Qualcuno si ricorderà di una frase dell’attuale ministro degli
Esteri - Massimo D’Alema - di qualche anno fa:
«vogliamo un paese normale»; questa affermazione fu criticata ed
irrisa da tutta la sinistra non pidiessina per il suo netto richiamo a
politiche non propriamente democratiche che evocava la parolaccia ‘normalizzazione’. Il senatore sassarese, l’avvocato Gavino
Angius - ex esponente del Pds prima e dei DS poi - che non ha aderito al Pd per
andare a rifondare un partito socialista insieme con pezzi da novanta del
partito craxiano quali Mauro Del Bue e Gianni De Michelis (dopo un breve e
tormentato passaggio nella Sd con Fabio Mussi e Cesare Salvi) riprende la
stessa frase riferendola, molto più modestamente, alla sinistra che egli vede «socialista,
socialdemocratica, riformista, ‘normale’, non quella racchiusa in un 4-5 per cento,
quella vera che può arrivare al 30 per cento» (si veda l’intervista rilasciata
a Daniela Preziosi del “manifesto”, pubblicata il 5 ottobre a pagina 4). L’arcirevisionista vicepresidente del
Senato, poi, si lancia in una difesa a spada tratta del craxismo «qual è l’accusa
che si fa a Bobo Craxi? Di essere figlio di Bettino Craxi? De Michelis ha preso
due condanne per tangenti. E allora? Ha pagato di suo (non ci risulta abbia fatto
nemmeno un minuto di carcere, in che senso avrebbe pagato di suo?, n.d.a.).
Perchè non condanniamo De Michelis alla fucilazione continua?» Occorre fare
attenzione alle ‘normalizzazioni’, si finisce sempre per portare acqua al
mulino della peggiore destra fascista ed eversiva oppure, nella migliore delle
ipotesi, per riabilitare figure impresentabili come ‘l’ex ministro coi boccolis’
(citazione dal libro del 1981 “Amurri e Verde news: l’Italia alla rovescia”).
Sia in un caso che nell’altro a rimetterci sono gli italiani che
si trovano governati o da un ladro, o - nel caso peggiore - da un qualche
novello seguace del Puzzone (leggasi Benito Mussolini).
Stefano Ghio
Torino, 05 ottobre 2007