
alla possibile buona notizia: l’affermazione di Moretti - se confermata - ha un
solo significato: quello di non permettere più a nessuno di viaggiare gratis
sui treni; questo vuol dire che i signori parlamentari, così come gli agenti di
pubblica sicurezza e tante altre categorie da sempre privilegiate, finalmente
dovranno accomodarsi ad uno sportello di una biglietteria per acquistare il
titolo di viaggio, mentre finora basta loro mostrare il tesserino. Ci permettiamo di credere che tutto questo
non accadrà mai, e che questa dichiarazione - rilasciata improvvidamente, nella
foga del momento della protesta dei pendolari a Roma Tiburtina il 25 giugno -
verrà smentita nei fatti: l’obbligo di viaggiare con un biglietto resterà, come
al solito, solo per i proletari e per coloro che non hanno la fortuna di
appartenere alla corporazione giusta.
Stefano
Ghio
Torino, 26 giugno 2007