Poi assistetti:
a pestaggi di squadroni di picchiatori (portuali, breda ecc.) mandati a massacrare quelli di lotta comunista allo IUAV (1975) con la scusa di una aggressione che era solo uno scazzo di strada tra 2 persone.
alle infamità di Ferrara e soci, fino a chiedere di fare la spia al fratello minorenne da loro iscritto alla FGCI, di un compagno autonomo, di compilare 35 schede (tante ne sequestrai) di altrettanti nostri compagni.
alla resa di Berlinguer alla banda armata mafiosa di regime con il regime di solidarietà nazionale.
alla farsa di Berlinguer alla Fiat nel 1980.
alla morte di Berlinguer con l'arrivo quindi dei "miglioristi", i più grandi ed infami serpenti della storia del PCI.
al cedimento di Occhetto, che dimostra che anche l'URSS post-1953 non era affatto neanche a sognarsi nemmeno riformista in quanto sostenne il campo borghese in Italia e in molti altri paesi "nell'ottica della guerra fredda e dei blocchi" che nulla ha a che vedere con il proletariato e la sua necessità storica di rivoluzione.
Per questo NON mi piacque la "I" dopo il "PC" nella proposta di Maj e soci, ma la misero lo stesso nel titolo di un mio contributo pubblicato su Rapporti sociali. Con mio grave disappunto.
Nel PCI infatti avevano un'altra grande capacità: di raccontar balle ai giovani delle località e sezioni di quartieri ove non c'era intervento politico autonomo, e di raccogliere borghesi nelle sezioni dove questo esisteva.
Maledetto revisionismo, sei quasi alla fine.
Bastonare il cane che affoga.