OMONIMIE NO GRAZIE – 17-02-2016 ore 18
Per chiunque si muova sul sociale, in pubblico, e peraltro in vari territori, l’omonimia è sempre un rebus, poiché dà luogo, o può dar luogo, ad equivoci e problematiche.
Negli Stati Uniti, dove il mind control pur essendo un reato già in 2 Stati, è ampiamente diffuso, è utilizzato per il furto di identità.
Essendo vittima di mind control e tortura permanente, spesso vengo tartassato dai nazisti che hanno in gestione il controllo della mia mente, a proposito delle omonimie.
Nella mia vita ho saputo in vari e diversi momenti, che ho od avevo omonimi nella mia città, due persone, di cui una con precedenti di reati comuni, ora deceduto, ed inoltre: un campione di rally in Friuli VG, un giudice a Bari, due giornalisti (forse lo stesso) tra Belluno e Gorizia, ed almeno una dozzina di altri profili con lo stesso mio nome e cognome. Senza contare le decine di conti correnti bancari che risultano nei data base bancari, di miei omonimi.
Per questo ho indicato Paolo Alvise Lorenzo, il mio nome nel certificato di nascita, nel sito e nel profilo facebook.
Ancora oggi sto domandandomi chi mi abbia rubato al Comune di Venezia i miei altri due nomi.
Preciso comunque di non avere parenti con lo stesso cognome a parte i due fratelli ed un cugino, ma nessuno di loro lavora a Tessera. Ho parenti di secondo grado, ma nessuno di loro è scrittore né attore né politico.
OMONIMIE
(13-3-2011)
Nel nostro Paese c'è una grande
concorrenzialità implicita, interna, tra le persone, tra gli stessi familiari,
tra giovani ed anziani, tra donne e uomini, tra gli stessi bambini-e,
ragazzini-e ed adolescenti. Per non dire in campo universitario, medico, economico,
ministeriale, per non dire tra poliziotti, ecc.ecc.ecc.
A questa concorrenzialità
esponenziale creata dall'implosione dei valori nel mercato delle coscienze,
costruito dai traditori dell'ideologia del proletariato e della democrazia,
traditori venduti al pari dei reazionari, ai ricchi finanzieri come Benetton,
come Berlusconi, come moltissimi altri, per fare solo alcuni esempi, a questa
concorrenzialità, dicevamo, si è aggiunta la questione dell'omonimia.
C'è una guerra civile
strisciante in atto per linee interne alla società italiana, ma anche in
Francia, anche in Germania, però soprattutto in Italia, alla quale si innesta
la questione del controllo telepatico delle masse e dei mass media.
In questo terrificante
contesto, si inserisce la questione delle identità.
Prendiamo il mio esempio.
Dovrebbero esserci in vita attualmente in Italia, almeno 15 Dorigo Paolo, solo
a Venezia ve ne erano 3 nel 1992 quando presi la residenza a Mira.
Uno era più anziano di me di
10-15 anni, ed è morto due anni fa. Quando è morto, chi leggeva l'annuncio
funebre sui muri vicino a Piazzale Roma a Venezia, posto molto frequentato, e
mi conosceva poco o solo di fama, poteva pensare che ero morto io. Poi ce ne
era un'altro, pare che sua madre sia venuta a protestare con me nel 1991 alla
Fenice Arts Gallery di Campo San Fantin a Venezia (che chiuse per litigi di
famiglia tra gallerista e padre proprietario del negozio alla fine del 1992),
la madre protestava perché io, che avevo 32 anni, "rubavo" la
carriera "futura" a suo figlio, come artista, dato che anche lui
aveva passione artistica, ma aveva solo circa 15 anni. Amenità italiane.
A Chioggia, per risolvere la
questione, hanno messo anche il soprannome all'anagrafe.
La soluzione sarebbe un numero
progressivo. Perché in Italia è veramente pieno di omonimie, e spesso, servono
a rubare i soldi ai lavoratori.
Facciamo un esempio, se uno ha
la disgrazia di avere per datore di lavoro uno che si chiama Salvatore Caruso,
dove non si sa se il cognome è Salvatore o Caruso, e a Napoli ce ne sono almeno
5000 che si chiamano così, come fa ad avere Giustizia ?
Nel mio caso le omonimie sono
ancora più pericolose. Abbiamo un Dorigo Paolo che è il sottoscritto, accusato
e più volte incarcerato come terrorista, che fa il sindacalista di Slai Cobas,
abbiamo un sindacalista Cgil a Udine negli anni 90 con lo stesso nome e
cognome, abbiamo un pilota di rally con lo stesso nome e cognome negli anni
'80-'90, abbiamo attualmente un gionalista del Gazzettino di Belluno, e un
giudice pugliese, che si chiamano così. E via dicendo, c'è persino un Dorigo
Paolo che ha una attività negli States. Tranquilli, io negli States non ci
andrò proprio mai, nemmeno all'ONU a parlare, perché in quel caso pretenderei
che prima ci andassero i rappresentanti dei Popoli in Guerra Popolare, e non mi
accontento ci siano incidentalmente passati il Che e l'attuale neo-revisionista
Prachanda.
Il problema comunque esiste.
Numeriamo le omonimie.
Servirà ad avere maggiore
chiarezza.
Ad evitare ulteriori guerre
intestine nella società, che in fin dei conti tolgono spazio alla unica Guerra
giusta, quella per la Libertà e la Liberazione dallo sfruttamento e dalla
schiavitù in tutte le sue forme.