Reggio Emilia, 10 dicembre 2006
Reggio Emilia: 200 operai in lotta per il contratto bloccano per due ore il casello autostradale scavalcando una dirigenza sindacale che non vuole vincere!
Un contratto per i metalmeccanici scaduto da altre un anno a cui si aggiunge l’arroganza degli industriali che per voce di Federmeccanica chiedono nuovi sacrifici sotto forma di flessibilità in cambio di qualche soldo. Quattro ore di sciopero per l’intera provincia per la mattinata e altre quattro da svolgere in maniera articolata in ogni fabbrica nel corso della settimana.
A Reggio Emilia la manifestazione indetta dai dirigenti Cgil, Cisl, Uil vede quattromila operai, molti dei quali organizzati con striscioni e bandiere della propria fabbrica, in un combattivo corteo. Dagli slogan e negli occhi degli operai emerge tutta la rabbia per una situazione ormai insostenibile, per una miseria crescente che giorno dopo giorno miete le condizioni dei lavoratori e delle proprie famiglie.
Si tratta di un corteo organizzato dai sindacati confederali e concordato con la questura, che avrebbe dovuto transitare nei pressi del casello autostradale e bloccare per un po’ una rotonda stradale adiacente. Questo secondo i burocrati sindacali, avrebbe dato visibilità alla lotta.
Partecipazione sicuramente riuscita, ma di fatto la cosa non è proprio andata come avevano preventivato tali signori.
Circa un migliaio di operai arrivati nei pressi del “presidio concordato” hanno forzato il blocco composto “forze dell’ordine” (al servizio dei padroni) e dai burocrati sindacali, tra cui componenti delle segreterie dei tre sindacati, che impediva di accedere al casello autostradale. E’ stato molto divertente e allo stesso tempo penoso vedere il segretario di Fiom/Cgil Guido Mora (noto liquidatore cittadino di operai comunisti), fianco a fianco con la celere, opporsi fisicamente e addirittura spintonare maldestramente (immagini mandate in onda anche dalle TV locali) gli operai che con forza spingevano per raggiungere il proprio obiettivo. Ma la forza e la rabbia dei lavoratori anche di fronte a questa situazione paradossale non può essere fermata e così oltre 200 operai riescono a sfondare e a bloccare il casello autostradale.
Tutto fermo, nessun mezzo può transitare a Reggio Emilia! Il blocco crea code lunghe oltre trenta chilometri fino a Parma.
Da questo momento inizia la trattativa. Ma la trattativa con chi?
Principalmente
con i burocrati sindacali, chiaramente spalleggiati dalla questura, che per
quasi due ore si affannano a convincere gli operai a togliere il blocco. Ci
dicono: (…)abbiamo raggiunto ciò che volevamo...abbiamo raggiunto il nostro
risultato ora togliete il blocco (…)avevamo concordato un'iniziativa diversa,
abbiamo organizzato noi il corteo, comprendiamo la vostra rabbia ma ora diciamo
di tornare a casa(…) la prossima volta non organizzeremo più un
iniziativa di questo tipo(…)
Ma gli operai resistono. Resistono alle lusinghe e alle menzogne dei signori del sindacato e delle “forze dell’ordine” che si affannano cercando di convincerli ad abbandonare la loro iniziativa di lotta.
Gli operai
rispondono con slogan, accendendo fuochi sull’asfalto e invitando i dirigenti
sindacali liquidatori ad andarsene: (…)signori sindacalisti provate a venire
in fabbrica a lavorare un po’…non abbiamo bisogno di chi ci usa solamente per
mettersi in mostra e si oppone alla nostra lotta! (…)la lotta e nostra e la
portiamo avanti noi... vogliamo il contratto e subito! (…)
Intanto giungono notizie dalle altre città: a Bologna gli operai in lotta hanno occupato la tangenziale, bloccata l’autostrada anche a Torino e a Bergamo. Sembra che la nostra iniziativa non sia l’unica. Bisogna resistere!
Si discute dell’opportunità di questa forma di protesa, tutti concordano che la lotta deve essere decisa dai lavoratori interessati. Coloro che non riescono ad arrivare a fine mese, gli operai, sono i soli a potere e dovere decidere come condurre la propria lotta per vincere.
Ma dopo circa un ora e mezzo la situazione diventa piano piano insostenibile. La questura fa pressioni perché si tolga il blocco, mentre i burocrati sindacali chiamano a raccolta i loro discepoli e danno indicazione diretta di richiamare fabbrica per fabbrica gli operai ribelli per sciogliere il blocco. In questo modo i pompieri sindacali riescono a rompere l’unità degli operai indisciplinati. Un ottantina di operai continua a resistere ma ormai il fuoco della ribellione, almeno per oggi, è spento. Le forze sono esigue per continuare: si decide di sciogliere il blocco.
Una giornata particolare di lotta per ottenere e difendere il diritto di poter condurre una vita dignitosa per noi e per le nostre famiglie.
Gli operai si sono espressi: la lotta deve essere portata avanti da chi vuole vincere, solo innalzando le forme di lotta fino a creare problemi di ordine pubblico è possibile portare avanti le proprie battaglie in maniera vittoriosa.
Le lotte
devono essere portate avanti da chi vuole vincere!
Niente sconti
ai padroni!
No a scambi
di salario con peggiori condizioni di lavoro!
Lottare per
fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
Comitati di
Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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