ALCUNE DOMANDE E RISPOSTE
PER UNA SOCIETA’ COMUNISTA PASSANDO PER IL SOCIALISMO
-TEMPI LUNGHI- LA LOTTA DI CLASSE DURERA' 10.000 ANNI E ANCHE PIU'
MA LA NOSTRA VITA DI OGGI NON PUO' CAMBIARE SENZA LAVORARE PER IL CAMBIAMENTO DI DOMANI
10.5.2009
Anzitutto: esiste la globalizzazione o si tratta della evoluzione del sistema capitalista al livello mondiale ?
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Definire il modo di produzione capitalista oggi mondializzato, cioè esteso a tutto il mondo, o globo o pianeta, come "globalizzazione", significa mettere un'accento totalizzante ed antidemocratico alla interpretazione della realtà, di modo da creare rassegnazione (un po' come Negri in Empire). In realtà il termine "globale" è presuntuoso e dimostra che il capitalismo è al baratro, perché si sente talmente insicuro da doversi rappresentare in maniera quasi "divina".
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Quella che viene definita "globalizzazione" è invece, appunto, l'estensione ad ogni spazio vitale e naturale del pianeta, dello sfruttamento capitalista, che è innanzitutto creazione di plusvalore, e non "civilizzazione". Plusvalore che si traduce in ricchezza per pochi e militarizzazione crescente, in allontanamento dell'Umanità dai centri decisionali, cui si era iniziata ad avvicinare con la Rivoluzione Francese e poi la Rivoluzione Sovietica e la Resistenza Antifascista,e con le Lotte anticoloniali.
Attualmente un paese, gli Stati Uniti d'America, esprime la politica imperialista dominante. Non a caso, nel riaffermarsi della sua politica guerrafondaia, si è diffusa la fascistizzazione nella gran parte dei paesi imperialisti, ossia la trasformazione in regime di ogni ambito della politica, in dipendenza dalla politica imperialista dominante. Quindi semmai non di globalizzazione dovrebbero parlare certuni, ma di americanizzazione. Il che va di pari passo allo spazio europeo che si cerca di dare al sionismo imperialista ed allo Stato integralista-fascista turco.
Oggi l'antimperialismo è necessariamente la discriminante su tutti i piani. E questo è un prodotto di questa estensione mondiale. Oggi i popoli oppressi e la classe operaia e precarizzata in Occidente, spesso peraltro composta da Uomini e Donne del Tricontinente, sono alleati nella lotta contro questo sistema, lotta che ha un carattere antimperialista proprio per la politica che il capitalismo ha messo in atto.
I centri di potere effettivi non corrispondono poi ai vari G8, Gx, Gy, che sono invece le camere di spartizione e compensazione al livello inter-imperialista dei profitti e del peso specifico dei vari poteri imperialisti.
Il capitalismo è un sistema finale o un sistema di passaggio ?
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Il capitalismo è un sistema di passaggio. I suoi "cantori", oggi come secoli fa nell'era "moderna", definiscono il sistema attuale come l'ultimo ed il migliore possibile. A parlare così disonestamente sono evidentemente solo coloro che, possedendo i rudimenti della critica, li mantengono dentro le compatibilità del proprio guadagno personale.
Il capitalismo si è affermato nel secolo XIX ed il suo superamento storicamente si è individuato come necessario sin da subito, e non solo grazie alla demolizione scientifica delle idee borghesi circa la sua "naturalezza" e "moralità", ma soprattutto nella spiegazione scientifica della impossibilità della sua durata. In effetti sin dall'inizio Marx ed Engels, che pure ebbero a vederne le prime "crisi cicliche", individuarono in quella caduta tendenziale del saggio di profitto che gli economisti borghesi si guardano bene dal menzionare, la causa prima di quella evoluzione generale e strutturale della crisi capitalista. Lenin dimostrò che nel passaggio all'imperialismo l'unica maniera di riprodursi per il capitalismo era nella distruzione colossale delle ricchezze prima prodotte, e che in ciò vi erano fazioni vincenti e nuove, e fazioni perdenti, e vecchie, in una conflittualità che per eufemismo gli economisti borghesi definiscono "concorrenza", la quale è uno dei motivi primi non dello sviluppo, ma della corsa della società verso la distruzione generata dal capitalismo stesso, a cui solo può darsi soluzione con una forma diversa, egualitaria e morale, di società, in cui non vi siano privilegi né schiavi. Invero Marx parlando del lavoro salariato, spiegava che la dipendenza del proletario dal padrone è una forma di schiavitù, giacché, cosa eguale 160 anni fa come oggi, il padrone non concede mai di più di quanto non sia necessario a rimanere boccheggianti e nella pura sopravvivenza. In questo modo tiene le redini. Che poi queste redini siano un sistema appunto funzionale o inevitabile, è una grandissima baggianata dei nostri "economisti", ben pagati appunto per dire e scrivere baggianate.
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Ma va detto anche che il capitalismo altro non è che un'evoluzione tecnica e in grande stile di ciò che fu in precedenza il mercantilismo, se è vero che il superamento della nobiltà quale classe di potere non ha corrisposto a decisivi cambiamenti in senso morale e democratico. Non a caso la democrazia anche solo parlamentare e formale, è stata conquistata sempre e solo con il sangue dei proletari e dei comunisti, non certo per concessione dei "capitalisti". Sempre che non si intenda per democrazia quell'insieme di razzismo, fascismo, colonialismo e sciovinismo che è ben rappresentato nel modello yankee. Basti pensare al fatto che da sempre i regimi hanno avuto bisogno dei conciliatori. Obama che prima delle elezioni certi gruppuscoli paventavano come il nuovo, deve comunque "subire" le notizie dai bombardamenti dei propri aerei, ed è comunque costretto dentro un reticolo di relazioni e decisioni precedenti, che renderebbero impossibile a Dio in persona la trasformazione in senso egualitario e morale del sistema sociale esistente senza una Rivoluzione.
Perché passare per il Socialismo ?
Il Socialismo non è stato sconfitto ?
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È opportuno precisare che il Socialismo lo si è provato a costruire lungo i primi 36 anni della Rivoluzione Sovietica in Russia (URSS), in Cina lungo i primi 27 anni dopo i 22 anni di guerra rivoluzionaria prolungata (RPC), e che tentativi e forme più o meno stabili di costruirlo sono stati fatti in molti paesi dell’Est Europeo, dell’Asia, e in forme parziali, dell’America Latina e dell’Africa.
Il Socialismo non è né una formuletta alternativa né principalmente un Sistema complesso retto da principi diversi rispetto al capitalismo.
Il Socialismo per essere tale necessita innanzitutto di uno Stato retto autenticamente dal Popolo, a guida del Proletariato, e della sua Direzione organizzata, il Partito Comunista. Se nel Partito Comunista si formano strati e settori retti dall’ideologia borghese (revisionismo), qualora questi non vengano permanentemente distrutti, sarà facile per la borghesia (che punta al ripristino dei suoi privilegi e potere) riuscire a distruggere il Socialismo.
Questo è avvenuto in URSS a partire dal 1953-1956, in Cina dopo il settembre 1976, in altri paesi, successivamente.
Il Socialismo prevede il rispetto della trasformazione sociale e dei tempi stessi che si danno in diversi paesi e formazioni economico-sociali. Pertanto l’URSS era già fuori dal Socialismo nel momento in cui l’Armata Rossa invase l’Ungheria e poi la Cecoslovacchia (1956, 1968).
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Il Socialismo NON è stato sconfitto. Si è solo, noi Uomini e Donne, iniziato a costruirlo, in alcune significative esperienze.
Il movimento comunista internazionale, realizzando i primi tentativi di Socialismo, cercando di costruire la Cooperazione tra i paesi Socialisti, non poteva nemmeno concepire le nefandezze che posero in opera Kruscev, Breznev, Hua Kuo-Feng e seguaci.
Il movimento comunista internazionale aveva creato, con la Internazionale Comunista del 1919, una grande organizzazione, un autentico Partito Comunista internazionale.
Le correnti deviazioniste ed anti-Leniniste (i “comunisti operai”, i trotskisti, i bordighisti, le fazioni della sinistra comunista), al loro interno, avevano numerosi compagni in buona fede, che legandosi a delle particolari specifiche storie, avevano ritenuto di doversi distaccare dal corso intrapreso dalla I.C.. Ma questo non significa che le loro organizzazioni e dirigenti non fossero consapevolmente dei controrivoluzionari, che passavano dal non impegno contro il fascismo, sino all’attacco diretto alla rivoluzione. Ciò avvenne in Spagna a Barcellona nel 1937 anche con alcune componenti anarchiche, che, uscendo dal solco comunitario di base di Durruti, intesero invece scontrarsi in armi contro i comunisti (come già avevano fatto nel luglio 1918 i “socialisti rivoluzionari” in Russia).
Ma già con l’attentato a Lenin compiuto da una provocatrice, era chiaro che esisteva il germe del sabotaggio sin dentro le aree “rivoluzionarie” e non solo tra le correnti teoriche socialiste riformiste, revisioniste, e deviazioniste.
Mao Tse-Tung attraverso 22 anni di guerra rivoluzionaria, critica delle linee errate, costruzione del Potere rosso nelle basi liberate, Lunga marcia, tattica nella guerra nazionale anti-giapponese, materialismo dialettico nella costruzione, aveva portato il PCC al potere in Cina nel 1949, ma finché ebbe respiro condusse sempre una lotta implacabile contro i borghesi, contro i revisionisti, contro i traditori, i sabotatori e gli ultra-sinistri che in ultima analisi non erano diversi dai revisionisti.
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Una volta che i due principali paesi Socialisti, l’URSS e la RPC, furono nelle mani dei revisionisti, questi, conducendo i propri paesi a forme di capitalismo di Stato progressivamente integranti o coniuganti con il sistema capitalista imperialista, condussero ciò che era stato costruito del Socialismo, allo sfacelo, consegnando i propri paesi, dietro forme mediate di “mantenimento” del precedente potere (KGB in Russia, Partito al potere in Cina), al capitalismo multinazionale, e riducendo i propri popoli alla fame, nel mentre portavano ad un ingrandimento e ripristino della borghesia, classi che il Socialismo avrebbe dovuto progressivamente eliminare.
Perché non ipotizzare un passaggio “diretto” al Comunismo ed al suo stadio “superiore”, l’Anarchia pacifica ?
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Le trasformazioni sociali complesse non sono opera tecnica o tecnologicamente determinabile, sono formazioni che si danno nel tempo, entro la continua evoluzione della lotta di classe.
Ipotizzare che la mondializzazione del capitalismo e la profondità delle potenzialità della rivoluzione tecnologica possano condurre tranquillamente o in tempi più brevi ad un superamento della barbarie del capitalismo verso una forma pacifica di Comunismo, è sognare, dal momento che le classi dominanti hanno costruito sempre prima e sopra di ogni possibile trasformazione pacifica, colossali apparati di dominio, controllo e potere militare e sociale.
Il passaggio diretto dal capitalismo al Comunismo richiederebbe anche un salto culturale che NON può darsi in provetta o in piccoli gruppi, ma solo attraverso modificazioni alla struttura sociale della produzione e riproduzione della vita, modificazioni che solo il Socialismo può introdurre.
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Marx infatti parlava di Comunismo possibile solo nel momento in cui tutto il mondo fosse stato liberato dal capitalismo ed avesse sviluppato il Socialismo in ogni paese.
Marx non riteneva possibile il superamento dei confini nazionali prima di allora.
Che cosa hanno a che vedere i “Socialisti” italiani, dopo la nascita del Partito Comunista d’Italia, con il Socialismo ?
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Se si escludono pezzi di base del Partito Socialista, in fin dei conti collocati per motivi particolari dentro il partito socialista, attraverso la concezione che non si cambia partito per tutta la vita, o perché in quel particolare ambito sociale di lavoro o località, si era di quel partito, si può tranquillamente dire per quanto riguarda l’intero quadro dirigente del partito socialista, che questo partito con il Socialismo non c’entrava un fico secco sin dal 1921.
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Peraltro nella collocazione internazionale, sono noti i compromessi e gli inciuci del “socialismo italiano” con l’imperialismo, con il sionismo, persino con il fascismo. Non dimentichiamo che mussolini fu prima un socialista, poi un guerrafondaio, quindi il capo-banda degli squadristi al servizio dei latifondisti e dei grandi industriali.
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L’idea che il “socialismo” sia un’idea corretta e più moderata, che era propria di molti lavoratori negli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso, morì di fronte al venir meno dei margini economici alla ricostruzione post-bellica, di fronte alla crisi generale capitalista iniziata negli anni ’70 si scala mondiale. A quel punto del riformismo rimase solo la “tattica” melliflua e traditrice della mercanzia sulla pelle della classe operaia. Tenendo poi i piedi in due scarpe (Cgil e Uil), il partito “socialista” al governo con Craxi, condusse buona parte della classe lavoratrice ad una concezione che accettava e faceva propria il mercanteggiamento. A quel punto la unione strategica anticomunista ed antiproletaria della Uil, della Cisl e della Confindustria, si incarnava nel decennio di Craxi. Ben sappiamo che se non fosse stato per la magistratura, poteva durare altri anni ancora. E sappiamo anche che successivamente a quel darsi epocale nella dimensione interna ed internazionale (Tangentopoli e il decisionismo, internamente, e la estensione della mafia all’Est Europa, nel quadro della guerra imperialista ai popoli oppressi, livello internazionale), la magistratura non poté più condurre simili operazioni, proprio perché il suo prototipo venne gestito da una particolare figura di poliziotto-magistrato che aspirava a farsi politico di potere, similmente nella semplicità e nel qualunquismo, a mussolini stesso. Altro che Italia dei Valori. Di quali Valori ?
Questo portò ad una controguerra sul piano interno, dei politici asserviti alle multinazionali capitaliste ed all’imperialismo americano ed alla mafia, verso la magistratura, che ne comportò una maggiore strutturazione all’interno del potere stesso politico.
Per questo non sono avvenute altre Tangentopoli nazionali, e per questo il “partito socialista” è divenuto parte di un partito nazionalista-borghese che vede tra le sue anime maggiori i fascisti di ieri.
Perché pensate che le elezioni non possano cambiare il paese ?
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Principalmente perché la formazione economico sociale del paese è retta dalla pubblicità e dalle televisioni, la gente non ha il tempo di fare la spesa, figurarsi di parlare e scontrarsi nelle piazze.
Secondariamente perché anche ripristinando degli equilibri simili a quelli esistenti alla metà degli anni ’80 sul piano politico, sono le idee della borghesia ad aver permeato fortemente la mente degli stessi sedicenti “comunisti” che si presentano alle elezioni oggigiorno, tanto che nei loro programmi elettorali costoro faticano a proporre un piano generale di cambiamento rivoluzionario della società, che sarebbe il primo dei doveri che avrebbero.
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Il capitalismo si può abbattere e non cambiare perché è un cane a 9 teste, una belva sanguinosa, ipocrita e sottile, che agisce su tutti i piani perché amplia la sfera dei privilegiati negli stessi paesi dominati e non solo nei paesi “ricchi”.
Nei paesi come l’Italia, si può stimare che sul piano economico, siano almeno il 20% della popolazione coloro che hanno giovamento diretto dallo sfruttamento di quella parte di popolazione, la classe operaia ed il precariato, che porta alla creazione di ogni ricchezza, che è costituita dalla maggioranza, ma divisa e frammentata scientificamente dalla struttura di sfruttamento.
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La cultura, le case editrici, l’informazione, sono estremamente più in possesso della borghesia imperialista oggi che non negli anni ’50, ’60 e ’70.
Il PCI ha avuto le sue responsabilità in questo, basti pensare alla liquidazione di buona parte del suo patrimonio operata dai suoi dirigenti tra il 1990 e il 1992.
Questo significa che in Italia non esiste in alcun modo una autentica proporzione nemmeno tra ricchezza economica e rappresentazione politica e culturale.
Oltretutto la “sinistra” è divisa al suo interno in centomila orticelli, e faticano molti compagni a rieducarsi alla lotta, mantenendosi arroccati alla resistenza su ciò che hanno, facendo anche una colossale confusione tra il “resistere” e la Resistenza, che è azione attiva, combattimento.