Sabato 9 giugno a Roma circa 120 mila persone si danno appuntamento
per una manifestazione, denominata “No War, No Bush day”, di contestazione alla
visita di Macchia Nera in Italia e contro il governo di Mortadella succube del padrone
yanqui.
L’appuntamento per il concentramento è alle ore 15:00 in piazza
della Repubblica, mentre la fine del corteo è prevista a piazza Navona.
Al nostro arrivo in piazza, sono da poco passate le 15:30, la
stessa non appare eccessivamente presidiata: saranno circa 25-30 mila i
presenti, ma ci si rende conto nell’immediato che all’appello mancano
moltissime realtà del nord Italia che hanno scelto di scendere a Roma con i treni.
Si scoprirà più tardi che Trenitalia, in combutta con il governo
di Ciccio Papero, ha fatto qualunque cosa pur di impedire la riuscita di questo
appuntamento, fallendo clamorosamente l’obiettivo
nonostante i ritardi astronomici con i quali ha istradato i convogli diretti a
Roma. In piazza, pronti a partire, si
trovano: gli anarchici del FAI; i vicentini del Presidio permanente NO Dal
Molin; gli immancabili NO TAV; un bel gruppo di artisti di strada;
Proletari Comunisti e la sua organizzazione giovanile Red Block;
il PMLI; i Carc (ai quali sarà affidato il compito di chiudere il corteo); il
PCL, di Marco Ferrando, che si presenta in forze; la Sinistra Critica di Rc-Se,
con il senatore Franco Turigliatto in prima fila insieme all’altro senatore
dissidente Fernando Rossi (ex PdCI) che porta un cartello dedicato al
vicepresidente del consiglio dei ministri Baffetto da Gallipoli: “D’Alema non
siamo tutti nella stessa barca”; i Giovani Comunisti; il Partito Umanista; un
agguerrito “Spezzone studentesco” con tanto di camion; le Donne in Nero; i
Filippini contro la guerra; tantissimi esponenti dei centri sociali del centro
sud Italia.
Nel corso dello svolgimento del corteo, del tutto pacifico fino a
pochi metri dalla meta finale, le file dello stesso si ingrossano per l’entrata
delle realtà del nord Italia, e la visione dello stesso si fa impressionante,
dal punto di vista della quantità di partecipanti. Giunti in corso Vittorio Emanuele II, mentre la testa del corteo
confluisce nell’attigua piazza Navona, un gruppo di manifestanti si stacca dal
resto del corteo per assaltare un paio di vetrine e conseguentemente scontrarsi
con le “forze dell’ordine”; tale manovra ha un duplice effetto immediato: la
reazione delle divise blu con il lancio di lacrimogeni verso la piazza, e lo
smascheramento dell’atteggiamento opportunista dei cosiddetti “disobbedienti”,
che si frappongono tra i manifestanti e quelli che loro considerano “proletari
in divisa” ed hanno l’effetto di fiancheggiare questi ultimi nel cercare di
contenere la furia dei manifestanti. Intorno
alle 20:00 si è conclusa la manifestazione, con l’evidente soddisfazione degli
organizzatori, sia per l’imponente numero di partecipanti, sia per il
vergognoso fallimento (le presenze si aggirano intorno alle 500 persone!) della
piazza allestita dalla sinistra governista con il palese tentativo di ‘rubare’
partecipanti al corteo e non disturbare eccessivamente Macchia Nera durante la
sua visita.
Quest’ultimo dato è sicuramente il più importante della giornata
poiché dimostra l’assoluta inconsistenza della “sinistra” governista, incapace
di raccogliere persino i propri iscritti: infatti molti di loro hanno sfilato
nel corteo disertando la piazza, dimostrando la sempre maggiore forza dell’autorganizzazione
nonché l’inutilità della “sinistra” istituzionale.