L’edizione del 27 giugno del “Secolo XIX” riporta una notizia che
non può, e non deve, passare inosservata a tutti coloro che, in Italia,
combattono contro le nocività per l’ambiente e le popolazioni.
A pagina 4 c’è un articolo di Lorenzo Cressi, intitolato “Terzo
valico, si riaccende la speranza”, nel quale si dà conto del fatto che l’opera
in questione, su pressione del ministro delle Infrastrutture - l’ex Pm
filo-fascista Antonio Di Pietro - è stata inserita nel Dpef anche se tra le
opere che attualmente non hanno copertura finanziaria: temiamo, però,
seriamente che il governo farà di tutto per trovare i soldi necessari, vista
anche la posizione assunta dal futuro segretario del Pd - Walter Veltroni - lo
stesso giorno a Torino che ha dichiarato «non si può essere contro il TAV».
Lo stesso ministro, qualche tempo fa, bocciò la proposta del
ministro dell’Ambiente - Alfonso Pecoraro Scanio - di installare delle pale per
la produzione dell’energia eolica in Molise - la sua regione (ricordiamo che
egli è di Montenero di Bisaccia) - giudicando l’opera «costosa, inutile e
dannosa per il paesaggio»; evidentemente questo ragionamento vale solo per il
paesaggio della sua regione, in tutte le altre si possono fare tutti gli scempi
che si vogliono: intanto, mica verrà mai candidato in Liguria o in Piemonte!
Per i normali cittadini esiste un reato che si chiama ‘abuso di
ufficio’: forse che per l’ex Pm più famoso d’Italia - faceva parte del gruppo
di Mani Pulite capeggiato da Gherardo Colombo che incastrò i ladroni della DC e
del PSI - questa norma giuridica non vale?
La legge non è, o almeno dovrebbe essere, uguale per tutti? In parlamento siedono personaggi condannati
in via definitiva per vari reati: dal concorso esterno in associazione mafiosa
a peculato, da falso ideologico ad appropriazione indebita, eppure essi
decadono solo dopo che una giunta apposita (rigorosamente bipartisan) ne
decreta la cacciata; se questo non avviene continuano ad esercitare la loro carica,
anche se in teoria non potrebbero data la pena accessoria dell’interdizione dai
pubblici uffici. Come sempre a pagare,
ed a finire in galera, sono solo i proletari: per i borghesi le leggi valgono
solo se conviene loro rispettarle.
Stefano Ghio
Torino, 28 giugno 2007