“Fusse ch’a fusse ‘a volta bona?” era un cavallo di battaglia del
grande comico romano Nino Manfredi; quanto sta per succedere, nei primi giorni
del mese di giugno, potrebbe essere veramente la volta buona che questo governo
vada a casa.
Il 9 vi sarà la visita a Roma del vero padrone della politica
estera italiana: il presidente yanqui, il quale si è già premurato - lo
riportano tutti i quotidiani del 22 maggio - di chiedere (ma sappiamo bene che
le sue presunte richieste sono in realtà ordini, nell’ottica dittatoriale che
da sempre contraddistingue la politica estera yanqui) ai sudditi - definiti
ipocritamente ‘alleati’ - della Nato di condividere con il loro padrone tutti i
rischi della guerra in Afghanistan, eliminando i cosiddetti ‘caveat’, gli
impedimenti a partecipare a pieno titolo alla guerra imperialista.
Illuminante è stata la risposta del ministro della Difesa italiano
Arthur Parisy: <Facciamo già la nostra parte>, che significa, tradotto
dal politichese, “non guardate noi, visto che lo stiamo già facendo”.
Questo importantissimo avvenimento, che ricordiamo avrà come
corollario due manifestazioni di protesta - un corteo dei sindacati di base ed
un presidio statico da parte della cosiddetta “sinistra radicale”, Arci, Fiom
ed altre realtà riformiste.
Sembra che a queste due piazze non intenda partecipare alcun
ministro, per la felicità di Don Clemente Mastella, che, va ricordato, decide
per tutto il governo se i ministri possono o meno partecipare a manifestazioni
di protesta: ad esempio a Vicenza - il 17 febbraio - non poteva andare nessun
membro, ma in compenso a Roma - il 12 maggio - in occasione del Family Day
erano presenti sia lui che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni. Ricordiamo che il ministro della Giustizia
disse che non potevano essere presenti ministri a Vicenza poiché si trattava di
una manifestazione contro il governo: peccato però che anche quella di Roma
fosse, a maggior ragione, una manifestazione contro le politiche del governo
(contro il riconoscimento delle coppie di fatto), ma lui non ha avuto scrupoli
ad andarci; come al solito, quando apre bocca, Don Clemente lo fa solo per la
sua sporca convenienza. Oltre a questo
importantissimo avvenimento, c’è un altro tema all’ordine del giorno che mette
in fibrillazione l’Unione: la destinazione del ‘tesoretto fiscale’, che la cosiddetta
“sinistra radicale” vorrebbe redistribuito ai ceti sociali più deboli, mentre
la parte più reazionaria della coalizione di governo - coloro che amano definirsi
‘riformisti’ ma in realtà non sono altro che dei ‘controriformisti’ reazionari
- vorrebbe far sparire nelle pieghe del Documento di Programmazione Economica e
Finanziaria che deve essere presentato dal governo entro giugno.
E’ questo il senso della riunione ristretta di domenica 20 maggio
tra Mortadella, Pane e Cicorie, Padoa Schioppa, Baffetto da Gallipoli: prendere
tempo sulla destinazione del ‘tesoretto’ fino a che non si arriverà a dover accantonare
la questione per il sopraggiungimento della scadenza del Dpef, ed allora - lo
ricordava la deputata di Rc-Se Marilde Provera nel corso di una affollata
riunione sul Tfr tenutasi la sera del 21 maggio a Nichelino, in provincia di
Torino - verrà inserito nella manovra. La
stessa deputata torinese ha annunciato, in quella sede, che il suo partito è
pronto ad andare ad uno scontro durissimo sulla destinazione del ‘tesoretto’,
<il primo vero scoglio per la coalizione>: da questa dichiarazione si può
facilmente dedurre che le pressioni di Macchia Nera sopra citate andranno a
buon fine, non essendo un vero scoglio per la cosiddetta “sinistra radicale”. Il timore che ci pervade, e visti i precedenti
riteniamo assolutamente giustificato, è che, alla fine della fiera, neppure l’occultamento
del ‘tesoretto’ rappresenti un problema insormontabile: si vedrà l’ennesimo
cedimento della cosiddetta “sinistra radicale” ai voleri dei centristi - in
nome della “tenuta della coalizione” - magari mascherata abilmente con un po’
di sceneggiata volta ad ingannare ancora coloro che, in buona fede, continuano
a riporre nelle mani sbagliate la propria fiducia.
Stefano Ghio
Torino, 22 maggio 2007