La musica è l'oppio dei popoli (Lenin) - La musica rivoluzionaria accompagna le lotte
Le litanie dei guru ne sono il nefasto auspicio funebre e il logo di un nefasto commercio
Sotto il quale da sempre vengono sfruttati ed uccisi gli operai
"UNITI" contro la crisi ? NO GRAZIE: COSTRUIRE IL FRONTE DI CLASSE CONTRO IL CAPITALISMO !
23-1-2011 (scritto dopo due giornate pesanti di lavoro sindacale di classe nel "week-end"
con autisti a Verona ed operai a Mira e a Marghera)
A leggere i giornali e a sentire i media, a vedere la prima
pagina del cosiddetto quotidiano "comunista" il manifesto, vorrebbero far
credere ai giovani che la rivoluzione è lì, nel movimento dei "disobbedienti"
che ora, fattisi grandicelli ed inciccioniti, si sono messi con mamma Fiom,
arrivando, proprio nel momento di maggior sviluppo dell'autonomia sindacale dal
basso e dei mille fiori di movimento, a mettersi con l'anima "pura" del
revisionismo, la cupola della Fiom, andando a Venezia mentre a Livorno era
appena stato celebrato il 90° anniversario della costituzione del Partito
Comunista d'Italia al Teatro San Marco del quartiere Venezia.
La doppiezza del segreto reazionario in campo subliminale richiede infatti la
cancellazione o copertura di un evento, di una data, di un fatto scomodo, con un
fatto, una data od un evento che abbia un punto in comune con cui cancellare ciò
che è scomodo.
Una alleanza davvero strana, che richiede una certa analisi di come sia
possibile che i commercianti della musica, i cooperatori delle amministrazioni
comunali, i "melting pop" della situazione, possano "sposarsi" non con gli
operai metalmeccanici, certo no, ma con i loro dirigenti nazionali, in
particolare con quel Rinaldini che un anno fa venne fortemente contestato dagli
operai di Pomigliano di Slai Cobas, proprio a Torino, dove or ora il regime
fascista ha cercato
con le grazie di Cisl e Uil di introdurre il "contratto aziendale" alternativo
ai ccnl. Decenni in cui Cgil pare un carro funebre di accompagnamento della
classe operaia multinazionale presente nel paese, ad un funerale giustificato in
nome della "crisi" e mediato dall'Inps (non dall'Inail, che oramai è stata
regalata già ai padroni). "Uniti contro la crisi", dunque, la parola d'ordine.
Invito da noi non accettato, una cosa è da operai, aderire e portare i propri
contenuti allo sciopero indetto dalla Fiom verso e contro i bavagli e le gabbie
confederal-padronali, altra cosa "unirsi" a chi è parte del problema, essendo
alla base della politica della strategia della concertazione.
Ora, si sa che nel mondo giovanile sono molteplici le campane
ed i modi di vivere e di vestire, anche qui i nostri reazionari sono bravi ed
organizzati, traducendosi in moda e "system", come evidenzia "Repubblica", in
uno schema che pare la pubblicità mediatica di una catena di negozi Benetton.
I centri sociali "terribili" del 2001 a Genova, (che in realtà con il prode
Brancaleon Casarini si erano già sputtanati sufficientemente nelle mediazioni di
strada con la pula), ora sono una parte di questo "system", e lo sanno bene quei
compagni che hanno assistito all'attentato poliziesco borghese alla vita di uno
di loro, nel bel mezzo della battaglia di Roma del 14 dicembre in cui i
giovani e gli studenti hanno sconfitto in una prima importante tappa, il
regime fascista dello stato di polizia (quello stesso stato di polizia verso cui
urlava Brancaleon Casarini nel giugno 2001).
Ora il punto interessante è che la dirigenza Fiom, talmente snaturata da essere
confusamente alla ricerca di una verità di mezzo che sia digeribile anche alla
Cgil, costruisce un asse di potere con l'area che si è demarcata dalla classe
operaia autorganizzata già negli anni '90.
Il solito Gianfranco Bettin, che si erge a migliorista amministratore, e declama
un federalismo non certo dal "basso", ma mediato dalle partite iva dei suoi
declamatori, e comunque rigidamente centralizzato in stile solo apparentemente "glasnost",
e via via, soggetti noti e meno noti, in una kermesse squallidamente posta sia a
differenziare cittadini italiani meritevoli di reddito e operai immigrati
che se ne devono andare perché tanto non è possibile fare nulla (e come mai la
battaglia principale non fu contro le cooperative di facchinaggio e le leggi del
centro-sinistra che le supportarono a totale beneficio dei padroni ?), sia a
garantire uno spiraglio di lotta "compatibilizzata" che si guarda bene, ora dal
mettere in discussione il "proprio" "system", effettivamente altra cosa dal
fango della prostitution-connect berlusconiana (l'unica merce che tira nel
consumo del plusvalore estorto dall' "altro" system), sia dal cercare di negare
visibilità ai sindacati di classe che cominciano a premere dal basso e che sono
ora un fastidio anche per la stessa Fiom.
Non ci siamo.
Il quotidiano di confindustria veneta, che moderatamente informa di fatti di
lavoro e proteste sociali cercando una mediazione mediatica, qui invece declama
l'evento, quasi con lo stesso "tono" degli scribacchini del "manifesto",
esaltati da un evento che è stata solo una confezionata mossa anticomunista.
SULLO STESSO ARGOMENTO FONDAMENTALMENTE: http://circolooperaiomarghera.blogspot.com/2011/01/mentre-i-dirigenti-nazionali-della-fiom.html