2° stesura, correzione di forma alla 2° riga, 24-9-2005
Spesso i “carabinieri” (autentici o simulati) che mi torturano e cercano di “piegare” il mio spirito militante e la mia vita intera, con alquanta prepotenza ed illusione, si dimostrano loquaci e sensibili al mio pensiero, che poi corrisponde sul punto alla loro propensione ed illusione/sogno (loro che si son fatti difensori delle teche e dei vasi di porcellana della borghesia) della resa ideologica a concezioni che negano la valenza rivoluzionaria ed il processo rivoluzionario classista proletario, a quello delle posizioni delle maggiori organizzazioni rivoluzionarie operanti in Italia negli anni 80-90 (Br-pcc in permanenza nella attività e Unione dei comunisti combattenti allorquando era in attività) a proposito della dissociazione e dei tentativi di svendere politicamente l’esperienza guerrigliera in cambio della soluzione politica. Più recentemente nel 1997 il sottoscritto, Alberta allora mia compagna di ideali, e in altra occasione la maggioranza dei prigionieri Br-pcc, e ancora successivamente altri prigionieri, si sono espressi come già nel 1987 (Bollettino n.27,28,29/30) rispetto alla soluzione politica propugnata da ex militanti spacciati dai media per “capi storici”, “dirigenti”, “indispensabili” dei tempi andati.
Già nel 1983-1986 lottai per la solidarietà ai prigionieri e nella controinformazione (come in precedenza negli anni 70) ma nel distinguo dalla dissociazione borghese e antiproletaria, nel 1987 presi posizione, catturato come accusato di militare complessivamente nella Unione, contro la soluzione politica, negli anni successivi la mia posizione a riguardo non è cambiata, come fu precisato allora da noi 4 militanti comunisti e rivoluzionari nel processo di Aviano del 1994 in forma collettiva, e la ho riconfermata nel 1997 insieme alla compagna con cui all’epoca condividevo un ideale complessivo. Oggi lei è in semilibertà, ma non certo per approdare a certe concezioni. La stima non è venuta meno poiché non va “a passeggio” sui media di regime o nei canali televisivi.
Che il processo della lotta di classe documenti in sé i passaggi politici e non certo la merda di ritaglio della sinistra borghese o i media di regime, è cosa nota alle avanguardie proletarie che nella classe continuano a verificarsi e a posizionare la propria vita al servizio del processo di liberazione dal lavoro salariato, dalla sua società capitalista, dalle sue galere e inciuci.
Ciò che non è chiaro alle “star” di generazioni passate, che hanno avuto il clamore degli Zavoli e dei Biagi e l’ospitalità delle principali case editrici alle loro molto personali “memorie”, che mai hanno ammesso i sistemi di controllo mentale nelle prigioni, non è poi divenuto chiaro nemmeno a generazioni di situazionismi più o meno di comodo che si sono avvicendate nel portare solidale condivisione alle logiche resaiole a chi aveva appeso la lotta armata al chiodo, e con essa ogni ipotesi di rivoluzione violenta e di classe della società, figurarsi il marxismo-leninismo-maoismo.
Ciò che certe aree di questo genere tacciono, e spero non per complicità, perché non potrei essere clemente, né potrebbero esserlo altri prigionieri rivoluzionari contro i quali con certi sistemi di controllo mentale mi si vorrebbe spingere, è che allorquando delle aree politiche cambiano la propria direzione, non possono certo pretendere da chi è rimasto nella linea per loro “superata” né rispetto né tantomeno dipendenza dalle loro miserrime interviste.
In fin dei conti, come in Perù, ben sappiamo che anche in Italia ve la fate, o signorini, coi caramba e col Viminale, per cui per voi è venuto ben comodo inventarvi contro uno “sfigatissimo” che invece nemmeno conoscevate al 1 per cento, una montatura ancor più oscena, perché molto più mostrificante, di quella commessa contro il Presidente Gonzalo, che almeno il suo paese lo aveva portato autenticamente alla soglia del trapasso di potere politico.
Ce la vedremo, come sempre. Ma, anche se invadete la mia mente, non vivrete a lungo, e la rivoluzione proletaria vi farà scomparire dal ricordo di qualsiasi libraio, poiché poi, a conti fatti, ciò che interessa alle masse è solo ciò che permette loro di acquisire nuovi elementi di vita, e non di degenerazione ghettizzante e subliminante la subalternità.
Paolo Dorigo, 6 settembre 2005