http://www.prolcom.org

http://www.paolodorigo.it/www.prolcom.org/index.html

http://www.paolodorigo.it/LaConscience-ceiwfceowjfijfioregthrytjhrtyjhrthyhrthrehryshrth.htm

 

IL SOCCORSO ROSSO PROLETARIO PRENDE POSIZIONE IN UN CASO DI VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO IN TUNISIA

 

SOLIDARIETA’ CON LABBAS SBAI

 

INVIAMO LE ADESIONI ALLA CAMPAGNA DI OPINIONE IN SUO SOSTEGNO (www.mhamid-travel.com/labbas)

Nell’ambito della Rivoluzione Proletaria Mondiale, vi sono situazioni avanzate (guerre popolari, potenti movimenti di lotta del proletariato) e situazioni arretrate, quasi sempre frutto, specie in Africa e Medioriente, delle politiche di rapina delle risorse naturali di questi paesi da parte del colonialismo e dell’imperialismo.

Ma l’essere queste situazioni arretrate,  non significa che, nell’ambito della attuale e nuova situazione data dallo sviluppo mondiale del modo di produzione capitalista, in questi paesi non esista conflitto di classe né possibilità di maturazione del movimento del proletariato.

In molti di questi paesi, i partiti comunisti sono ancora legati alla vecchia tradizione dell’URSS, non hanno cioè maturato ovunque ancora la coscienza della natura del revisionismo moderno e del neo-revisionismo, ma sono in genere ancorati alla propria base di massa e stimati dal popolo, nonostante le enormi difficoltà in cui si svolge il loro lavoro.

Dal nostro punto di vista di comunisti, i diritti dell’Uomo demarcano l’inizio della fondazione del movimento comunista, è in loro nome che vengono fondate le prime associazioni semiclandestine di lavoratori ed operai in Svizzera, Germania, Francia, prima ancora del Manifesto di Karl Marx e Friedrich Engels, che è stato scritto tra la fine del 1847 e l’inizio del 1848, e di cui pochi giorni fa è ricorso l’anniversario.

Solidarizzare con questa lotta e con tutte le lotte per i diritti dell’Uomo negati dall’imperialismo, e dal neocolonialismo, dal sionismo, dal semi-feudalesimo e dalle monarchie e regimi borghesi in ogni parte del mondo (sia occidentali che pretesi islamici, come quello dell’Arabia Saudita e simili), significa riprenderci ciò che è nostro, di noi sfruttati, di noi proletari, e sostenere lo sviluppo in definitiva della stessa Rivoluzione Proletaria Mondiale, quali che ne siano i tempi di sviluppo e sedimentazione nelle diverse situazioni.

 

IL NUOVO MOVIMENTO DI RIVENDICAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO IN TUNISIA

 

Nei mesi scorsi, in coincidenza con il congresso internazionale dei giornalisti che si teneva in Tunisia, si è sviluppato, prima e dopo, un vasto movimento sia di opinione anche di personalità del diritto  e popolare, di amici e familiari, che sociale, sia di prigionieri di opinione e politici, che di prigionieri accusati di reati di sovversione e di terrorismo, in questo vicino paese, un tempo colonia del regime coloniale francese, che da 50 anni vive in indipendenza formale dalla Francia e dalle altre potenze.

In realtà la Tunisia è un paese del nord-Africa non dissimile dagli altri, dal Marocco, dall’Egitto, in cui i diritti civili ed umani sono limitati da regimi asserviti all’Occidente. Un paese in cui il vento nuovo che avevano portato i movimenti nazionalisti egiziano e libico, dopo l’indipendenza dell’Algeria anch’essa asservita sino a nemmeno 50 anni fa al colonialismo assassino francese, pareva potesse cambiare il corso delle cose.

Ma l’economia capitalista multinazionale ha bisogno dei suoi stati-fantoccio, e la monarchia della Tunisia, come quella del Marocco, non fanno difetto, anche se ha ambasciatori e consoli in tutto il mondo occidentale.

Le ingiustizie in questi paesi, ma ora parliamo della Tunisia, sono inenarrabili, in realtà la definizione, datata, del mondo come un enorme “campo di lavoro” inteso come lavoro forzato, infernale, come giungla sociale dove stanno bene solo i potenti ed il loro sistema con tutti i suoi addentellati, non è affatto esagerata.  Sappiamo bene come persino le metropoli più orrende, Lagos, Lima, Johannesburg, Manila, ecc., abbiano una vetrina di tutto rispetto per i visitatori occidentali, utile a lasciarli in sicurezza e tranquilli “in coscienza”.  Al di là delle spiagge, la Tunisia è un luogo socialmente oppresso ove vi sono piccoli e poveri paesi, e città dove la libertà non esiste.

La legalizzazione di alcuni partiti non ha corrisposto ad un cambiamento nella politica repressiva del re, e di questo sono manifestazione i frequentissimi interventi della polizia ad impedire anche semplici riunioni delle Associazioni per i Diritti Umani.

Questa situazione si viene ora ad incrinare con il primo timido decreto di liberazione di 1.298 prigionieri, e di condizionale per altri quattrocento, a causa crediamo solo delle condizioni internazionali in cui si sta svolgendo questa lotta del popolo arabo e delle sue varie componenti nazionali, di fronte all’aggressione imperialista dell’Afghanistan e dell’Iraq, che segue la guerra del Golfo e le altre operazioni multinazionali di guerra all’indipendenza dei paesi e alla libera autodeterminazione dei popoli (Somalia, Jugoslavia, Albania) di questi anni, le quali non sono che l’aspetto più manifesto di una politica imperialista trainata dagli SS.UU.A., di innesto militare e guerra sporca nei paesi ove in passato potevano permettersi ben altro (colpi di stato).

Anche per questo l’aspettativa politica e sociale di questo movimento era ampia, e il 18 ottobre 2005, così, inizia un nuovo movimento  di opinione, di avvocati e giudici che avvia uno sciopero della fame che coinvolge ampi strati di opinione pubblica, al quale si uniscono sia molti altri prigionieri, che molti familiari e personalità.  In precedenza il regime aveva già dimostrato la propria debolezza nel voler impedire l’espressione su internet, con l’arresto dei “giovani di Zarzis”, e con l’aumento esponenziale del numero di prigionieri politici negli ultimi 10-15 anni.  Il riconoscimento della natura di prigionia politica e le condizioni allucinanti in cui vivono queste migliaia di detenuti è arrivato così al centro del movimento, oltre che i problemi in cui si dibattono l’Associazione tunisina dei magistrati (ATM), la Lega tunisina dei Diritti dell’Uomo (LTDH) ed il Sindacato dei giournalisti tunisini (SJT).

In seguito al congresso dei giornalisti poi le notizie di queste situazioni sono arrivate ben oltre, sulla stampa di tutto il mondo.

Significativo che in contemporanea, anche in Francia e non solo nell’Africa australe e nelle megalopoli del “terzo mondo” ove questo è prassi quotidiana, siano esplose le banlieu, in una rivolta politica perché sociale e di massa, violenta e oppositiva alla ipocrita quotidiana violenza imposta dal capitale e dalle sue regole a milioni e milioni di diseredati.

Anche in Marocco si sta sviluppando un movimento di forte rivendicazione dei Diritti Umani, che necessariamente si lega e sviluppa a chi della solidarietà non fa solo questione di facciata e di espressione virtuale della propria esistenza politica, ma anche di sostanza e prassi, nella classe operaia e proletaria mondiale e di ogni paese, quotidiana, come normale per noi maoisti.

 

IL CASO DI LABBAS SBAI

 

Questo medico è stato arrestato lo scorso 3 febbraio 2006 a Ouarzazate in Tunisia e condannato a 6 mesi di carcere che potrebbero essere letali per le sue gravi condizioni di salute. Rifiuta di farsi curare in detenzione ed ha frequenti perdite di sangue.  E’ un importante paladino dei diritti del popolo a M’Hamid,  dove vive una popolazione già nomade, sfruttata ed emarginata, nella povertà estrema, ma ai margini del mondo turistico.

In questa area della Tunisia, costituita da una oasi, gli interessi della popolazione locale sono del tutto trascurati dal governo, e il dottor Labbas Sbai si è spesso scontrato con le autorità locali per difendere i diritti della popolazione. Nelle zone come M’Hamid, le autorità abusano poi spesso del loro potere.  Labbas Sbai non si oppone al turismo, anzi, ha spesso denunciato le autorità per il loro lassismo in questa delicata zona di confine con l’Algeria, ove sono così frequenti ogni genere di contrabbando e di rischi per la popolazione.  Vuole difendere il turismo insieme ai diritti della popolazione, non lasciando che la popolazione, diversa, di questa zona, venga discriminata e debba rinunciare un’altra volta ad una vita possibilmente più decorosa del nomadismo.

In sua difesa non appena è stato arrestato, è partito un importante movimento popolare.

Notizie sul suo caso più dettagliate si possono trovare in vari siti internet, anche molto documentati, ed è in corso una raccolta di firme per esigere la immediata liberazione di questo Uomo.

 

LIBERTA’ PER LABBAS SBAI

SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO DELLA TUNISIA

SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO ARABO

RIPRISTINO DEL DIRITTO NEI PAESI VASSALLI DELL’IMPERIALISMO SIONISTA ED AMERICANO

I DIRITTI UMANI APPARTENGONO ALLA LOTTA POPOLARE E PROLETARIA NON ALLA NATO

LIBERTA’ PER I PRIGIONIERI POLITICI E DI OPINIONE DELLA TUNISIA, DEL MAROCCO, DELLA PALESTINA, DELL’ALGERIA, DELL’EGITTO, E DI TUTTO IL MEDIO ORIENTE

LIBERTA’ PER L’IRAQ E L’AFGHANISTAN

FUORI LE TRUPPE IMPERIALISTE DI OCCUPAZIONE DAL MEDIO ORIENTE

 

 

SOCCORSO ROSSO PROLETARIO

1-3-2006

 

 

Per ulteriori informazioni su questo caso di violazione dei Diritti Umani

http://blog.ifrance.com/labbas

www.mhamid-travel.com/labbas

http://www.albayane.ma/Detail.asp?article_id=52104

http://www.telquel-online.com/212/maroc4_212.shtml