Il 23 luglio 1993 l’allora governo Amato, in combutta con le parti
sociali - sindacati confederali e Confindustria - fece la prima controriforma
del mercato del lavoro, con l’avvio della stagione della concertazione;
quattordici anni dopo, esattamente lo stesso giorno (a questo punto bisognerebbe
dichiararlo giorno di lutto nazionale per i lavoratori), il Mortadella
nazionale (senza offesa per l’ottimo insaccato) - insieme con i ministri TPS, Cesare
Damiano, Pierluigi Bersani ed Enrico Letta - presenta la sua ennesima
controriforma centrista che, proprio perché messa a punto soltanto da esponenti
del Pd, irrita molto la cosiddetta “sinistra radicale”, che si lamenta di
essere stata informata delle scelte effettuate solamente a cose fatte, cosa che
peraltro avviene regolarmente da quando si è formato questo esecutivo. Entriamo
nel merito delle questioni per comprendere meglio questo “Protocollo su
previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibile”
(questo il titolo del documento): per farlo ci avvaliamo dell’aiuto dell’articolo
di Antonio Sciotto a pagina 5 del “manifesto” del 24 luglio intitolato “Resta
il lavoro a progetto. Straordinari a tutto spiano”; inoltre, se non fosse
ancora abbastanza chiaro il segno di questa controriforma classista e fascista,
ci viene in aiuto il sommario: “Prodi fissa nuove regole per i contratti: tetto
ai rapporti a termine, ma non all’interinale. Decontribuiti secondo livello e
straordinari, confermati i cocoprò. Cgil contraria su più punti. Il Prc
scottato: «siamo stati esclusi»”.
Viene abolito il LAVORO A
CHIAMATA, e questa
è l’unica vera buona notizia, anche se va detto che questa forma di contratto
era rimasta pressocché inutilizzata, il che riduce sensibilmente la validità
della sua eliminazione; in ‘compenso’, però, sia la SOMMINISTRAZIONE
DI GRUPPO A TEMPO INDETERMINATO (il cosiddetto staff leasing) sia i
CONTRATTI DI INSERIMENTO (quelli che in Francia hanno provocato la rivolta dei giovani
delle banlieues) non vengono abrogati ma affidati ad un «tavolo di
consultazione tra le parti sociali»: stanti i rapporti di forza esistenti tra
le organizzazioni padronali ed i sindacati confederali, da sempre pronti ad
assecondarne le pretese, possiamo già anticipare che non verranno mai toccati. Per
quel che concerne la questione della DECONTRIBUZIONE DEGLI STRAORDINARI, i soloni del governo vogliono
portare a parificare i costi degli stessi a quelli degli orari normali di
lavoro: questo significa disincentivare i padroni ad assumere personale e, per
contro, ad aumentare lo sfruttamento dei lavoratori già presenti nelle aziende. Ma siccome al peggio non c’è mai fine, ecco
arrivare le scelte riguardanti i CONTRATTI A
TERMINE e gli INTERINALI. Per i primi si prevede, dopo 36
mesi di lavoro a termine presso la stessa azienda - anche se questi non fossero
consecutivi - l’obbligo del padrone, qualora volesse rinnovare il contratto a
tempo determinato, a recarsi presso la Direzione provinciale del lavoro per
giustificare la temporaneità dello stesso.
Va da sé che non cambierà nulla: qualche giustificazione verrà
trovata, oppure semplicemente il contratto non verrà più rinnovato, in quanto
il padrone si farà forte del fatto che il cosiddetto “esercito industriale di
riserva” - l’insieme dei disoccupati - è sempre più numeroso, e quindi potrà
assumere altro personale che non necessariamente dovrà essere inquadrato a
tempo indeterminato. I secondi restano invece liberi da qualunque vincolo, ma
il governo intende stanziare degli incentivi (al momento non quantificati) per
spingere all’assunzione a tempo indeterminato; c’è solo il ‘piccolo’ problema
che i soldi necessari per questi incentivi verrebbero presi dalle casse statali
e quindi sarebbero comunque soldi dei lavoratori che finirebbero nelle casse
dei padroni. Occorre respingere con forza questa nuova truffa ai danni dei
lavoratori e dei proletari in genere, volta soltanto ad arricchire sempre di
più i veri parassiti della società, coloro che vivono sulle spalle dei soli
produttori della ricchezza italiana: i lavoratori.
Stefano Ghio
Torino, 24 luglio 2007