La questione degli accordi e dei risarcimenti. La posizione della Thyssen non è assolutamente corretta, poiché denota un significativo concetto della giustizia di tipo "economico". Il fatto che determinate parti civili abbiano già ricevuto delle somme a titolo "liberatorio" sotto il profilo dei risarcimenti civili, nulla significa dal punto di vista della Giustizia, se non altro poiché in un processo PENALE tutte le figure coinvolte possono avere un significato ed una importanza specifici per le parti accusatorie (Procura e avvocati di parte civile) nonché ovviamente per la Corte ed i Giurati popolari, ove presenti. Questo significa che se la Giustizia dovesse "scavalcare" le responsabilità penali attraverso dei risarcimenti "civili" anche laddove la persecuzione dei reati è obbligo d'ufficio dello Stato stesso, non sarebbe più "Giustizia" (sempre posto che la attuale lo sia almeno in minima parte ed attuazione dei principi di equità). La cosa non è secondaria ed è molto importante. Dal punto di vista dell'accoglimento delle parti civili, questo è corretto, ossia una parte civile cerca un risultato, che non è essenzialmente o solo "economico". Le garanzie per gli imputati rimangono. Oltretutto se un processo è in appello, non è riscrivibile l'atto di accusa, nella norma. Però una parte civile rimane tale anche dopo una liberatoria economica, se ha comunque l'esigenza che il processo giunga ad una conclusione, essendo un processo penale. Quindi l'utilità delle parti civili rimane però, e qui casca l'asino per Thyssen ed i suoi legali. Se non c'è alcun rischio "peggiorativo" dato dal fatto che nei processi di appello rimangono i quesiti iniziali di colpevolezza del 1° grado, perché "comprare" le parti civili al silenzio ? Se come dice Thyssen, il risarcimento è stato garantito quale che sia il risultato finale del processo, motivo di più che se una parte civile ha preso già dei soldi da Thyssen e non già solo dallo Stato (previsionale), e ha delle cose da dire sui FATTI oggetto del processo, ne ha diritto di essere parte del processo. E il processo prevede che i testimoni siano una cosa, e le parti civili siano una cosa distinta, che è interessata alla corretta conclusione del processo stesso. La preoccupazione di Thyssen è veramente scandalosa. In un paese retto dagli scandali, questo è però "normale". Ma fortuna vuole che i principi giuridici possano subire modificazioni nel tempo, ma che rimangano, nelle loro parti essenziali, quale che sia l'ordinamento che si succede all'ordinamento precedente. La società interviene e la Giustizia lievita e migliora la sua natura ed i suoi principi. Thyssen invece questo non lo capisce. Dice ho già pagato, che vieni a fare ? Molte parti civili si sono ritirate, ma non tutte. Giustamente molte altre parti civili invece non si ritirano. Si vede che ancora ci sono cose da verificare. Comandano i principi giuridici o i soldi ? Comandano, o almeno dovrebbero comandare, i principi giuridici. (P.D., 28-11-2012)

 

Processo d'appello Thyssen
  E' scontro sulle parti civili

      Via al dibattimento bis per la strage nell'acciaieria di Torino di
      cinque anni fa: i familiari si presentano con i ricordini degli
      operai deceduti. Il difensore degli imputati: "Parti civili fuori,
      hanno già ottenuto il risarcimento". La controreplica: "Decida la
      Corte"

di Sarah Martinenghi

Processo d'appello Thyssen E' scontro sulle parti civili I familiari
delle vittime in aula (Ph.Contaldo)

Si è aperto questa mattina il processo d'assise d'appello per il rogo
della Thyssen: nella maxi aula 6 del tribunale sono presenti i familiari
e alcuni colleghi delle sette vittime dell'incendio che mostrano ai
giudici le foto degli operai. Manca tuttavia il pubblico che aveva
caratterizzato il processo di primo grado. A sostenere l'accusa i pm
Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso.

VIDEO:Il ritorno in aula
<http://video.repubblica.it/edizione/torino/a-torino-la-prima-udienza-d-appello-del-processo-thyssen/112123?video>-FOTO
<http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/11/28/foto/il_ritorno_in_aula-47601165/1/>

L'udienza si è aperta con la dichiarazione di contumacia degli imputati,
e l'appello delle parti civili.  L'avvocato della difesa Ezio Audisio
contesta la loro presenza: il legale ha spiegato che la thyssen ha
risarcito le parti offese, e che c'è stata una trattativa in base alla
quale le parti si sono accordate per rinunciare all'appello. In aula
anche il deputato Antonio Boccuzzi, unico superstite della strafe della
notte tra il 5 e il 6 dicembre a Torino: ha revocato la costituzione di
parte civile.

La difesa della Thyssen ha spiegato alla corte che  è stato dato alle
parti offese un risarcimento "tombale", che cioè a prescindere
dall'esito di questo processo gli imputati non chiederannoindietro i
soldi anche se venissero assolti. L'accordo prevedeva la rinuncia a
qualsiasi altra pretesa. Per questo la Thyssen chiede l'esclusione di
tutte le parti civili I giudici si riserveranno di decidere con la
prossima udienza fissata il 30 novembre.

"Sulla nostra partecipazione al processo d'appello decida la Corte": lo
ha detto l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali dei 48 ex colleghi
delle vittime del rogo alla Thyssenkrupp di Torino che, insieme ai
sindacati, non hanno ritirato la costituzione di parte civile anche se
sono già stati risarciti dall'azienda.

"Nel rispetto di quanto stabilito con la Thyssenkrupp - spiega - noi non
abbiamo presentato l'appello sulla parte della sentenza di primo grado
che ci riguardava direttamente. Ma non intendiamo lasciare il processo
di nostra iniziativa, perchè non c'è una pronuncia definitiva e le
nostre posizioni così come il riconoscimento dei nostri diritti, prima
della Cassazione potrebbero cambiare".

(28 novembre 2012)

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Processo d'appello Thyssen
E' scontro sulle parti civili

Via al dibattimento bis per la strage nell'acciaieria di Torino di cinque
anni fa: i familiari si presentano con i ricordini degli operai deceduti. Il
difensore degli imputati: "Parti civili fuori, hanno già ottenuto il
risarcimento". La controreplica: "Decida la Corte"
di SARAH MARTINENGHI

Lo leggo dopoI familiari delle vittime in aula (Ph.Contaldo)
Si è aperto questa mattina il processo d'assise d'appello per il rogo della
Thyssen: nella maxi aula 6 del tribunale sono presenti i familiari e alcuni
colleghi delle sette vittime dell'incendio che mostrano ai giudici le foto
degli operai. Manca tuttavia il pubblico che aveva caratterizzato il
processo di primo grado. A sostenere l'accusa i pm Raffaele Guariniello,
Laura Longo e Francesca Traverso.

VIDEO: Il ritorno in aula - FOTO

L'udienza si è aperta con la dichiarazione di contumacia degli imputati, e
l'appello delle parti civili.  L'avvocato della difesa Ezio Audisio contesta
la loro presenza: il legale ha spiegato che la thyssen ha risarcito le parti
offese, e che c'è stata una trattativa in base alla quale le parti si sono
accordate per rinunciare all'appello. In aula anche il deputato Antonio
Boccuzzi, unico superstite della strafe della notte tra il 5 e il 6 dicembre
a Torino: ha revocato la costituzione di parte civile.

La difesa della Thyssen ha spiegato alla corte che  è stato dato alle parti
offese un risarcimento "tombale", che cioè a prescindere dall'esito di
questo processo gli imputati non chiederanno indietro i soldi anche se
venissero assolti. L'accordo prevedeva la rinuncia a qualsiasi altra
pretesa. Per questo la Thyssen chiede l'esclusione di tutte le parti civili
I giudici si riserveranno di decidere con la prossima udienza fissata il 30
novembre.

"Sulla nostra partecipazione al processo d'appello decida la Corte": lo ha
detto l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali dei 48 ex colleghi delle
vittime del rogo alla Thyssenkrupp di Torino che, insieme ai sindacati, non
hanno ritirato la costituzione di parte civile anche se sono già stati
risarciti dall'azienda.

"Nel rispetto di quanto stabilito con la Thyssenkrupp - spiega - noi non
abbiamo presentato l'appello sulla parte della sentenza di primo grado che
ci riguardava direttamente. Ma non intendiamo lasciare il processo di nostra
iniziativa, perchè non c'è una pronuncia definitiva e le nostre posizioni
così come il riconoscimento dei nostri diritti, prima della Cassazione
potrebbero cambiare".
(28 novembre 2012)