“Il potere logora chi non ce l’ha”, ama affermare Belzebù - al
secolo il Sen. Giulio Andreotti; al momento, però, sarebbe il caso di affermare
il contrario, viste le reazioni che ha suscitato, nel resto della cosiddetta “sinistra
radicale”, la dichiarazione dell’On.Oliviero Diliberto - ribadita dal
responsabile del Dipartimento esteri, e On.del PdCI, Severino Galante alla Camera
durante l’audizione del ministro della Difesa, Arturo Parisi, circa la vicenda
dei due ufficiali dei servizi segretri italiani rapiti in Afghanistan sabato 22
settembre e liberati il lunedì successivo, davanti ad una folla di ben 37
deputati su 630 (fonte “L’Unità” di martedì 25 settembre) - circa l’opportunità
di ritirare immediatamente il contingente italiano a seguito del suo sempre
maggior coinvolgimento nel conflitto. Nel resto della cosiddetta “sinistra
radicale” - esclusi i senatori ‘dissenzienti’ Fosco Giannini, Claudio Grassi e Fernando
Rossi - è stata tutta una gara tra chi si voleva distinguere maggiormente dalle
parole degli esponenti del PdCI.
Sd, per bocca del ministro dell’Università Fabio Mussi, ha definito
<inopportune» le parole del professore cagliaritano; i Verdi, attraverso il
loro capogruppo alla Camera Angelo Bonelli, hanno stigmatizzato come «estremismo
verbale» le parole dell’avvocato sardo; Rc-Se, dal canto suo, ha dichiarato -
tramite la capogruppo in commissione Difesa Elettra Deiana - che <l’obiettivo,
quando ci sarà il decreto di rifinanziamento, è un cambiamento nella nostra missione:
dobbiamo mandare carabinieri e forze di polizia, non militari, e ripensare la
collocazione dei nostri soldati in Enduring Freedom».
Durante i cinque anni di governo del Nano di Arcore tutta la cosiddetta
“sinistra radicale” ha sempre votato contro il rifinanziamento della missione
afghana, chiedendo ben 16 volte il rientro delle truppe: ora che al governo c’è
il “Mortadella”, rigira la frittata senza un minimo di vergogna. Giorni fa Diliberto ha dichiarato «superate
le ragioni della divisione» da Rifondazione nel 1998: aveva parlato troppo
presto.
Stefano Ghio
Torino, 25 settembre 2007