E’ UFFICIALE: INGOIANO IL ROSPO!

Alla fine è arrivato il giorno tanto atteso: il Comitato politico nazionale (Cpn) di Rc-Se - il loro Comitato Centrale - svela i suoi reali progetti sulla questione della previdenza.

Ad annunciarli è Gennaro Migliore (si veda, a questo proposito, l’articolo a pagina 7 del “manifesto” del 17 luglio firmato da Sara Farolfi) che illustra la proposta di accordo che Rifondazione fa a Ciccio Papero: scalino a 58 anni «in particolare per i lavori che non sono gravosi» - esclusi i turnisti, gli operai alla catena di montaggio ed i lavoratori ‘a vincolo’, quelli che non possono scegliere da sé né l’orario di lavoro né la sua organizzazione - 3 anni di incentivi ‘veri’, poi la verifica e l’eventuale passaggio al sistema a quote.

Sino a qualche settimana fa l’(in)Fausto ed i suoi accoliti urlavano sicuri: «Via lo scalone, no agli scalini, no alla revisione dei coefficienti di rivalutazione delle pensioni», oggi - con il beneplacito dell’ex area di minoranza di Essere Comunisti (quella che fa capo all’ex tesoriere nazionale Claudio Grassi) che si è scissa dall’area dell’Ernesto (di cui fanno parte tuttora Fosco Giannini, Gianluigi Pegolo e Leonardo Masella) per rientrare nella maggioranza congressuale - di questa, apparentemente bellicosa, affermazione resta forse il no alla revisione dei coefficienti - o almeno così si suppone, visto che non se ne parla più - ma tutto il resto, come ampiamente previsto, viene cancellato con un colpo di spugna dal 90% dei componenti del Cpn (146 su 162) che si allinea alle scelte della segreteria.  Occorre segnalare, per rendere chiara a tutti la resa incondizionata della dirigenza rifondarola, una parte della relazione di Franco Giordano in cui il segretario, rivolgendosi al “Mortadella”, esclama: «i soldi per abolire lo scalone ci sono», salvo poi mettere ai voti un documento nel quale lo si fa passare, mascherandolo con lo scalino più incentivi e successiva verifica.

Non occorre certo essere dei veggenti per prevedere il risultato di tale manovra: dopo tre anni si andrà al sistema a quote, che consiste nella sommatoria degli anni anagrafici e di quelli contributivi.

Questo i soloni di via del Policlinico lo sanno già, ma tentano di continuare ad ingannare le masse facendo loro credere che si batteranno, fino in fondo - ma senza mai rischiare di far cadere il governo - per non far passare una controriforma voluta strenuamente dalla destra dell’Unione, ed in particolare dal Rospo Dini, che sono ormai settimane che imperversa sui giornali con i suoi diktat ultraliberisti.

Purtroppo per loro i proletari non sono stupidi quanto pensano, e non accetteranno di buon grado di avere a che fare ancora con questi servi sciocchi dei poteri forti.

Stefano Ghio

Torino, 17 luglio 2007