INSOLAZIONI |
Agosto, si sa, è il mese più caldo dell’anno,
quindi non sono infrequenti le insolazioni ed i colpi di calore; questa
premessa è doverosa per provare a capire quanto succede nella redazione
del quotidiano torinese “La Stampa”, e specificamente questa
considerazione va riferita all’edizione di lunedì 13 agosto
all’interno della quale si trovano due articoli - a firma Maurizio
Molinari a pagina 4 e Francesco Paci a pagina 6 - nei quali si notano
gli effetti del solleone. Nel primo, il corrispondente da New York analizza
a suo modo la vicenda della violazione del sito dell’Onu da parte di
tre ‘pirati dell’informatica’ - i quali, nel loro atto di
sabotaggio, hanno scritto <America e Israele uccidono i bambini>:
<La violazione del sito delle Nazioni unite, con una terminologia che
richiama il linguaggio di gruppi filoislamici e simpatizzanti del
terrorismo...>. Chi
sarebbero questi presunti “simpatizzanti dei terroristi”, il
Molinari (sarà mica parente del notorio fascista produttore
dell’omonima bevanda alcolica?) ce lo indica chiaramente quando
riprende - in grassetto per darne maggior risalto - la frase incriminata
<il linguaggio richiama quello utilizzato dai gruppi filoislamici o
dagli anarchici>: ecco servito un bel luogo comune, palesemente
falso, per il quale gli anarchici sono tutti terroristi; tutto fa brodo
per chi vuole additare qualunque genere di resistenza al falso progresso
propugnato dai capitalisti - si vedano a tal proposito le lotte contro
lo scempio ambientale prodotto dall’alta velocità che da sempre
vedono impegnato in prima fila il movimento anarchico - come terroristi
contrari alle magnifiche sorti e progressive del capitalismo. In questo caso, poi, l’equazione risulta ancora
più insultante, poiché è chiaro a tutti che il movimento anarchico
non ha alcun parallelismo con il filo-islamismo che il giornalista gli
accosta volutamente per screditare ulteriormente il movimento agli occhi
dell’opinione pubblica e, come conseguenza indiretta, spostare
l’asse del ragionamento dalla più che giusta protesta contro le
criminali politiche adottate dagli yanqui e dai loro fedeli sudditi
sionisti alla guerra di religione tra l’Occidente cristiano e
l’Oriente islamico. Lo scribacchino, poverello, dimentica un paio di
cose fondamentali - che forse è il caso di riassumere.
La guerra di religione è stata scatenata da Macchia Nera (George
Walker Bush) in risposta ai presunti attacchi alle Torri Gemelle
(presunti non perché non siano avvenuti, ma perché si ha il dubbio che
essi siano stati concordati tra il presidente yanqui e Osama bin Laden,
da sempre suo socio in affari, per poter attaccare liberamente l’Iraq
e l’Afghanistan) con il pretesto della caccia allo sceicco - in realtà
mai cercato seriamente, come dimostra lo smantellamento dell’unità
dei servizi segreti preposta in tal senso - e con il vero obiettivo di
sostituire due regimi (Saddam Hussein ed i Taliban) da qualche tempo
diventati troppo autonomi dalla sua politica, dopo che per decenni sono
stati foraggiati di denaro ed armi in funzione anticomunista. Il regime sionista, cane da guardia della
politica yanqui in quel crogiolo di razze e religioni che è il Medio
Oriente, non ha mai esitato ad uccidere donne, bambini, anziani pur di
mantenere la propria presunta superiorità nell’area mediorientale,
infischiandosene di qualunque risoluzione dell’Onu - e sono tante - le
intimasse di tornare nei confini assegnatile nel 1948.
A questo proposito entra in gioco il secondo articolo della
“Busjarda” - il nome popolare con il quale è conosciuto il
quotidiano torinese sin dai tempi del grande comunista
marxista-leninista sardo Antonio Gramsci che visse a Torino per alcuni
anni - che titola “Hamas chi? Israele
parla solo con Abu Mazen”: dal 1948 l’entità sionista dialoga
soltanto con chi è pronto ad assoggettarsi ai voleri suoi e degli
yanqui. Non è un caso che questi signori dialogassero
con Yasser Arafat (il quale peraltro, non appena decise che la misura
era colma e provò ad alzare la testa, venne avvelenato dai servizi
segreti dell’entità sionista) escludendo tutto il resto della
Resistenza palestinese, ed ora parlino con Abu Mazen, palesemente
prontissimo ad assecondare i loro voleri: secondo Ben Gurion ed i suoi
seguaci, solo chi si prostra davanti a loro e dimostra di servire gli
interessi loro e degli yanqui nella regione è degno di essere
ascoltato; infatti, il partito di ispirazione marxista Fronte Popolare
per la Liberazione della Palestina (FPLP) è fuori legge, ed i suoi
adepti sono perseguitati sia dai sionisti che dai nazionalisti
palestinesi. Non che l’FPLP
sia il partito del proletariato palestinese, che viene rappresentato per
la maggior parte dal movimento islamico Hamas e non da Al Fatah - il
gruppo di Abu Mazen - ma questa organizzazione deve essere guardata
dalle masse proletarie come il possibile embrione di una futura,
auspicabile, organizzazione comunista marxista-leninista che preparerà
le condizioni per una futura rivoluzione proletaria che ricaccerà
l’invasore sionista e farà della Palestina un paese socialista. Torino, 13 agosto 2007 |