LA FORZA DELLE LETTERE: D.C.

Il 25 ottobre la magistratura italiana ha dato prova, per l’ennesima volta, di essere sottoposta agli ordini degli yanqui: il giudice della Corte d’Assise d’Appello ha deciso - ma sarebbe più preciso dire che ha obbedito agli ordini dei suoi padroni yanqui - che, per il caso Lozano, l’Italia non può giudicare il militare yanqui assassino per un difetto di giurisdizione.E’ una vergogna che il potere giudiziario italiano non possa far altro che obbedire ai diktat che arrivano da Washington D.C.: sin da subito Bush ed i suoi scherani hanno reclamato la totale impunità per il soldato assassino dell’agente segreto italiano Nicola Calipari, ucciso - probabilmente sotto l’effetto di droghe, ampiamente usate dagli yanqui in Iraq per ridurre gli effetti della fatica - il 4 marzo 2005 a Baghdad mentre stava riportando a casa la giornalista del “manifesto” Giuliana Sgrena appena liberata dopo 30 giorni passati nelle mani di una banda di rapitori. Anche dal mondo politico è venuta la dimostrazione di una totale schiavitù rispetto al padrone yanqui: la sola cosiddetta “sinistra radicale” ha protestato, neanche tanto fragorosamente, contro questa ignobile sentenza; il resto delle forze politiche ha subito in silenzio, quando non caldeggiato (un nome a caso: quello di Don Clemente Mastella) questa ignominia.Vorremmo ricordare a tutti i partiti politici che l’Italia è, almeno formalmente, uno Stato indipendente e sovrano: se essi pensano che non sia così ce lo devono dire chiaramente.  D.C., nel caso di Washington, sta per District of Columbia, non per Democrazia Cristiana; probabilmente, per gli esponenti delle formazioni politiche di centro e di destra, la cosa è irrilevante: quando si tratta di D.C., che sia il Vaticano o gli yanqui, bisogna chinare la testa ed obbedire.

Stefano Ghio

 

Torino, 26 ottobre 2007