DALL’AMICO RESISTENTE PROLETARIO CARCERATO

Foglio di controinformazione n°1 – 24 agosto 2004

Questo giornale non ha bisogno dell’autorizzazione: è solo informazione

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Sappiamo che tanta merda ha travolto anche molti di noi: non tutti !

Mai mollare la presa, mai abbandonare la resistenza !

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In questo numero: Messaggi subliminali e forme di resistenza

Estate 2004: estate di sit-in

·       Il potere: come scavalcare una sentenza scomoda

·       Una proposta di piattaforma nazionale generale

Solidarietà ai compagni di Regina Coeli

 

 

 

  

Detenuti in protesta nel carcere di Attica, stato di New York, 1971, prima che la polizia li assaltasse e massacrasse: per forme di lotta pesanti ed intelligenti

 

 

Messaggi subliminali e forme di resistenza

otto brevi consigli per la sopravvivenza

Questi consigli possono sembrare ironici o satirici: sono invece la terribile realtà di alcuni di noi, esiste documentazione scientifica su alcune di queste cose, mentre altre sono ancora segrete e sperimentali.

  1. Se senti mal di testa e frastornamento, se ti senti premere sulle tempie, o senti fastidi inspiegabili ai genitali o ai denti, se senti sempre un fischio specie la notte, se non ci senti sempre bene, se a volte ti sembra di essere in due posti diversi, preoccupati, perché non sei matto, sei sotto tortura di controllo mentale.
  2. Certi disturbi colpiscono di più chi non fa ginnastica. Ma spesso chi non fa ginnastica non è perché non vuole, ma perché è già PREDA dei sistemi di controllo. Rifletti allora se ti capita mai di fare cose che non vorresti, se ti capita spesso di non capirti con i compagni, se ti capita spesso di non ricordarti cosa vorresti fare, se ti capita spesso di dimenticarti cose essenziali: non devi vergognartene, ma farti dei memorandum, aiutarti a ricordare queste cose o con sistemi visivi o facendoti aiutare dagli altri. Cerca di fare ginnastica, di stare più spesso all’aria, con la finestra aperta;  Se han messo i rubinetti a scatto è perché il rumore dell’acqua corrente è l’unica cosa che li infastidisce veramente, infatti l’acqua copre quasi tutte le frequenze udibili dall’uomo. Profitta della doccia per rinfrescarti con acqua fredda alla fine, non solo per lavarti. Evita in ogni caso di dar di matto, è il loro scopo, per trasferirti in un posto ancora peggiore e farti fuori.
  3. Se ti viene il sospetto che usino trucchetti soliti, sulla posta, i pacchi, i colloqui, il mandarti fuori spesa con una domandina magari vecchia che non aspettavi più, può darsi che sei “puntato” e che questo sia coordinato con un sistema di controllo mentale, per spingerti alla follia. Attaccati senza nervosismo ai tuoi diritti e non abbandonare i rapporti con le persone care, che limitarti in questo è per loro uno strumento tra i principali.
  4. Evita gli psicofarmaci, fanno sempre male. Impara a dormire di giorno e a studiare o leggere la notte, se vedi che non ti lasciano dormire di notte. Non c’è nulla di male.
  5. In un quaderno tieni nota, orario, giorno, effetto particolare che percepisci: vedrai che quando vedono che sei deciso ad iniziare a parlarne, la smettono.
  6. Se senti che ti offendono o minacciano, e che solo tu li stai sentendo, non credere alle minchiate degli psichiatri,, pensa a come li uccideresti o faresti a pezzettini, in genere restano impressionati perché sanno che poi lo facciamo.
  7. Cerca sempre di stare in socialità quando ti senti triste, ma non battere sempre gli stessi chiodi, cambia discorsi, aiuta a ridere, il che li fa impazzire.
  8. Dà priorità sempre all’interesse di TUTTI, e non solo al tuo, il che significa SOLIDARIETA’ E NON EGOISMO, chi ti tortura invece ti propone una strada tutta personalissima.

 

Estate 2004: estate di sit-in

Dopo che alcuni deputati hanno documentato la situazione incredibile rispetto alla morte da carcere, 500 in meno di 3 anni, di cui 134 senza motivo noto dal gennaio 2002 al ottobre 2003, come documentato in un cdrom dai detenuti di Padova di “Ristretti orizzonti”, si inizia a discutere della stranezza dei suicidi, con una partecipazione minimamente più interessata di alcuni parlamentari, ma sempre in minoranza. Nel frattempo il movimento dei compagni inizia a muoversi.

Oltre ai numerosi sit-in a Spoleto avvenuti in luglio davanti al carcere  in favore di Paolo Dorigo e della sua lotta per ottenere la revisione e per afr cessare le torture bianche via radio cui è sottoposto, che giustamente alcuni hanno criticato in parte perché rivolti al solo suo caso (Paolo ne ha scritto fuori al Centro giovanile Bobby Sands, dicendo che in quel carcere non ci sono “pericolosi criminali” ma che siamo tutti sottoposti a torture e che ci sono altri detenuti molto malati), ci sono state varie iniziative di solidarietà e lotta davanti alle carceri. Una ottima iniziativa di solidarietà è stata a Perugia da parte del Soccorso rosso proletario  ed altri gruppi dell’Umbria, davanti al Tribunale di sorveglianza.

A Napoli, dove sono spesso avvenuti sit-in davanti alle carceri da parte dei familiari in lotta per le allucinanti condizioni in cui vivono i detenuti,  si è tenuta la festa nazionale dell’Associazione Solidarietà Proletaria  e del Soccorso Rosso Proletario, in occasione del 19 giugno. Pure a Viterbo c’è stata una giornata di solidarietà il 19 giugno, che è la giornata di solidarietà mondiale ai prigionieri rivoluzionari, sorta dall’anniversario dell’eroica resistenza che 300 e più prigionieri e prigioniere comuniste di Sendero luminoso  opposero all’esercito peruviano nel 1986 in tre carceri, uno dei quali fu bombardato da una nave da guerra, riportando appunto 300 morti e centinaia di feriti. In questa occasione a Viterbo sono stati letti comunicati di solidarietà e fatte suonare canzoni di lotta. In altre città ci sono state inziative, come ogni anno, in questa data.

A  Firenze il Centro sociale autogestito ha fatto un sit-in con altri gruppi davanti al carcere di Sollicciano; una montatura rispetto ad un presunto progetto di attentato contro quel carcere ha portato alla condanna di due compagni a 6 anni e 6 mesi lo scorso 18 giugno.

A Livorno si è svolto il 9 luglio un sit-in di lotta da parte di gruppi toscani in solidarietà ai detenuti e contro gli omicidi bianchi, la mamma di Marcello Lonzi morto misteriosamente nel luglio 2003 in quel carcere senza che si siano trovati colpevoli (il pm che ha archiviato è lo stesso che ha archiviato il caso Romeo di Reggio Calabria) ha gridato con i compagni contro il comandante e le guardie, gettandogli una foto del cadavere del figlio al di là delle sbarre.

Vicino a Lecce c’è stata una manifestazione di solidarietà agli immigrati rinchiusi nel locale C.P.T. , ci sono stati scontri con la polizia e arresti, poi l’unico trattenuto a lungo ha ottenuto dopo qualche giorno gli arresti domiciliari. Come in molte altre occasioni in questo periodo, la polizia ed i carabinieri non hanno lesinato le manganellate. L’ultimo episodio clamoroso del genere, dopo il pestaggio di donne incinte, vecchi e bambini occupanti di case a Roma avvenuto a maggio, è stato quello di Acerra, ove è stato addirittura mandato in ospedale un senatore di Rifondazione comunista.

Mentre è in preparazione un sit-in di solidarietà al carcere di Latina, dove alle detenute politiche è impedita la corrispondenza, ci sono stati vari piccoli blitz contro gruppi anarchici colpevolizzati ed accusati di avere a che fare con bombe antirepressive degli ultimi tempi. Gli arrestati si sono messi in sciopero della fame ottenendo un sit-in di solidarietà, prima della protesta del 18-20 agosto, a Regina Coeli dove erano rinchiusi due di loro. Si tratta dei compagni  Marco Ferruzzi, (Poggioreale), David Santini (alle Vallette), Simone Del Moro,  Sergio Stefani (entrambi a Regina Coeli).

Quando c’è stata la protesta di massa dei detenuti di Regina Coeli, si è notato l’atteggiamento stizzito e quasi offeso del  ministro Castelli, che mentre demonizza addirittura i parlamentari, fa i propri comodi cercando di avviare i lager “privatizzati” dove un po’ alla volta vogliono toglierci anche quello che possiamo almeno rivendicare. Il Parlamento sembra imbambolato, ma in realtà il fatto è che su un migliaio di parlamentari 900 sono co-interessati a stare con l’antimafia, con i carabinieri, con il PARTITO DELLA FORCA. NOI INVECE VOGLIAMO IL PARTITO DELLA LIBERTA’  E DELLA GHIGLIOTTINA PER CHI CI TORTURA.  Non ci interessa vedere tristi –ex “terroriste” che ammettono di essere chiamate così dai media, trovarsi ad un tavolo, ex-rosse ed ex-nere, a parlare di solidarietà.  La solidarietà non può venire dalle conferenze né da chi se l’è scafata per proprio conto.

Il potere: come scavalcare una sentenza scomoda

Una recente sentenza del Tribunale di Agrigento ci offre la possibilità di ricorrere in Cassazione quando su casi di una certa rilevanza non otteniamo ciò che chiediamo anche con una semplice domandina (mod.393).

Eccola: “SENTENZA DEL TRIBUNALE DI AGRIGENTO Presidente Gemelli, Ia sez., 15-5-2002/10-6-2002 - Procedimento VALENTI, su ricorso Procura Repubblica Agrigento - Oggetto: Ordinamento penitenziario, diritto di reclamo – impugnazioni disciplina - (Legge 26/7/75 n.354, artt.14 ter, 35 e 69, CPP, artt. 666-678) - “Alla luce dei numerosi interventi della Corte Costituzionale sull’ambito della giurisdizione in tema di tutela dei diritti, non è più sostenibile la tesi dell’appartenenza al settore amministrativo dei reclami contro i provvedimenti dell’amministrazione penitenziaria che incidono sui diritti dei detenuti, come quelli relativi ai colloqui ed alle conversazioni telefoniche, dovendosi riconoscere che detti reclami danno origine a procedimenti che si concludono con decisioni del Magistrato di Sorveglianza munite della forma e del contenuto della giurisdizione. Ne consegue che, in mancanza di forme procedurali speciali relative alla materia contro gli atti dell’amministrazione lesivi dei diritti dei detenuti, l’attuazione della tutela giurisdizionale dovrà necessariamente realizzarsi attraverso l’ordinario modello procedimentale delineato dall’art.678 del CPP che, per il tramite del rinvio dell’art.666 comma 6, del CPP, rende ricorribile per Cassazione le Ordinanze emesse dalla Magistratura di Sorveglianza.”

Il problema è che rarissimamente i reclami dei detenuti al Magistrato di sorveglianza, al direttore del DAP, ai direttori, ai Presidenti della regione, al Presidente della Repubblica, trovano risposta scritta o anche semplicemente orale, per cui non si può oggettivamente ricorrere in assenza di risposta; l’abuso è quadruplo: ti fanno un abuso + non ti rispondono + non puoi ricorrere + se la ridono sopra le leggi, e questo giochino è un abuso che riporta non solo in termini di legge e diritto, le carceri ai tempi del bujolo precedenti alla legge del 1975, e che rende ignobile il “lavoro” dell’amministrazione penitenziaria e la giurisdizione d’esecuzione della pena. Gli stessi operatori ci dicono sempre che il Ministero non se li fila proprio e ammettono che sono sotto-organico sia come educatori che come psicologi ed assistenti, oltre che i fondi che mensilmente dovrebbero spendere per noi se li mangiano.

 

·       Una proposta di piattaforma nazionale generale

DOPO LA REPRESSIONE DEL 2000 (TRASFERIMENTI PUNITIVI A TAPPETO) E LA FARSESCA (sospensione sciopero per discussione parlamentare) ED INCONCLUDENTE  (risultati squallidi spacciati per “qualcosa”) DELLA TATTICA DI MEDIAZIONE DEL NOVEMBRE-DICEMBRE 2002, crediamo sia necessario proporre una piattaforma generale che colga ogni fondamento degli abusi e delle necessità che viviamo sulla nostra pelle. Quasi tutte queste cose sono già nel cuore e nel cervello di tutti noi. Il problema è articolarsi in forme diverse, meno burocratiche e “preannunciate”, di lotta, facendo ogni volta propria questa piattaforma ma senza preoccuparsi dei risultati immediati a breve bensì di costruire un MOVIMENTO GENERALE NAZIONALE, come prima della riforma del ’75.

  1. abolizione dell’ergastolo.
  2. scarcerazione automatica malati irreversibili in fase terminale (ammettono che sono mediamente 1200 e che vengono scarcerati in ritardo per motivi burocratici INTOLLERABILI in una società civile).
  3. fine del diritto delle forze dell’ordine a giustiziarci per strada come nel caso di Lupo.
  4. affettività e diritto all’amore 1 volta al mese.
  5. detenzione domiciliare per tutti per genitori fino a figli di 5 anni .
  6. utilizzo dei fondi mensili ed annuali per i detenuti con sussidi ai non abbienti.
  7. diritto al permesso anche con scorta per eventi felici familiari e non solo per lutti.
  8. diritto colloqui con chiunque non abbia condanne penali detentive (ininfluenza sole denunce e prima condanna doppi benefici condizionale e non menzione).
  9. ritorno definitivo e con tutela tribunale del malato alla sanità penitenziaria.
  10. fine 14 bis, 41 bis, 4 bis.
  11. fine sovraffollamento carcerario – rispetto minimo 8 mq/persona che sono il parametro europeo di minima vivibilità.
  12. diritto di associazione sindacale e di rappresentanza sindacale dei detenuti con elezioni su liste aperte.
  13. collegamento internet tra le biblioteche di tutta Italia tra le rappresentanze sindacali.
  14. sala di lettura biblioteca come spazio nelle carceri ove non è previsto.
  15. diritto alla presenza avvocato in operazioni e visite in centri clinici – regolazione concordato date e ore operazioni e visite.
  16. diritto presenza avvocato ai consigli di disciplina.
  17. fine ufficiosità gestione diffamazioni tra detenuti – regolamentazione con avvocati.
  18. abolizione strumenti di controllo mentale come braccialetti ecc. e sui detenuti operati in anestesia totale
  19. benefici senza premialità (automatismi).
  20. amnistia 4 anni per tutti senza eccezioni.
  21. adeguamento mercedi a 80% salari esterni.
  22. legge revisione giusto processo cause fuori regole diritto.
  23. assunzione educatori in rapporto 1/30 detenuti.
  24. assunzione assistenti sociali 1/piano.
  25. fine angherie sui pacchi.
  26. fine regole restrittive da circolari ministeriali.
  27. aumento fondo spendibile.
  28. applicazione diritti O.P. .
  29. fine divieto regali beni tra detenuti ove ancora applicato.
  30. penalità per divieti o limitazioni contrarie all’O.P..

Solidarietà ai compagni di Regina Coeli

La protesta dei detenuti extracomunitari a Regina Coeli non è solo l’ultima scintilla di una situazione di latitanza istituzionale che si protrae da quando le carceri sono state regalate al potere delle guardie da parte del ministro Diliberto nel 1999 con 4 provvedimenti: passaggio dell’autorità giudiziaria antimafia al potere nelle carceri con caselli e poi tinebra-tenebra, assoluzione amministrativa delle sanzioni alle guardie (5000 amnistiati), carriera dirigenziale e ministeriale alle guardie, e  vantaggio nei concorsi per educatori ed altro, alle forze di polizia, fondazione dei servizi segreti carcerari alla guida dell’ex agente SISDE Ragosa. Ripercorriamo le tappe di quanto accadde da allora per esprimere la solidarietà non solo con le espressioni di lotta avvenute nelle varie carceri dopo la repressione ed i loro trasferimenti, ma anche per qualificare la solidarietà a questo nuovo ciclo che la lotta di Regina Coeli prefigura:

I suicidi sono tutti uguali ?

In tempi più duri, c’erano anche 200 e passa suicidi all’anno, con meno detenuti nelle galere. Ma non vi era alcuna speranza di uscire per molti, e non vi erano i benefici, il carcere era molto più violento e duro di adesso, le tv andavano ad orario ed in b/n, le fm erano vietate, le docce erano 2 o 3 a settimana quando andava bene, piattole topi e scarafaggi erano la regola anche senza sovraffollamento, i magistrati ti tenevano isolato anche per mesi o anni, bocche di lupo e tazze alla turca erano la norma, i colloqui erano molto più difficili, il mangiare era poco e la spesa era ridotta alle cose più essenziali, ecc.

Ma quando, con Tangentopoli, cominciarono ad impiccarsi le persone importanti, il problema si fece di rilievo. Allora finì Tangentopoli e cominciò l’ “antimafia”. I suicidi sono molti ancora oggi, nonostante le asserite ottime condizioni di detenzione, ed i tentativi e gesti di autolesionismo migliaia.

 

 

Però ancora adesso, se si suicida una direttrice come la Miserere, la notizia viene data. Ma senza dire tutta la verità. Perché veramente si è veramente suicidata questa rigidissima funzionaria, sempre mobilitata nelle altre carceri quando vi erano situazioni di emergenza ?  A Sulmona come in altre carceri i suicidi vanno in serie, ma a suicidarsi sono anche i custodi: è il caso del comandante di Pescara.  E adesso del sindaco di Roccaraso, che segue, a Sulmona, altri due detenuti con anni di carcere sulle spalle. Ancora a Sulmona, ancora in Abruzzo.

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