COSA CI VANNO A FARE?
Leggendo
i quotidiani del 13 settembre sorge spontanea una domanda: ma il 20 ottobre
Rifondazione cosa va a fare in piazza?
La
piattaforma della suddetta manifestazione è chiara, anche se minimale: in
piazza si va per far sì che il governo si attenga il più possibile al programma
elettorale; se questo è l’intendimento dei promotori, cosa spinge Giordano ed i
suoi corrèi ad aderire? La Fiom ha
bocciato sonoramente il protocollo sul benessere (welfare) e, coerentemente con
quanto dichiarato a suo tempo, sia Fosco Giannini (Rc-Se area Ernesto) sia
Salvatore Cannavò (Rc-Se area Sinistra Critica) chiedono che il loro partito
ripensi alla sua collocazione nella maggioranza governativa e, al referendum di
ottobre (8-9-10) si schieri per il no alla ratifica dell’accordo. Ci si
aspetterebbe che tutto il partito bertinottiano sposasse questa linea, avendo
giudicato da subito inaccettabile quella controriforma del benessere, invece il
segretario - e la sua maggioranza - va nella direzione esattamente opposta, non
dando indicazione di voto al referendum e garantendo al governo la lealtà
assoluta della compagine rifondarola, o almeno della maggioranza da lui
controllata. Sarà interessante vedere come si comporterà la dirigenza in caso
accadano altri fatti come quelli che hanno portato all’allontanamento del
senatore Franco Turigliatto. Il
quotidiano del Pd area DL “Europa”, nel suo pezzo in prima e seconda pagina a
firma Francesco Lo Sardo, quantifica in circa il 15% l’area di sofferenza
interna a Rc-Se: nel caso in cui questa fetta del partito decidesse di non
seguire le indicazioni della dirigenza, cosa farebbero Giordano ed i suoi?
Rischierebbero l’ennesima scissione con conseguente perdita di ulteriori
consensi - un sondaggio di questi giorni dà Rc-Se al 4% contro il 5,8% delle
ultime consultazioni - o magari caccerebbero i reprobi per salvare la faccia
nei confronti del governo, perdendo comunque egualmente i consensi di cui
sopra?
Si
marcia sempre più spediti verso la scomparsa di Rc-Se, per la gioia di quanti -
e noi siamo tra questi - non ne possono più di questi ‘yes men’ senza un minimo
di dignità e coerenza.
Stefano
Ghio
Torino,
13 settembre 2007