Mentre
il Nano della Bandana continua nella sua ‘campagna acquisti’ di senatori, con
l’obiettivo di far cadere il governo di Ciccio Papero «ostaggio della sinistra radicale»
(sic!), la realtà dei fatti dimostra, inequivocabilmente, che la situazione
contingente presenta l’esatto contrario.
Infatti - sul “manifesto” del 5 luglio a pagina 5, articolo di Sara
Farolfi - c’è una disamina esatta della situazione. Il Rospo (al secolo Lamberto Dini) che strilla «Prodi ha un
compito difficile. Quello di convertire i comunisti e portarli nel ventunesimo
secolo» aggiungendo poi «il Dpef, così com’è, non lo voto nemmeno con la
fiducia». Dal canto suo, il segretario
di Rc-Se - Franco Giordano - afferma testualmente: «Senza un abbattimento
pressocché totale dello scalone Rifondazione è pronta a dire no». La Fiom a sua volta - al contrario della
maggioranza della Cgil che apprezza assai l’ultimo Baffetto da Gallipoli,
quello assolutamente contrario all’eliminazione dello scalone (si veda in
proposito l’articolo di Antonio Sciotto a pagina 4 del ‘quotidiano comunista’)
- è sulle posizioni di Rc-Se, che comunque è ben lontana da quanto concordato
in sede di programma dell’Unione, dove era stata prevista l’abolizione dello
scalone previsto dalla controriforma Maroni: «Se si escludono gli operai e i
turnisti si può discutere di pensione a 58 anni con incentivi e senza
automatismi».
Per
quanto concerne le posizioni di Sd e PdCI, queste due formazioni affermano che
«non si può scavalcare a sinistra la Cgil», dando così, nei fatti, corda a
quanto affermato da Rc-Se.
Nel
programma c’è scritto a chiare lettere che la controriforma Maroni va abolita,
e non si fa alcun cenno alla sostituzione dello ‘scalone’ con ‘scalini’
progressivi, come vorrebbe fare l’ala destra del governo. In considerazione di quanto sopra esposto,
risulta chiaro che la cosiddetta “sinistra radicale” si prepara a cedere, per
l’ennesima volta, ai ricatti dell’ala ‘riformista’ del governo - naturalmente
per permettere all’esecutivo di continuare a sopravvivere, e a loro di
continuare a salvare il loro ceto politico fatto di senatori, deputati,
ministri, viceministri e sottosegretari.
Questi signori sanno benissimo che, qualora si andasse ad elezioni
anticipate, per loro ci sarebbe un tracollo elettorale di proporzioni
inimmaginabili, dovuto al fatto che i proletari sono certamente stufi di essere
rappresentati da perfetti inetti buoni solo a fare gli ‘yes man’.
E
poi continuano a dire che il governo è ostaggio dei ricatti della cosiddetta
“sinistra radicale”!
Stefano Ghio
Torino,
08 luglio 2007