Sull’edizione del “manifesto” di mercoledì 13 giugno, a pagina 2,
si trova un intervento del portavoce di “Uniti a sinistra” - associata a
Sinistra europea - Pietro Folena, nel quale il novello bertinottiano - ex fedelissimo
del presidente dei DS Baffetto da Gallipoli - si esercita nello sport preferito
dai suoi colleghi di partito: la totale mistificazione della realtà messa in
atto per trarne un vantaggio politico in termini di consensi elettorali. Scrive Folena: all’inizio dell’intervento:
<non credo che partecipare ad un corteo indetto su una piattaforma inaccettabile
(...) avrebbe evitato di esporre la sinistra a una dinamica negativa>: si
tratta di un’opinione legittima, ma ci dovrebbe essere spiegato come sarebbe potuto
andare peggio alla “sinistra radicale” visto il totale fallimento del loro
presidio di piazza del Popolo (500 presenti) ed il contemporaneo scollamento
con pezzi della loro stresa base (i Giovani Comunisti hanno aderito al corteo,
sottoscrivendone anche pubblicamente la piattaforma).
Subito oltre il ‘nostro’ afferma: <quello della politica estera
è sicuramente un ambito in cui alcuni importanti cambiamenti ci sono stati: il
ritiro dall’Iraq, l’impegno in Libano, il no ad ulteriori truppe in Afghanistan
(...) Certo c’è stato un pesante strappo sulla questione del Dal Molin>.
Tutto questo è palesemente falso: il ritiro dall’Iraq è avvenuto
esattamente con le stesse modalità e tempi promosse dal Nano di Arcore, e
quindi non si vede la discontinuità dal governo precedente; l’impegno in Libano
è semplicemente al servizio dell’Entità sionista, essendo volto esclusivamente
al disarmo di Hezbollah, mentre i sionisti possono continuare impunemente -
grazie al’aiuto degli yanqui e dell’Unione europea - a svolgere il loro sporco
lavoro di genocidio dei palestinesi; per quanto riguarda l’Afghanistan va
ricordato che poco tempo fa l’Italia ha acconsentito ad inviare altri uomini
(250) e mezzi (8 elicotteri da combattimento Mangusta, 10 blindati Lince, ed
altri) in appoggio alle truppe già inviate sin dall’invasione dell’ottobre
2001; sulla questione dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza, invece, ha ragione Folena:
è un atto di puro servilismo verso il proprio padrone yanqui.
Continuando nella lettura ci si imbatte in una dichiarazione a
prima vista molto bellicosa: <Se non ci sarà svolta sulle questioni sociali
(Folena le elenca poco sopra: tesoretto, legge 30 - la Biagi, pensioni, salari,
contratti, n.d.a.) il problema non si porrà per il Prc, ma sarà il governo ad
aver intrapreso una strada senza uscita, esaurendo in pochi mesi ogni rapporto
di simpatia con l’opinione pubblica>.
La chiave di lettura che va data a questa esternazione non può che
essere che, se le questioni sociali non verranno affrontate adeguatamente da
Mortadella ed il suo sgherro titolare del ministero dell’Economia, Rc-Se non farà comunque mancare il proprio
appoggio all’esecutivo (per questo è illuminante quel <il problema non si
porrà per il Prc>) confermando, una volta di più, la ormai irreversibile svolta
governista del più grande partito riformista, nonché la sua natura reazionaria
ed antipopolare. Infine, l’ultima
chicca: proponendo un’assemblea aperta a tutti gli elettori, per decidere
insieme le priorità da inserire nei programmi della cosiddetta “Cosa rossa”, l’occhialuto
deputato annuncia: <Diciamo loro (inteso come gli elettori, n.d.a.) che alle
prossime elezioni troveranno un nuovo simbolo che ci rappresenta tutti>
sdoganando così definitivamente l’idea del cambio del nome e del simbolo, eliminando
l’aggettivo comunista e la falce e martello.
Sarebbe sicuramente un’operazione di trasparenza che permetterebbe ai
proletari di capire con che razza di personaggi hanno a che fare, e di
abbandonare le illusioni parlamentariste fomentate da questi falsi compagni;
per contro sarebbe il definitivo suicidio politico dei sedicenti “comunisti”.
Stefano Ghio
Torino, 13 giugno 2007