La nostra posizione, sin dal Manifesto del 1848, è stata sempre chiara: noi non proponiamo soluzioni ai nostri nemici e sfruttatori, noi lavoriamo per miglioramenti unilaterali che riguardano la maggioranza del popolo, cioè per noi, e per chi come noi subisce in qualche modo o le conseguenze dello sfruttamento (familiari degli sfruttati che non sono direttamente impegnati nel processo produttivo) o che sono vicini alle nostre condizioni (e che in qualche modo ne subiscono il riflesso oggettivo e materiale).
Noi non lavoriamo per qualcosa di “solutivo” nemmeno nel campo “psichico”: è un campo nato per e dai padroni, che non ci riguarda: sappiamo stare bene, se le nostre condizioni materiali sono sufficienti e dignitose.
Noi inoltre non costituiamo alcunché di accettabile per i nostri nemici, diversamente dalle caccole che irridono sul Libretto rosso del Presidente Mao Tse-Tung o di quelli che infamano quel gigante della Rivoluzione che è il Presidente Gonzalo del Partito Comunista del Perù.
Noi non prendiamo soldi dai nostri nemici, nemmeno di straforo, e se produciamo qualcosa, è coerente alle nostre idee.
Noi non ci vendiamo al nemico né per un piatto di lenticchie né per chissà quali ricompense.
Ciò non di meno chiediamo e rivendichiamo risarcimenti allorquando questo è possibile ed inoltre è politicamente utile alle masse sfruttate.
Noi non mettiamo la musica e il benessere psichico avanti all’eguaglianza ed alla lotta per essa.
Noi non ci diamo per sconfitti se l’imperialismo possiede chissà quali armi. Anche nel ‘800 le prime navi da guerra erano enormemente più potenti delle armi dei Comunardi, così come i pochi cannoni conquistati non furono da soli sufficienti ad impedire la repressione.
Noi non siamo simbolisti, ma materialisti.
Ciò non di meno non disdegniamo l’arte e la bellezza.
Questa è la posizione che abbiamo sempre assunto e nell’autonomia operaia organizzata degli anni ’70 e nel movimento rivoluzionario che dagli anni successivi alle sconfitte operaie (’80) e rivoluzionarie (’82) si è cimentato a svilupparsi nuovamente, e nelle nuove condizioni internazionali, del modo di produzione capitalista, e della nostra formazione economica e sociale.
Noi rivendichiamo le categorie marxiste, rivendichiamo l’ideologia marxista-leninista-maoista.
Nemmeno nell’autonomia operaia degli anni ’70 esisteva alcuno che sostenesse il contrario. Solo lo sviluppo dell’ideologia non era importante come oggi. Tutto pareva scontato. E il golpe revisionista del ’55-56 in URSS e del ’76 in Cina, e l’invasione della Kampuchea da parte del Viet Nam nel 1979, non parevano poi inficiare i contenuti del nostro movimento.
MA CERTO SIAMO E SEMPRE SAREMO E SARO’ CONTRO OGNI SOLUZIONE POLITICA CHE METTE AL CENTRO LA QUESTIONE DEI PRIGIONIERI E NON LA QUESTIONE POLITICA E SOCIALE DEL POTERE AGLI OPERAI ED AGLI ORGANISMI DELLE MASSE.
Difendo quindi anche da voi, traditori che torturate me e tanti-e altri-e, la Costituzione di questo paese, perché è indietro, molto indietro ad essa, che volete andare, e perché quei valori della Costituzione, sono i valori delle masse in lotta per il socialismo ed il comunismo. Lo sono entro una mediazione, ma sono gli stessi valori.
Valori che asini mercenari e traditori come voi, per quanto impegnati nella tecnologia siate, non capirete mai.
Ed è per questo che sono per l’istituzione della pena di morte per chi tortura. Ovviamente commutata nell’ergastolo.
E per la distruzione delle galere, ma a comunismo realizzato !