Chi a paura di Paolo Dorigo
Nel 1993 le Brigate Rosse rivendicarono un attentato alla base
americana in Italia di Aviano. C'era assoluto e frettoloso bisogno di
trovare un colpevole e così insieme alla polizia e alla procura
spinti dagli americani si misero a lavoro anche i servizi segreti, con
i loro immancabili, atipici e originali metodi di indagine. Il colpevole
venne così trovato, grazie soprattutto ai classici pentiti pronti
in ogni momento a dichiarare qualsiasi cosa pur ricevere agevolazioni
o alleggerimenti della loro condizione di detenuti.
Fu così che nell'ottobre Paolo Dorigo venne arrestato e condannato
nell'anno successivo in maniera completamente abusiva dalla Corte di
Assise di Udine, a passare 13 anni della propria vita in galera. Alla
difesa infatti non era stato concesso alcun diritto di poter interrogare
nuovamente quei pentiti che avevano lasciato le loro dichiarazioni in
istruttoria, quel fenomeno col nome di ricusazione che tanto scandalo
aveva già fatto col caso Craxi.
Fu così che la Commissione europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo
il 9 settembre del '98 e in seguito il comitato dei ministri del Consiglio
d'Europa dichiararono che il caso Dorigo era una palese violazione dell'articolo
6 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e dunque ingiunsero
all'Italia di liberare Paolo. Ciò significava che si sarebbe
dovuto svolgere un nuovo processo in cui la difesa avrebbe potuto interrogare
in pubblica udienza i pentiti. Ma questo non sfiorò minimamente
la corte udinese, così furono sempre la stesse istituzioni europee
a domandare al governo italiano di esporre e giustificare quali decisioni
erano state prese per risolvere il "fattaccio". Venne dato
al governo italiano una scadenza entro la quale avrebbe dovuto approvare
quelle leggi che permetteranno a Paolo Dorigo di essere scarcerato:
ottobre 2002. Questa è la dimostrazione che Dorigo ha scontato
numerosi anni di carcere in maniera del tutto illegale e i magistrati
verranno assaliti da un terribile timore: e se le dichiarazioni dei
pentiti sottoposti al contraddittorio venissero smentite?
Capite benissimo in quale imbarazzo si sarebbe trovata la magistratura
italiana nel dover ammettere di aver sbagliato e di aver tenuto in prigione
un innocente, sarebbe stato uno scandalo senza pari, considerati i motivi
politici della condanna.
L'unico modo per non finire in una così imbarazzante situazione
resta quella di ottenere a tutti i costi la confessione dell'imputato
ed è qui che comincia il bello. Mostreremo di cosa è capace
il sistema giudiziario italiano e cosa può fare soprattutto se
assecondato dai mezzi d'informazioni, quasi completamente muti anche
di fronte all'evidenza.
Comincerà un affascinante tour per le carceri italiane: Paolo
Dorigo verrà sballottato da una galera all'altra senza rispetto
alcuno per le condizioni umane del prigioniero, fu anche sottoposto
a delle violenze e presentò numerose denunce contro le prigioni
che lo ospitavano. Due denunce le presentò conto il carcere di
Livorno e una conto quello di Biella, ma in questo caso la magistratura
non sarà altrettanto rapida come lo è stata nel '93. Basterebbero
per la difesa questi due casi per affermare che lo stato sta applicando
quella che solitamente si chiama "tortura bianca" nei confronti
di Paolo Dorigo al fine di strappargli una confessione, ma la parte
più inquietante di questo storia deve ancora essere esposta.
Il prigioniero politico ebbe improvvisamente ad accusare uno stranissimo
fenomeno, sentiva continuamente una voce, a volte maschile a volte femminile,
che lo esortava a confessare a pentirsi dei sui errori. Questo fenomeno
venne spiegato come "allucinazioni uditive". Ma va anche detto
che nel 1996 chirurgiche, così si pensò che durante questi
eventi era stato introdotto all'interno dell'orecchio un microchip.
Le stesse visite psichiatriche non trovarono alcuna anomalia nei comportamenti
di Dorigo, il quale era assolutamente normale ad eccezione di questo
strano fenomeno. Inoltre una visita all'orecchio sinistro riscontro
un livello di acufene con frequenza di circa 1000hz, mentre il normale
livello è sui 400hz. Volendo andare fino in fondo l'avvocato
Trupiano, nuovo difensore di Paolo chiese e ottenne un esame di risonanza
magnetica per verificare la presenza o meno di corpi estranei nell'individuo.
Non vennero trovati corpi estranei, ma si appuro che vi era una lieve
inclinazione del cervello all'altezza della scatola cranica.
In ogni caso l'ottobre 2002 è passato e non sono riusciti a far
confessare Palo Dorigo, dunque dopo tutto dovrebbe essere liberato,
ma stranamente egli è ancora rinchiuso nel carcere di Spoleto.
Dorigo è in sciopero della fame dal 5 maggio di quest'anno perdendo
in pochi giorni 10 kg. Alleggerita la protesta il 26 di maggio per motivi
di salite, Dorigo ha accettato di nutrirsi esclusivamente di craeckers
e riso, ma ha ripreso subito dopo la sua "dieta" perdendo
altri 2 kg.
Il 21 di giugno Trupiano ha presentato una richiesta di revisione del
processo del 93 alla corte di appello di Venezia la quale è chiamata
a respingere o meno tale richiesta, ma stavolta peserà molto
il fatto che le istituzioni europee come abbiamo visto hanno gia accolto
un analogo richiamo. Staremo a vedere.
Il caso Dorigo è stato completamente oscurato dalla stampa nazionale
e locale, sia generica con giornali teoricamente imparziali sia politica,
la paura (classica del buon borghese) di esprimere solidarietà
o semplicemente di parlare di uno che è in galera con l'accusa
di terrorismo si è infatti impossessata anche degli unici due
giornali di sinistra. Infatti ne Il Manifesto, ne Liberazione hanno
avuto il coraggio di affrontare in maniera polemica e continua uno dei
più gravi atti di ingiustizia che si siano mai verificati in
questi ultimi decenni. Spiega in una recente lettera alla stampa l'avvocato
di Dorigo Vitto Trupiano : <<tutti, sinistra inclusa, temono che
pubblicizzando Dorigo, si possano pubblicizzare le B.R.>>. Non
importa se la Comunità europea abbia o meno definito Dorigo non
colpevole, per la mentalità semplice dei giornalisti italiani
conta solo che la gente mormora e il suo pregiudizio non può
essere sottovalutato neanche dal giornale di Rifondazione che con le
masse tiene a mantenere buoni rapporti. Al nostro amico si è
particolarmente occupato il parlamentare del P.R.C. Russo Spena, ma
stranamente lo stesso giornale che vuole rappresentare le idee di Spena,
non parla quasi mai di questo caso forze perché i comuni mortali
non possono sapere tutta la verità. Così da una parte
Rifondazione viene a trovare Dorigo in carcere a portargli solidarietà,
mentre dall'altra, fanno finta di niente sul loro giornale.
Scrive sempre Trupiano: <<Cosa fanno da parte loro, questi due
quotidiani con la tragedia di Dorigo?: se ne fottono, anzi se ne strafottono
perché è un comunista scomodo, certo, lui mica è
Bompressi! Certo pesa molto meno di Bompressi, sta peggio, molto peggio
di Bompressi, ma non è Bompressi e quindi la grande sinistra
italiana, da La Repubblica a all'Unità e sinanche Manifesto e
Liberazione se ne fottono e forse fanno anche bene, perché Dorigo
ha perso la libertà non la dignità>>.
In una lettera di recente spedita al giornalista Alessandro Mantovani
de Il Manifesto Paolo scrive:
<<Sono allora rimasto stupefatto: come mai un giornale come il
vostro, che dedica tanta attenzione agli Usa ed ai loro carcerati, con
tanto di notizie, anni fa, su Nessuno tocchi Caino gestito dai nazistelli
Fioravanti e Mambro, che quindi dovrebbe conoscere una cosa del genere
NON ha dato considerazione a questa mia denuncia quanto meritava?
Tanto più che c'è un giochetto dei servizi per corrompere
chi mi stà vicino, ma Trupiano non lo compra nessuno, e tantomeno
compagni e strutture di movimento come ASP, Su Gazetinu, proletari comunisti
e tanti altri che mi esprimono solidarietà."
"So che qualcuno specula sulle mie presunte "depressioni"
e sui vecchi "atti autolesionistici" in realtà questo
che è stato uno scandalo coperto dalla sinistra, cioè
dalla mancata notizia a suo tempo della mia protesta del 4.1.96 quando
mi detti fuoco rischiando di morire...>>. (*)
Ma io scusate, personalmente non posso credere che la colpevole omertà
della stampa di sinistra sia spiegabile esclusivamente come semplice
pregiudizio. C'e, ci deve essere qualcosa di più, soprattutto
se ci sono immischiati, come in questo caso, i servizi segreti.
C'è però sicuramente anche un fattore ideologico dietro
tutto questo. Infatti lo spazio d'azione e di discussione di Manifesto
e Liberazione oscilla è noto tra le file del riformismo di base
di sinistra(come la sinistra DS) e dall'altro lato con le posizioni
del "movimento dei movimenti" ( Agnoletto e disubbidienti,
quelli che i troskisti definirebbero "riformisti armati")
. Non ci sono ne nel pensiero parlamentarista, ne in quello movimentista
ideologie rivoluzionarie. Dunque codesti giornali non hanno alcuna voglia
di ribaltare l'attuale sistema politico, ne hanno intenzione alcuna
di dare notizie che possono in un qualche modo rischiare di destabilizzare
gli apparati statali. Essi credono che alla fine i migliori modi per
risolvere le ingiustizie del nostro mondo siano quelli di promuovere
leggi, attuare riforme, o al massimo fare qualche manifestazione di
piazza. Spiegare che lo stato applica dei veri e propri metodi di "tortura
bianca" nei confronti degli oppositori, che nega loro i più
elementari diritti, che è disposto addirittura ad entrare in
contrasto con le istituzioni europee pur di negargli la libertà
significherebbe di perse ammettere l'inefficacia dell'opposizione riformista
e dunque il fallimento dei valori e delle lotte per cui la sinistra
italiana si è sempre battuta. Dire che lo stato è "brutto
e cattivo" significa invitare in maniera neanche troppo implicita
la folla alla rivolta e questo risultato non solo non è desiderato,
ma è perfino temuto dalla sinistra italiana.
Finalmente dunque arriviamo ad una conclusione che più o meno
dovrebbe spiegare come mai la sinistra ha paura non di difendere Paolo
Dorigo, ma soprattutto di pubblicizzare il suo caso. Infatti pur convenendo
sull'innocenza di Paolo(lo dimostrano le visite di Russo Spena) essa
ha preferito non accusare pubblicamente lo stato di violenza e tortura,
ma piuttosto fare in modo che gli "errori"giudiziari di questo
gravissimo episodio restino nascosti al grande pubblico e di rimediare
applicando quella pratica paragonabile al detto di "pulire i panni
sporchi in famiglia". Non sono le interrogazioni parlamentari che
fanno la differenza se nel frattempo non si fa nulla per spiegare il
perché di tali interrogazioni o addirittura si tace completamente
sulla loro esistenza.
Io personalmente non ho alcun vantaggio di nascondere questo grave episodio,
tanto meno per fare un favore allo stato risparmiandolo dallo scandalo
e dalle rivolte, io mi pare di averlo gia espresso in questo giornale,
del bene dello stato me ne strafotto proprio come i giornali si strafottono
del caso Dorigo.
La domanda però è ben diversa, essa non dice perché
avete paura di Paolo Dorigo, ma bensì chiede chi ha paura di
Paolo Dorigo.
Avendo chiarito quale è il mio interesse per l'incolumità
delle istituzioni, dico chiaramente che coloro che le difendono, come
nel nostro caso nascondendo un così grave atto, e che dunque
tanto si impegnano nel placare la giustificata ira nei confronti delle
stesse istituzioni, sono nemici miei esattamente come lo sono le istituzioni.
Quindi la domanda CHI HA PAURA DI PAOLO DORIGO? diventa la discriminante
per riconoscere in chi ci è accanto se esso è un nemico
o un amico. Saranno nemici dunque tutti coloro che di Dorigo avranno
paura e che si impegneranno nel sommergere, nel coprire, nel nascondere
le colpe delle autorità, mentre potremo riversare la nostra fiducia
invece in coloro che Dorigo hanno sempre difeso, contro ogni tortura,
contro ogni abuso, contro dunque ogni stato, ogni legge, ogni galera.
Michele Fabiani
In merito a quanto affermato nell'articolo Alessandro Mantovani
de "Il Manifesto" tiene a precisare quanto segue:
"Solo oggi, 2 luglio 2003, ricevo dall'avvocato Vittorio Trupiano
questa lettera, leggermente diversa dal testo qui pubblicato e comunque
molto più lunga. Di questa lettera ho avuto notizia su anarcotico.net.
"
La citazione riportata ne Il Rivoluzionario è stata tratta da
un comunicato del legale di Dorigo (leggi).