Sul numero 26, del 29 giugno, del settimanale “Left” si trovano,
da pagina 16 in avanti, alcune interviste a personaggi della cosiddetta “sinistra
radicale”: il segretario del PdCI Oliviero Diliberija, il capogruppo alla Camera
di Rc-Se Gennaro Migliore, l’eurodeputata di Sd Pasqualina Napoletano; in
questo intervento fissiamo lo sguardo su alcuni aspetti delle prime due. Diliberija rilancia, ancora una volta, l’idea
della <confederazione di una sinistra senza aggettivi, perché gli aggettivi
escludono> mentre egli pensa ad una nuova formazione che includa chiunque
intenda parteciparvi, con l’obiettivo di creare una nuova classe politica -
formata soprattutto da giovani e donne - da lui definita <aria fresca,
nuova, pulita> che si ponga come primo obiettivo quello di riconsiderare le
cariche elettive che non devono <mai più essere a vita> e quindi
<introducendo i criteri della temporaneità e della rotazione, per cui
saltano, anche a sinistra, i ceti politici inamovibili ed intoccabili che si
autoriproducono>.
Sappiamo, per averne parlato giorni fa con un dirigente torinese,
che non tutti nel suo partito sono d’accordo con l’idea di diluire la propria
identità in una confederazione indistintamente di sinistra, che porterebbe allo
scioglimento ‘de facto’ del PdCI, ma almeno queste proposte hanno il pregio,
non di poco conto, della chiarezza. Di
tutt’altro tenore è, invece, l’intervista a Gennaro Migliore: non tanto perché
non sia chiaro circa quale sarà il destino di Rc-Se, quanto per un passaggio
che riteniamo decisamente infelice; afferma il parlamentare napoletano:
<Preferisco un operaio che vota a destra a uno che abbandona l’idea
che la politica può incidere sulla sua vita... Mi spaventa di più la
disaffezione strutturale, fino alla autoesclusione dal processo democratico... Dobbiamo fare la sinistra per trattenere nel
tessuto democratico non opinioni di sinistra, ma corpi sociali che altrimenti
non avrebbero più riferimenti>. Sbaglia
Migliore: non è sempre vero che chi non vota non ha un riferimento politico:
per quanto riguarda gli operai, questi stanno prendendo sempre più coscienza
che i partiti borghesi - compresi quelli della cosiddetta “sinistra radicale” -
non faranno mai i loro interessi, ma sempre e solo quelli della loro classe di
appartenenza - la borghesia - e gli elementi più avanzati non si rifugiano affatto
nel privato ma trovano riferimento nelle battaglie che il sindacato di classe
porta avanti.
Torino, 02 luglio 2007