“Il
Secolo XIX”, storico quotidiano genovese fondato nel 1881, del 20 giugno è una
vera miniera d’oro di notizie sullo stato in cui versa attualmente il progetto
dell’alta velocità ferroviaria sulla tratta Genova-Milano, che da queste parti
chiamano Terzo Valico per non evocare i fantasmi del TAV e delle imponenti e
gloriose lotte popolari che si contrappongono alla sua realizzazione in
Valsusa, in Val Sangone e nel capoluogo piemontese. La notizia è la seguente: “Terzo valico escluso dal Dpef
<investimento antieconomico>”, urla il titolo in prima pagina,
riprendendo una dichiarazione del sottosegretario all’Economia Massimo Tononi
(Pd componente DL) rilasciata durante un’audizione al senato con il Ragioniere
Folle - al secolo Tommaso Padoa-Schioppa - titolare del dicastero. Si tratta certamente di una bella notizia,
rafforzata dal fatto che, sembra, se ne riparlerà dopo il 2011 - dopo la
prossima tornata di elezioni politiche - il che fa venire l’orticaria agli
sponsor di quest’opera faraonica, disutile, costosissima e dannosissima per la
salute dei cittadini.
Ecco
allora scendere in campo, oltre al senatore forzitaliota Luigi Grillo - da
sempre un sostenitore acceso dello scempio ambientale, i politici locali -
segnatamente i democratici ex diessini Claudio Burlando (presidente della
Regione), Marta Vincenzi (appena eletta Sindaco di Genova) e Graziano
Mazzarello (senatore che vive nel quartiere genovese di Quezzi) - che vogliono,
come dice quest’ultimo, <continuare a dare fiducia al ministro delle
Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che ha promesso di lanciare il progetto del
Terzo valico prima della fine della legislatura>.
Accanto
ai politici si schierano a favore del TAV anche i loro pennivendoli: come
spiegare altrimenti l’articolo di Luigi Leone, a pagina 19: “Le FS puntano
sulle merci ma Genova resta a piedi” dove si tenta di fare del terrorismo
arrivando addirittura ad affermare che <in quanto strategiche, sono
decisioni (leggasi opere) che dispiegano i loro benefici nel lungo periodo e,
soprattutto, in modo costante, strutturale e non congiunturale>, quando
nessuna valutazione seria delle linee TAV indica la loro remuneratività?
Solo
su una cosa ci sentiamo di concordare con il Leone:
«La
scelta politica è questa. Non azzardiamo a ritenerla definitiva, perché
l’ondivago procedere dell’esecutivo su quasi tutti gli argomenti di un certo
peso autorizza se non l’auspicio di un ripensamento almeno l’ipotesi che
qualcuno voglia riaprire il ‘dossier’».
In
ultimo segnaliamo una ‘breve’, firmata D.Gri., che concerne proprio le ferrovie
“I sindacati: estate dura per le manutenzioni”, dove si legge una dichiarazione
rilasciata dal segretario regionale ligure della Filt-Cgil Fabrizio Castellani:
<con la chiusura dell’officina Trasta, fino allo scorso maggio centro di
riparazione del materiale rotabile per tutta la Liguria, l’azienda sarà
costretta ad annullare diversi treni al giorno come due anni fa, perché
Terralba e Savona - individuate come alternative - non sono pronte. Sarà
un’estate calda>.
Ci
chiediamo quale sia il criterio che conduce i politici a preferire i
finanziamenti per il TAV a quelli per le infrastrutture ferroviarie fatiscenti
presenti nella regione (a tal proposito si veda l’inchiesta presente sullo
stesso quotidiano nell’edizione del giorno precedente) che, se riammodernate,
consentirebbero un migliore utilizzo del treno alla popolazione; ci sorge un
dubbio: sono interessi economici personali o di partito?
In
ogni caso, invitiamo a non abbassare la guardia.
Stefano
Ghio
Genova,
21 giugno 2007