CONTRIBUTI ALLA COSTRUZIONE DEL
PARTITO
UN ASPETTO PARTICOLARE
Un aspetto che si coglie presente in entrambe le aree principali del movimento marxista-leninista-maoista in Italia oggi, è quello della necessità, in certi scritti e ricostruzioni, di delineare ai compagni più giovani, ed alla Storia, una esperienza come caratteristica della linea corretta espressasi all’interno di quello che fu il movimento in Italia ed Europa durante lo svolgersi dei primi anni della GRCP.
Nel MP
dei CARC si afferma (1998) e ribadisce (2007) che ci furono due esperienze che
tentarono la costruzione del Partito. “Il PCd’I (Nuova Unità)”, il cui vero
nome era PCd’I (m-l), “e le BR”. Queste ultime sciolsero il loro Fronte delle
fabbriche, pur continuando ad intervenire sulle fabbriche, nel 1976, e quindi è
nel 1976 che si può collocare un passaggio del loro abbandono della Linea di
Massa. Per quanto riguarda il PCd’I (m-l) va detto che non espresse mai un
dogmatico stalinismo, pur difendendo il m-l e la storia ed importanza del contributo
che il compagno Stalin dette all’Umanità ed al MCI, ma che non andò mai oltre
la dimensione del piccolo partito di avanguardia. Tuttavia va riconosciuto che
il PCd’I (m-l) era gramsciano e non togliattiano.
Nel corso
del 2006, un compagno certamente rappresentativo del PCm ha invece difeso come
unica esperienza che tentò la costruzione del PC, il PCI (Servire il Popolo),
il cui vero nome era PCI (m-l), e ha difeso la linea di Salerno del compagno
Togliatti. All’epoca chi scrive, ed ancor oggi, non condivise questa
interpretazione, e condivide la lettura data successivamente nel corso del 2007
del contributo di Gramsci, e del modo corretto in cui vanno letti i Quaderni
dal carcere.
Il fatto è che nemmeno in questo, chi ha dato il maggior contributo alla stesura del MP dei Carc, ha un percorso assolutamente lineare, dato che nel corso dei primi anni ’70 era direttore responsabile e compagno di Servire il Popolo.
Per quanto riguarda l'autore, c'è chi vede nel documento citato del 2004 a fondo pagina (la tesi che l'Italia sia un paese insieme imperialista e semi-feudale) una interpretazione errata e revisionista della situazione di classe; va detto a tal riguardo che il termine semi-feudale non si riferisce ai latifondi, ma all'articolazione della borghesia nelle sue varie componenti nella società dei 100.000 campanili, che permane accanto alla "metropoli". A riguardo della metropoli, va detto che la popolazione delle maggiori 12 città italiane nel 1971 era superiore a quella di oggi nelle stesse città. E a riguardo della precarizzazione e schiavizzazione nei rapporti sociali, perché non dovrebbe essere definita "semi-feudale" in una realtà dove ci sono diecimila mafie di tutti i colori e sfumature, dentro lo Stato ed intorno ad esso ? Non si dice semi-feudale come pre-feudale, ovviamente. La critica di revisionismo quindi ci pare di comodo.
UNA RICHIESTA DI METODO
Nella
costruzione del Partito, è necessario che il processo di Unità Lotta
Trasformazione abbia delle regole, per quanto la dinamica sia il fattore
principale del movimento nella Storia, ne sono le caratteristiche di classe,
l’aspetto principale.
Consideriamo borghese la necessità di mettere il timbro, sulle cose, prima che queste si sviluppino appieno.
Nella Analisi di classe, quella pubblicata nella Voce del nPci ci pare sommaria e non documentata, invece quella pubblicata a puntate su Operai contro, ci pare troppo viziata dai dati statistici e troppo prolissa per essere una base di discussione. Un problema ancora irrisolto, che forse una Commissione di lavoro composita potrebbe definitivamente chiarire di modo da essere valido strumento teorico per la Rivoluzione.
Albatros da Marghera,
23-6-2008
nel merito del MP dei Carc, qui il link al contributo del 1999
firmato dall’autore.
http://www.paolodorigo.org/1999_01_ContributoAlDibattitoSulPMPdelNpc.htm