PERU’

NOTIZIE SUL PROCESSO AL PRESIDENTE GONZALO E AI COMPAGNI PRIGIONIERI AL CALLAO E AD ALTRI DIRIGENTI DEL PARTITO COMUNISTA DEL PERU’

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[1. traduzione dallo spagnolo da Un mundo que ganar, n.30-2004, 2. estratto dal servizio apparso su  proletari comunisti n.24, ottobre 2004 Reportage contro silenzi e menzogne sulla guerra popolare, di Silvano Ceccoli, 3. traduzione dal francese da Le drapeau rouge, n.53, novembre 2004, 4. comunicato del Movimento Popolare Perù, novembre 2004, da Rivoluzione n.31, novembre 2004

(le note del traduttore e curatore sono tra parentesi quadre)

 

 

 

  1. GIUSTIZIA ‘DOPPIA’: NUOVO PROCESO AL PRESIDENTE GONZALO

traduzione dallo spagnolo da Un mundo que ganar, n.30-2004

[Era] previsto per il marzo del 2004 un nuovo processo per il Presidente Gonzalo (Abimael Guzmán) ed altri dirigenti e membri del Partito Comunista del Perù (PCP). Il governo peruviano non sta effettuando nuovi processi per coloro che ha tenuto prigionieri per 13 anni, allo scopo di fare giustizia, se non per commettere nuove ingiustizie.  Il governo ed il suo principale padrone, gli Stati Uniti, useranno il processo per allentare l’attenzione sui propri crimini, giudicare la ribellione stessa e seminare confusione e demoralizzazione tra la gente con simpatie rivoluzionarie.

Sperano che dopo anni di isolamento della vita collettiva del Partito e delle profonde radici nel popolo, alcuni prigionieri abbiano perduto l’orientamento rivoluzionario e siano suscettibili alle manipolazioni. Per analizzare il nuovo processo e lottare contro ciò che i reazionari governativi del Perù e del mondo vogliono ottenere: è molto importante non perdere di vista mai un fatto centrale: gli obiettivi e gli atti per cui processeranno il Presidente Gonzalo e gli altri.

Nel 1980, sotto la direzione del Presidente Gonzalo, i membri ed i simpatizzanti del PCP dettero inizio all’arduo processo di coscientizzare ed organizzare in una ribellione armata i dimenticati e disprezzati contadini poveri ed altri settori che in tempi normali non hanno voce. Grazie al fatto che i maoisti si appoggiarono sul popolo stesso, la guerra popolare iniziò con relativamente poche persone, un po’ alla volta crebbe come un torrente, una ribellione di massa con appoggio e partecipazione di milioni di peruviani. L’America Latina non aveva mai visto qualcosa del genere. Il mondo intero è stato testimone di molti pochi esempi di una guerra simile.  Battaglioni di poveri lottavano contro i loro diretti oppressori e lo Stato che li rappresenta e contro l’imperialismo mondiale, puntando ad emanciparsi da sé stessi come parte della rivoluzione mondiale per emancipare l’umanità da ogni forma di oppressione, sfruttamento e disuguaglianza fino a giungere al comunismo, una società mondiale senza classi.  Si trasformarono in una luminosa torcia di lotta, conquistando appoggio dei popoli di ogni parte,  portando grande prestigio al maoismo e aiutando l’inizio e la preparazione di nuove guerre popolari.

Questo “mega giudizio”, come la stampa peruviana lo ha descritto, è il risultato di un errore della Corte Costituzionale del Perù che derogò alcuni aspetti dei decreti presidenziali “antiterroristi” che autorizzavano i tribunali militari segreti con giudici “senza volto” che funzionavano sotto il discreditato ex-presidente, Alberto Fujimori, ora fuggito per le accuse di corruzione.  Il suo successore, Alejandro Toledo, nello sforzo di prendere le distanze dal decennio del terrore portato a capo per decreto personale di Fujimori, ebbe da accettare il fatto dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani del Costa Rica nel senso che i processi erano contrari al diritto internazionale. Così, le Corti hanno decretato nuovi processi per 1.136 persone condannate da giudici “senza volto” e per 295 catturati per “tradimento della patria” processati da tribunali militari segreti.

La Costituzione peruviana proibisce una condanna perpetua senza possibilità di liberazione. Da molto, proibisce la pena di morte, quantunque le forze armate abbiano assassinato prigionieri indifesi (come in vari massacri carcerari) [alcuni attuati dopo combattimenti tra prigionieri in rivolta ed esercito, come il 19 giugno 1986] e lo stesso Fujimori abbia pianificato l’assassinio del Presidente Gonzalo senza processo dopo la sua cattura nel settembre 1992.  Un forte movimento internazionale per “muovere cielo e terra per difendere la vita del Presidente Gonzalo”, fu un fattore che lo impedì. Tre ufficiali navali incappucciati condannarono il Presidente Gonzalo all’ergastolo in un giudizio farsa.  Al suo avvocato comminarono la stessa condanna.  Fujimori si vantò che la prigione sotterranea era una “tomba” dalla quale il dirigente del PCP non sarebbe uscito vivo. [Andò anche all’ONU a mentire spudoratamente asserendo che la pace con il PCP era cosa fatta dopo alcune false lettere di pace del compagno]. 

Ora, Toledo segue lo stesso piano.

Quantunque abbiano assolto alcuni dei cento prigionieri che hanno avuto nuovi processi,  la stampa peruviana non ha espresso alcun dubbio del fatto che nel nuovo processo di marzo condanneranno gli undici. L’unica cosa che resta da discutere è la sentenza: 25 anni a partire dal nuovo processo o la condanna all’ergastolo con una udienza davanti ad un giudice in 35 anni [si riferisce alla fondazione del Partito dopo una lotta ideologica di rottura con il revisionismo alla metà degli anni sessanta].  Propongono che il Presidente Gonzalo e gli altri dirigenti non escano vivi dalla cattività. Il processo si va ad istruire nella prigione militare del Callao [base militare navale vicino alla capitale Lima] dove hanno mantenuto prigioniero il Presidente Gonzalo ed altri dirigenti del PCP.

Realizzarono il processo del Presidente Gonzalo nel 1992 con tanta arroganza e disprezzo verso il sistema di diritto, che il processo durò solo poche ore e non rivelarono le accuse. Ora, li accusano di azioni armate sin dall’inizio della Guerra Popolare nel 1980 fino al giorno in cui catturarono il Presidente del PCP [ed] altri dirigenti.  Le 11 persone che processeranno saranno accusate di essere responsabili di queste azioni come dirigenti del Partito o di averle compiute direttamente.

I loro nomi sono:  Presidente Gonzalo, Compagna Miriam (Elena Iparaguirre), Zénon Vargas Càrdenas, Martha Huatay, Carlos Incháustegui, Laura Zambrano, Elvia Zanabría, Nancy Ruiz, Roberto Pizzarro, Carmen Carhuapoma e Maritza Garrido Lecca. Anche il Compagno Feliciano (Oscar Ramirez Durand), che si responsabilizzò nella guida del PCP dopo l’arresto del  Presidente Gonzalo e fino alla sua stessa cattura, è prigioniero al Callao.

Quantunque la stampa di Lima non abbia detto che figura tra gli accusati nel processo di marzo, i commentaristi reazionari hanno espresso la speranza che si usino le contraddizioni non confermate tra il Compagno Feliciano ed il Presidente Gonzalo per trasformare il processo in un brutto spettacolo e portare danno alla rivoluzione. [In questa tattica controrivoluzionaria si ravvisano, come altrove nella strategia di fondo della controrivoluzione in Perù, degli elementi provenienti dalla strategia controrivoluzionaria adottata in Italia nelle farse processuali e nelle speculazioni giornalistiche tese sempre a trovare delle figure su cui creare disorientamento al popolo; del resto le più fetide carceri speciali peruviane sono state progettate anche con l’ausilio dell’arma dei carabinieri italiana].

L’orientamento fondamentale è: se si vuole parlare di una giustizia autentica, gli uomini e le donne che diressero la lotta contro l’oppressivo sistema sociale e la dominazione yankee, saranno liberi e i governanti peruviani, responsabili di tutte le intollerabili ingiustizie, saranno sul banco degli accusati [ciò che, non a caso limitatamente a reati finanziari, a parte per l’ex presidente del consiglio Andreotti, condannato e poi assolto in un ben contenuto procedimento, e per molto breve e contenuto tempo, hanno fatto in Italia allo scopo di contenere la situazione sociale venutasi a creare dopo la caduta del revisionismo nei paesi già socialisti dell’Est Europa].

Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo cruciale armando e aiutando il governo peruviano nella guerra contro i contadini ed [il proletariato] che lottano per un futuro come esseri umani nel pieno senso della parola. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale appoggiarono senza riserve il governo di Fujimori, che ora tutto il mondo ammette aver armato una cospirazione criminale contro gli interessi del popolo peruviano. Il governo yankee difese energicamente Fujimori contro le critiche provenienti da tutto il mondo, quando questo concentrò tutto il potere nelle sue mani attraverso un “autogolpe” nel 1992 e si rifiutò di prendere le distanze dai “giudici senza volto”, dagli squadroni della morte e dalla campagna attuata contro la rivoluzione per farla finita attraverso il terrore. [All’epoca lo scandalo del massacro della Canuta fece notizia, ma fu solo uno dei moltissimi casi di massacri collettivi attuati dalle bande paramilitari affiliate all’esercito, contandosi in almeno 15-20.000 i morti e desaparecidos attribuibili alla reazione].  Oggi, la reazione internazionale dà lo stesso appoggio a Toledo […], che non giunse al potere attraverso un colpo di Stato militare. I nuovi giudizi hanno per oggetto il far sì che si dimentichi tutto questo. Però questi furono crimini che i peruviani e i popoli del mondo non erano disposti a dimenticare e perdonare.

Il Movimento rivoluzionario internazionalista, centro politico in embrione dei partiti comunisti maoisti del mondo, ha difeso il Presidente Gonzalo e gli altri prigionieri rivoluzionari di guerra e prigionieri rivoluzionari di guerra e prigionieri politici nel Perù, perché appoggia la Guerra Popolare della cui direzione questi Compagni sono accusati. L’unica cosa su cui si basano i nuovi processi è che “la rivoluzione stessa è un crimine”, principio contemplato dai governi del mondo di oggi.

Alla difesa della vita del Presidente Gonzalo si è impegnata molta gente in tutto il mondo, da importanti politici e difensori dei diritti umani, a uomini e donne amanti della giustizia, che non necessariamente concordano con la Guerra Popolare che il Presidente Gonzalo diresse o la politica e ideologia che questa rappresenta, ma che appoggiano appassionatamente la posizione assunta nel 1992 dal Comitato Internazionale di Emergenza per Difendere la Vita del dr.Abimael Guzmán [nel pressocché totale disinteresse della sinistra ufficiale italiana, tifosa di parte dei soluzionisti opportunisti e nemici della rivoluzione del “MRTA”, che ha avallato le peggiori mistificazioni e denigrazioni interessate contro la Guerra Popolare arrivando anche a legittimare lo stesso Fujimori quando era “presidente”]: “Qualsiasi sia la sua affiliazione politica, nessun osservatore informato e franco può negare che il dr.Abimael Guzmán sia il riconosciuto dirigente di milioni di contadini, operai studenti, intellettuali e di molti altri peruviani. In alcun modo si può dire che la guerra che ha diretto per più 12 anni è “terrorismo”.  Non si può negare che l’esercito ha catturato il dirigente di un partito e di un esercito rivoluzionario.  Il dr.Abimael Guzmán si merita il più ampio appoggio di cui hanno goduto tutti i prigionieri nemici dell’imperialismo e dei governi reazionari”.

All’inizio, i nuovi processi saranno una rifrittura di quelli del 1992: una farsa della giustizia.

[Per comprendere questo, basti pensare che nel conflitto rivoluzionario in Perù dal 1980, per quanto riguarda la organizzazione principe della Guerra Popolare, sono state centinaia di migliaia le azioni armate del popolo nel conflitto con lo Stato, ed ancora oggi sono numerose centinaia gli scontri armati e le azioni militari dell’Esercito Popolare di Liberazione che ogni anno si svolgono nella guerra di movimento delle forze rivoluzionarie, sulle quali la censura politica internazionale opera interessatamente; in questo ambito, poche ore necessariamente bastarono per processare POLITICAMENTE il Presidente Gonzalo e gli altri dirigenti del PCP, da parte di una Corte che negò il diritto alla difesa a tutti gli avvocati che si presentarono per difendere il compagno Guzmán, fino ad arrestarne e catturarne l’ultimo, all’ergastolo, per ciò solo, e il tutto allo scopo di negare VISIBILITA’ politica internazionale all’evento, dopo lo scotto pagato dall’imperialismo con il magistrale discorso dietro la gabbia nel quartier generale della polizia antiterrorista a Lima: un trattamento ben diverso da quello subito dai prigionieri della guerriglia in Italia].

Nessuno che si sia scandalizzato per la ingiustizia di questo argomento, può accettare che si proibisca al Presidente Gonzalo ed agli altri prigionieri di esprimere in pubblico i loro punti di vista.

Il 24 settembre 1992, quando Fujimori cercò di umiliare il Presidente Gonzalo davanti alla stampa internazionale, egli fece volare i dadi, tenendo il famoso discorso nella gabbia. Disse che la rivoluzione peruviana continuerà nel sentiero della Guerra Popolare indipendentemente dal “tornante sul percorso” (vedere il testo integrale del discorso in www.awtw.org  o in A world to win – Un mundo que ganar n°18/1992). Nel 1993, Fujimori proclamò che il Presidente Gonzalo e la Compagna Miriam aveva cambiato la posizione e firmato una carta che sollecitava un accordo di pace.  [Tacendo peraltro il dato storico che i dirigenti del Partito una volta catturati decadono dalle loro funzioni, e cercando di azzerare l’importanza trascendentale del pensiero gonzalo, arman del popolo, co-identificandola con la persona del Presidente Gonzalo stesso, e questo a prescindere dalla falsità oggettiva, che avrebbe necessariamente portato il governo a gestirsi la immagine di Abimael Guzmán in maniera ben diversa ed in diretta televisiva].

Sorse una Linea Opportunista di Destra (LOD) nel Partito, che sosteneva che a causa della cattura del Presidente Gonzalo i rivoluzionari avrebbero dovuto abbandonare la Guerra Popolare e sciogliere il suo esercito ed i Comitati Popolari [le Basi di Appoggio] che con i contadini mantenevano il potere politico in gran parte delle zone rurali.

Il Comitato Centrale del PCP denunciò la LOD ed annunciò che il governo di Fujimori aveva ordito una montatura attribuendo l’ “accordo di pace” al Presidente Gonzalo. [Per quanto di diversa impostazione la guerriglia nella metropoli imperialista e la Guerra Popolare in Italia, è interessante notare che, rispetto alla simile gestione istituzionale italiana della “soluzione politica” del 1987, la montatura peruviana ed internazionale del 1992 aveva un’ambizione in più, diffamatoria profondamente dello stesso Presidente che avrebbe proposto la “pace”; solo questo la dice lunga, ma non è tutto: mentre il Italia apparvero in discorsi registrati con un giornalista riconosciuto per la sua imparzialità nell’informazione, in lunghe trasmissioni nelle quali ex militanti delle Brigate rosse e di altre organizzazioni discettavano della fine della guerriglia proprio mentre in pochi mesi erano avvenuti due significativi attacchi della stessa a Roma, in Perù la montatura avveniva mentre gli attacchi erano nell’ordine delle decine ogni giorno, tanto che solo nel dicembre 1993, due mesi dopo l’inizio di questa montatura, si erano avute una quindicina di azioni con autobomba nella sola Lima; altresì va detto che come in Italia nel 1987 si silenziava il contenuto dei documenti di rivendicazione di queste azioni guerrigliere, altrettanto nel 1993 in Perù si cercò di tenere sotto silenzio a livello internazionale il comunicato del Comitato centrale del PCP che denunciava questa montatura, poche settimane prima addirittura della farsesca pagliacciata del boia Fujimori a New York, alle Nazioni Unite].

Il movimento internazionale in difesa della vita del Presidente Gonzalo, che tra le altre cose inviò sette –7- delegazioni internazionali a Lima in un decennio, [per cercare di visitare il Presidente Gonzalo, che va ricordato in 12 anni non ha effettuato come gli altri militanti del PCP e diversamente da altri, alcun colloquio con familiari o avvocati al Callao] si è dedicato a chiedere che il Presidente Gonzalo, il  Compagno Feliciano e gli altri prigionieri politici e prigionieri di guerra  possano incontrare avvocati parenti ed amici e i media internazionali affinché possano esprimere liberamente i propri punti di vista. Il governo ha impedito severamente il loro contatto con il mondo esterno.

È possibile che il governo di Toledo [al potere dal 2001] continui [ancora] la politica di isolamento del Presidente Gonzalo e degli altri prigionieri. Le nuove leggi permettono che lo Stato proibisca apparecchi video e sonori nei processi.  In alcuni nuovi processi di altri rivoluzionari nell’ultimo anno, solo i reporter poterono prendere appunti [quale notevole innovazione !].  Così, vogliono impedire che si vada ciò che accade e tenere nel silenzio i prigionieri, perché questi non esprimano pubblicamente i loro obiettivi in pubblico. È intollerabile che mantengono incarcerato il Presidente Gonzalo e gli altri prigionieri, gli si permetta di controllare e manipolare il contatto con il mondo esterno. L’assenza della possibilità di assistere al processo per il pubblico dimostra che l’unico proposito dei nuovi processi è quello di giustificare la natura criminale dei processi precedenti. [Anche qui possiamo apprezzare una differenza con la sia pur fascista giustizia emergenziale nazionale, che non tocca però i livelli raggiunti per la profondità del processo rivoluzionario, il più maturo al mondo prima del sorgere della Guerra Popolare in Nepal, e della forza assunta dalla Guerra Popolare in Perù, rispetto alla situazioncina italiana, sia pur pesante per i compagni ed in prigionieri].

D’accordo con il quotidiano limeño La Republica, l’attuale avvocato del Presidente Gonzalo non pensa di impegnarsi nel nuovo processo. Il popolo deve continuare la difesa del Presidente Gonzalo e degli altri dirigenti prigionieri contro le accusa che i reazionari stanno portando loro contro.  Non importa ciò che accade nel processo, il Presidente Gonzalo si deve permettere di esporre i propri punti di vista liberamente e pubblicamente.

Ciò che è in gioco nel processo non è solo il come le masse interpretano il passato ma quello che faranno in futuro, in particolare, se si giustifica la ribellione contro l’oppressione.

 

 

2. DAL REPORTAGE CONTRO SILENZI E MENZOGNE SULLA GUERRA POPOLARE

… proprio mentre il regime tenta di riprocessare la guida della rivoluzione peruviana, il Presidente Gonzalo, negando la richiesta della presentazione pubblica, in persona e in diretta davanti alla stampa e alle TV nazionali e internazionali e che possa parlare.

(di Silvano Ceccoli)

estratto dal servizio apparso su  proletari comunisti n.24, ottobre 2004 Reportage contro silenzi e menzogne sulla guerra popolare

“La situazione socio-politica ed economica del Perù, nel corso del 2004, è peggiorata notevolmente rispetto agli ultimi anni. In momenti diversi e con motivazioni differenti, intere popolazioni dell’interno del paese sono insorte violentemente contro il potere centrale e contro l’attuale governo Toledo, già dilaniato e profondamente delegittimato da una lunga serie di scandali e casi di corruzione, in cui sono coinvolti non solo uomini del suo entourage, ma lo stesso presidente in persona. (…) L’assiduo e costante lavoro politico sotterraneo di decine e decine di militanti e quadri del Partito Comunista del Perù (PCP), noto sulla stampa come Sendero Luminoso, ha saputo trasformare le giustificate manifestazioni di protesta popolare e di rivendicazioni salariali in momenti di acuta lotta di classe. Esistono strutture politiche popolari di base per organizzare le proteste in maniera da tener testa alla feroce repressione delle forze dell’ordine. Il PCP con la guerra popolare dà una speranza e uno sbocco politico alle aspirazioni delle masse povere del Perù, mostrando con l’esempio pratico della lotta che è l’unica via per sbarazzarsi di un regime politico, corrotto e asservito all’imperialismo.  (…)  [per] la stampa peruviana nell’azione coordinata e ben preparata con cui si sono mosse le rivolte aymara, per la loro fermezza e determinazione a portare sino in fondo le lotte, fino all’ottenimento di una parte delle loro rivendicazioni, ha visto la lunga mano del PCP. (…)  Ripresa delle azioni della guerriglia maoista. (…)  Il 23 giugno 2004, una colonna di circa 70 guerriglieri prende d’assalto la base militare di Cangari, nella provincia di Huanta, dipartimento di Ayacucho. Nello scontro a fuoco, durato circa mezz’ora fu ucciso il soldato Peter Vasquez Chavez. Per dare sostegno alle tesi del regime circa le divisioni che vi sarebbero all’interno della dirigenza senderista vengono mostrati dei reportage sulle varie televisioni del regime, in cui si fanno parlare” [“] “guerriglieri incappucciati [”] che sostengono grosso modo ciò che il regime vuole che si creda.”

[Tattica di disinformazione interna alla guerra sporca di bassa intensità usata anche in Italia nel 1978 con l’intervista fatta dai carabinieri ad un falso comunista combattente che si dimostrava un isolato che andava a puttane non frequentava nessuno e andava al cinema porno di sera, pubblicata da Panorama, ma in Perù è molto più frequente anche con false copie di El diario, giornale noto in Perù finchè non dovette emigrare il direttore dopo l’assassinio di una sua compagna e collega, per l’intervista al Presidente Gonzalo del 1988; questa tattica in Perù è molto più frequente specie da quando la L.O.D. ha iniziato a svilupparsi nel 1994 con pentiti e falsi appelli alla pace, ed è per questo che l’EPL spesso opera delle azioni selettive contro traditori del movimento rivoluzionario; questa tattica è stata possibilitata anche dalle manfrine del MRTA che nel 1990 portò avanti un progetto di soluzione politica e che negli stessi anni si scontrò numerose volte con le basi liberate del EPL nonché con il suo atteggiamento nel 1996-1997 di chiedere solo la liberazione dei suoi prigionieri cercando di estendere al Perù l’involuzione anti-guerriglia e soluzionista iniziata dai tupamaros uruguayani, oggi riassorbiti dal sistema, e da settori della guerriglia europea; l’unico dirigente di un movimento del Tricontinente, Palestina esclusa, che abbia espresso sostegno alla guerriglia comunista in Europa è stato appunto il Presidente Gonzalo nella sua intervista del 1988]

“L’unica cosa vera, tra le tante notizie diffuse nel mese di Giugno, circa” [l’Esercito Popolare di Liberazione]  “è  la notizia che la regione del fiume Ene non è accessibile all’esercito peruviano. Che Sendero si sia rinforzato negli ultimi anni lo dimostrano i pochissimi dati trapelati dalla stampa peruviana” [che sino ad alcuni anni fa invece poteva contare anche sugli annuali rapporti pubblici dell’Esercito] “Esteban Quispe, presidente del ‘Consiglio Regionale dei Comitati di Autodifesa della provincia di Ayacucho’, ha affermato, in una conferenza stampa, che sulle alture attorno alla città di Ayacucho l’esercito guerrigliero conta circa 1.500 soldati, tutti ben preparati e dotati di un armamento modernissimo.”

“Nel mese di Giugno 2004 molti ronderos” [paramilitari] “a cui il governo ha fumigato i loro piccoli raccolti di coca e che non dà un adeguato armamento per far fronte alla guerriglia maoista ora passata all’offensiva, decidono di passare dalla parte della guerra popolare in blocco. È un duro colpo per il regime,  in quanto viene ad incrinarsi un piccolo sostegno popolare alla sua politica repressiva ed è la dimostrazione di una ripresa in larga scala della guerriglia maoista.”

“Nei mesi di Giugno e Luglio 2004 anche il mondo del lavoro peruviano è stato sconvolto da numerose proteste e imponenti manifestazioni contro il governo, in cui si richiedevano aumenti salariali, piena occupazione e pieno ripristino dei diritti dei lavoratori che erano stati aboliti o limitati sotto la dittatura di Fujimori, ma che, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale da Toledo, non sono stati più ripristinati.” (…) “una lunga serie di scioperi nel mondo del lavoro, che hanno contribuito a gettare il paese nel caos, già percorso da forti ribellioni delle comunità interne, oltre alla dura guerra popolare che si combatte ogni giorno in vaste zone del paese.  I primi ad iniziare questa lunga serie di scioperi e proteste sono stati i 280.000 insegnanti del Perù. Ben presto alle proteste del mondo della scuola che rivendicava, tra le altre cose, adeguati aumenti salariali e una adeguata politica economica per le esigenze dalla fasce più deboli della popolazione, si sono aggiunti altri settori come la federazione dei cocaleros, i camionisti, i lavoratori del settore giudiziario, i 37.000 lavoratori della sanità pubblica” [che non sono molti su 25 milioni circa di abitanti specie se si consideri che moltissimi di loro sono nelle grandi città al servizio dei ricchi] “e molti operai delle fabbriche della capitale. Blocchi stradali, cortei, scontri con le forze dell’ordine, occupazioni di scuole e uffici governativi divennero all’ordine del giorno.”

“Nel frattempo esplodevano due grossi scandali” [cosa che in Italia è oramai vietata dalla magistratura stessa che calmiera i suoi interventi affinchè non sconquassino le opinioni della gente portandola alla rivoluzione] “in cui era coinvolto di persona lo stesso presidente Toledo: l’affare Bavaria e lo scandalo delle firme false.” (…)  “I disordini più grandi si ebbero ad Ayacucho, giovedì 1° luglio 2004, con 40 feriti e 30 arresti. Alle vivaci proteste degli insegnanti, sloggiati con la forza dalla polizia dagli uffici del provveditorato agli studi occupato da giorni, si è unito spontaneamente il popolo chiamato in piazza dal “Fronte Regionale di Difesa di Ayacucho”, tra i cui capi e nelle cui fila operano attivamente molti militanti del PCP. Gli scontri di Ayacucho, che sono durati oltre 10 ore e hanno messo a ferro e fuoco tutto il centro urbano, hanno avuto una largo eco sulla stampa peruviana.”

“Di fronte a questa escalation di proteste popolari violente, la opposizione parlamentare e le forze della sinistra ufficiale, sindacato CGTP in testa, proclamando lo sciopero del 14 luglio, hanno cercato di riprendere l’iniziativa, vedendo che la situazione stava loro sfuggendo di mano. Si prospettava il serio rischio che le proteste popolari potessero essere egemonizzate dal PCP, la cui presenza organizzata è accertata da più parti nelle manifestazioni di quei giorni, quando non ne è il promotore, attraverso organismi generati.”  (…)  “Alla prova dei fatti lo sciopero del 14 luglio 2004 si rivelò sterile politicamente e procurò molta delusione fra le masse peruviane, un motivo in più per molti per aderire alla politica del PCP, che dice basta con questi inganni e, attraverso la guerra popolare, prospetta una via di riscatto per il popolo peruviano.”

“Nella seconda metà di luglio del 2004 di fronte al dilagare in tutto il Perù della protesta sociale, Toledo consigliato dai suoi amici dell’Ambasciata USA a Lima e dalla parte più retriva della borghesia oligarchica peruviana, cercò di soffocare la lotta del popolo dichiarando lo stato d’emergenza per tutto il territorio nazionale” (…) [come mai era arrivato a fare in 24 anni di guerra popolare, che veniva proclamato stato per stato fino in una ventina delle 25 regioni] “La dichiarazione dello stato di emergenza da parte di Toledo, come già fece un anno fa di fronte al dilagare delle proteste popolari e alla grande ripresa della guerra popolare del PCP, testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, l’incapacità e la debolezza del governo di Toledo a far fronte alla guerra popolare. Le lotte di questi ultimi mesi estivi mostrano che in Perù il popolo esige che siano risolti i gravissimi problemi socio-economici e non confida più nella classe politica dominante, ogni giorno sempre più delegittimata, coinvolta in mille atti di corruzione, lontana anni luce dai problemi di sopravvivenza di un popolo alla fame e privo dei più elementari diritti. All’inizio del suo mandato, Toledo era riuscito, illudendo l’opinione pubblica di migliorare tutto, a instaurare una sorta di regime fujimorista, senza Fujimori e Montesinos, con minore apporto dell’apparato militare, ma sostanzialmente un regime funzionale all’arricchimento illecito di imprese straniere rapaci, pronte a sfruttare a proprio vantaggio il disumano basso costo della manodopera peruviana, in uno stato in cui non esistono più i diritti del lavoro. Ora però (…)  Toledo sta perdendo credibilità nel paese, e allora la classe oligarchica dominante sta faticosamente cercando di prendere le distanze e di sbarazzarsi di lui, per mettere sul seggio presidenziale un personaggio più affidabile. Mentre in parlamento si vive un clima da “si salvi chi può”,  mentre Toledo a denti stretti si è visto costretto ad autorizzare la magistratura a ficcare il naso sui conti correnti bancari suoi e di sua moglie,” [Tipico problema dei dittatori latinoamericani, in quanto il peso della religione cattolica è molto maggiore in America Latina che in italia, dove invece l’ipocrisia del potere permette molti più maneggi alle consorti] “in quanto entrambi sono sospettati di corruzione per casi diversi, in uno dei paesi con il 54% della sua popolazione che vive in estrema povertà, continua ogni giorno di più la lotta del Partito Comunista del Perù, per riscattare le masse impoverite e represse e aprire una speranza di cambiamento nella vita di milioni di esseri umani, sino ad oggi relegati al margine della società e della storia” [, meno che nella partecipazione alla Guerra Popolare.]

 

 

 

 

3. APERTURA DEL PROCESSO AD ABIMAEL GUZMAN:

LA GIUSTIZIA PERUVIANA IN ROTTA

traduzione dal francese da Le drapeau rouge, n.53, novembre 2004

 

Il governo e la giustizia peruviana le avevano cercate tutte  per uno spettacolo trionfante, offerto alla corte dei lacchè del potere: una sala d’udienza equipaggiata in maniera speciale, e sotto la alta protezione di 500 poliziotti per la circostanza, un’orda di giornalisti allarmati provenienti dal mondo intero, recatisi sul posto in autobus noleggiati da loro stessi, chiusi in una gabbia antiproiettile: tutto era pronto per il circo del momento alla Base Navale del Callao, laddove Abimael Guzman, presidente del Partito Comunista del Perù, è detenuto in isolamento completo da dodici anni.  Il nuovo processo di quello che si conosceva sotto il nome del Presidente Gonzalo e di diciassette altri dei suoi compagni poteva iniziare.  Da un anno, la Corte Suprema del Perù ha invalidato la condanna al carcere a vita sentenziata da un Tribunale militare di giudici senza volto nel 1992, dopo una parodia di processo. Questo giudizio apriva le porte al nuovo processo che doveva aprirsi il 5 novembre scorso.

All’inizio, si erano vietate le riprese all’interno del Tribunale. Ma il giudice, davanti alle proteste dei giornalisti isterici, a creduto bene di attenersi ai principi del diritto ed ha tolto il divieto, “perché la gente possa vedere la giustizia in azione”. Ebbene di azione, ne hanno vista ! Con un’ora di ritardo nello svolgersi del processo dovuto al disordine causato dai media peruviani, il giudice domanda di nuovo ai compagni di astenersi dal filmare. È allora che Abimael Guzman si alza, seguito dalla sua compagna e coimputata Elena Iparaguirre. Tutti e due” [con gli altri compagni e compagne] “alzano il pugno in aria e le loro voci fanno tacere l’aula di iene pietrificate per una cosa così audace” [ed inusitata in un paese in cui i processi erano svolti in segretezza e senza diritto ad un avvocato di fiducia fino a pochi anni fa] ““Viva il Partito Comunista del Perù ! Vive il marxismo-leninismo-maoismo !” gridavano insieme, seguiti da altri 4 loro compagni. “Gloria agli eroi del popolo e Lunga vita al popolo peruviano !”.  Il giudice ha anche levato l’udienza e la seduta ha avuto termine nel più perfetto disordine dopo appena 30 minuti dall’inizio.

Il resoconto che voi avete letto è tutto veramente accaduto ed è stato riportato dalla giornalista Elliot Gotkine, corrispondente della BBC a Lima, presente al processo. È una dimostrazione lampante della farsa della giustizia che c’è in questo momento in Perù. Allorchè il potere peruviano cerca di fare del dirigente del PCP una belva da circo, non si può che gioire d’aver veduto i carcerieri strozzati dal loro stesso gioco !  Dopo un tale inizio, bisognerà seguire da vicino un processo che inizia in tal modo insicuro per l’apparato giudiziario peruviano in piena rotta.

 

4. LA RIVOLUZIONE NON SI PROCESSA !

comunicato del Movimento Popolare Perù, novembre 2004, da Rivoluzione n.31, novembre 2004

 

All’inizio di questo mese è iniziato in Perù il processo-farsa contro Abimael Guzman, conosciuto e amato dalle masse oppresse peruviane come Presidente Gonzalo, guida e simbolo della guerra popolare contro il regime compradore e l’imperialismo.  Riportiamo gli stralci più significativivi del comunicato dei compagni del Movimento Popolare del Perù che esprimono una ferma e giusta condanna per questa nuova iniziativa controrivoluzionaria del governo del genocida Toledo che punta inutilmente, ancora una volta, a condannare la rivoluzione peruviana colpendo il suo massimo dirigente [infatti questo ruolo storicamente antitetico a quello di un prigioniero, è giustificato dall’esistenza e dalla assunzione popolare del suo pensiero politico, il pensamiento Gonzalo, analisi e progetto complessivo di liberazione della società peruviana coerentemente ai principi del marxismo-leninismo-maoismo ed agli strumenti della rivoluzione proletaria; oggi il livello di scontro è talmente alto ove si combattono guerre popolari, che laddove al popolo sembra invece  il contrario, ossia di non poter fare a meno del dirigente incarcerato, come in Palestina con i diversi casi del combattente Barghouti e del compagno Saadat nelle mani dei sionisti, o in Kurdistan con il combattente Oçalan nelle mani dei fascisti Turchi,  ciò dipende sia dall’amore che il popolo ha per i suoi capi caduti nelle mani del nemico, sia da fattori legati alla visibilità mediatica, la quale tuttavia è ingannevole dato che la parola, quando è presa dal prigioniero per invitare alla pacificazione, è sempre mediata e viziata dalla condizione di privazione e di violenza che si subisce, oltre che di scarsa conoscenza della realtà data dalla prigionia: ed è per questo che non contano nulla sul piano storico gli inviti alla soluzione politica quando vengono dal carcere, dato che avvengono con il baluginio della speranza nella liberazione; ma l’impossibilità del ruolo di direzione dal carcere è storicamente data anche da altri, del tutto ovvi, fattori]:

Il 5 Novembre il cosiddetto Potere Giudiziario del vecchio stato peruviano ha presentato come “iniziato” quello che chiamano “il primo giudizio orale contro la cupola di Sendero Luminoso capeggiata dal suo massimo leader”, il Presidente Gonzalo, “per il delitto di terrorismo contro lo Stato Peruviano”.

(…)

 (LA LIN DI SEPARAZIONE QUI SOTTO MI è STATA INSERITA DAI TORTURATORI CHE SI SONO DIMOSTRATI SPESSISSIMO RIVOLTI CONTRO IL POPOLO PALESTINESE E CONTRO IL PCP E CIA CHE MI SPORCANO IL COMPUTER LUNGO LE 24 ORE DI OGNI GIORNATA, poiché LA TORTURA CHE SUBISCO è TROPPO CONNESSA ALLA ATTIVITA’ SOLIDALE CON LA G.P.P. DA ESSERE CASUALE, COMO DENUNCIATO A PARTIRE DAL PRETE CARABINIERE BIELLESE SVIZZERO-SEBORGHESE IL CUI FRATELLO LAVORA IN SVIZZERA PER UNA INAZIONALE INFORMATICA FORNITRICE DELL’ESERCITO SIONISTA, E DALLA SPARIZIONE DI DOCUMENTI SULLA G.P.P. A BIELLA E LIVORNO N

 

 

Questa farsa del “giudizio” si è realizzata nel campo di concentramento della Base navale del Callao, dove il presidente Gonzalo è detenuto in massimo isolamento da dodici anni, con violazione di tutti i suoi diritti: privato del diritto alla difesa, con leggi e prove nulle, in una prigione militare, con giudici nominati espressamente per condannarlo, pagati dall’imperialismo tramite il cosiddetto “Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo”, controllati dalla Marina Militare del Perù sotto la direzione della CIA; e con un impostore al loro servizio, il topastro Fajardo, che si presenta falsamente come “difensore” del più importante prigioniero di guerra del mondo.

 [gli avvocati del Presidente Gonzalo hanno subito ogni genere di ritorsione, fino alla condanna all’ergastolo, che come in Italia con il concorso morale, non applicato però che in pochi casi, in Perù viene spesso comminato per la sola partecipazione ideale alla lotta]

Per questo reiteriamo il nostro rifiuto, condanna e ripudio a questo “nuovo giudizio” e a quanti possono essere ancora inscenati e a quante condanne si apprestano a prounciare.  Nessuno può negare che violano le norme più elementari del loro stesso ordine giuridico reazionario e del loro stesso diritto internazionale che calpestano quotidianamente; ma ciò che per noi è di fondamentale importanza è che pretendono di condannare il supremo diritto del proletariato e del popolo alla ribellione, a fare la rivoluzione mediante la guerra popolare, erigendosi loro, i veri genocidi, a giudici implacabili che difendono il marcio e caduco sistema di sfruttamento e di oppressione che domina il Perù e il mondo.

L’imperialismo, soprattutto yankee, sogna con questa sporca farsa di impedire il superamento definitivo del tornante sul cammino della guerra popolare e la conquista del Potere in tutto il paese; sogna d’impedire che il marxismo-leninismo-maoismo, s’imponga come unica guida e comando della nuova grande ondata della rivoluzione proletaria mondiale, come la terza, nuova e superiore tappa dell’ideologia del proletariato internazionale, così definitiva proprio dal Presidente Gonzalo (…).

Che sappiamo Toledo (…), le Forze Armate genocide, la gerarchia ecclessiastica, i giudici e i burocrati che appoggiano il genocidio, cos’ cme il loro grande burattinaio, l’imperialismo principalmente yankee, che rispondono della vita e della salute del nostro Presidente, e che se gli succederà qualcosa pagheranno con la vita e con tutto ciò che hanno di caro, costi quel che costi ! (…)

La vita del Presidente Gonzalo va difesa e si difende principalmente con la guerra popolare: salutiamo con giubilo rivoluzionario le azioni realizzate, molto opportunamente e in concomitanza col “processo”, dall’Esercito Popolare di Liberazione, diretto dal Partito Comunista del Perù. (…)

DIFENDERE LA VITA DEL PRESIDENTE GONZALO !

VIVA IL GLORIOSO PARTITO COMUNISTA DEL PERU’ !

LA GUERRA POPOLARE VINCERA’ INEVITABILMENTE !

Movimento Popolare del Perù,

novembre 2004

 

(a cura di Paolo Dorigo militante comunista prigioniero m-l-m carcere di Spoleto EIV 24-11-2004)