Quando a suicidarsi sono i borghesi.
Se si suicida un operaio, un partigiano sotto tortura, una donna violentata, un giovane disperato, poco conta, l’importante è che non conosca troppa gente “in”.
Se per sua sfortuna non riesce a morire, sarà oggetto di incredibili attenzioni, ben oltre i limiti che separano decenza ed indecenza, morale ed immorale, essenza umana e bestialità nazista, attraverso, probabilmente, la psichiatria, ma non è detto solo questa.
Se invece a suicidarsi è un capitalista, od un politico corrotto, od un industriale in crisi di lavoro, allora è scandalo.
Lo dicevamo sempre che ci sono morti che pesano come piume e morti che pesano come montagne.
Solo bisogna capire da quale punto di vista si osserva.
E che non ci vengano a dire che la vita umana è sempre sacra. Sappiamo bene quelli del vitello d’oro, ed i loro seguaci caporioni delle chiese cattoliche, islamiche, buddiste, e via discorrendo, quale “campana” sentono meglio. Quella di chi mantiene il controllo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Adesso c’è pure Luciano Canfora che dice che “servirebbe un nuovo Marx”. Bontà sua. Ci sono rivoluzionari nel mondo che, a saperlo, e certo lo prevedeva, Marx avrebbe voluto essere loro, e conducono Guerre Popolari e mettono in ginocchio l’imperialismo e lo Stato borghese che domina milioni, miliardi di esseri umani (India compresa).
Ma questo Canfora non lo vede. Lui pensa ai libri.
24.5.2009