laconscience] [TLAXCALA] INTERVISTA/INTERVIEW
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[TLAXCALA] INTERVISTA/INTERVIEW Maryem Mahmoud Saleh -
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(23 marzo 2006)
Fonte : http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o6325
Care tutte e tutti,
vi invio una intervista a Maryem
Mahmoud Saleh, parlamentare palestinese eletta nelle liste di Change and Reform
(Hamas) e presentata da Ismail Haniye nel nuovo governo palestinese come
Women's affair Minister. Dovrebbe sostituire Zahira Kamal.
L'intervista è stata un po'
difficile perchè Mariam parla arabo e pochissimo inglese. Ho chiesto percio' a
Mary Kozhaya, una ragazza egiziana che vive qui a Bruxelles di aiutare me e
Francesca per riuscire ad intervistarla. Purtroppo non ho avuto l'accortezza di
insistere su esempi concreti, per esempio cosa intendeva per diritti e cosa
considerava diritti delle donne. Sarà per un altra volta.
L'intervista l'abbiamo fatta prima
di sapere che lei era stata proposta come Ministra per gli affari delle donne.
Un abbraccio
Luisa Morgantini
53 anni, sposata con 7 figli.
Deputata del Palestinian
Legislative Council, eletta con la lista Change and Reform (Hamas)
Ha studiato all'Università di ³Romm
el Kora², alla Mecca, dove ha conseguito anche il dottorato.
Ex docente di Sharia, spiegazione
della Sunna, Hadeeth e filosofia islamica nell'Università di Abu Dies.
Ha anche lavorato nell'Al Quds Open
University di Ramallah e per l'Università ³Sahet el Mogtamaa² con Moustafa
Barghouti, dove ha insegnato ³Concetti Arabi-islamici² per ragazze.
Dopo essere diventata membro del Parlamento, cos'è
cambiato concretamente nella sua vita?
Bè, si sa che di solito una donna
in carriera ha una vita molto intensa. Da quando mi sono sposata, mi considero
una donna molto impegnata, perché ho una famiglia di cui prendermi cura e i
miei studi universitari da portare avanti.
Credo che la massima priorità per
tutte le giovani donne sposate è di crescere i propri figli come membri civili
e ben educati della società, e allo stesso tempo conciliare la vita privata con
la soddisfazione per la propria carriera, perché è impossibile migliorare una
società e la sua gioventù, se una donna non è capace di crescere correttamente
i propri figli e fallisce nella loro educazione.
Quindi, tornando al mio caso
personale, quando sono tornata in Palestina dall'Arabia Saudita dove ho
studiato, avevo il mio lavoro al college, la mia famiglia e nel mio tempo
libero lavoravo anche come volontaria in alcune organizzazioni umanitarie.
Dopo le elezioni e dopo esser diventata
una deputata, le mie responsabilità sono cresciute molto, perché ora sono una
rappresentante di tutto il Popolo palestinese e quindi devo essere all'altezza
della fiducia che mi è stata assegnata. Allo stesso tempo, pero', la mia
priorità rimane anche la mia famiglia e sono realmente felice di servire i miei
cari, che mi danno sostegno per il mio lavoro e mi aiutano anche nelle
responsabilità della casa.
In che cosa consiste il suo programma politico?
Innanzitutto il mio movimento,
uomini e donne insieme, continuerà a lavorare per la nostra causa, la più
sacra: l'indipendenza e la creazione dello Stato Palestinese.
Il nostro scopo è chiaro: siamo qui
per servire il nostro popolo.
I Palestinesi continuano a soffrire
e sono profondamente frustrati a causa dell'occupazione, della disoccupazione e
delle misere condizioni in cui sono costretti a vivere. Sono impotenti e
oppressi.
Tutti noi soffriamo l'occupazione.
I prigionieri politici, il muro di separazione sono questioni che ci riguardano
tutti.
Ecco perché un punto molto
importante del nostro programma è la sicurezza, che significa assicurare ad
ogni famiglia una vita dignitosa e sicura.
La famiglia è il nucleo della
società: i diritti dei nostri bambini devono essere assicurati.
Inoltre, è urgente aumentare il
numero degli ospedali: come mostrano i media, molti ammalati muoiono ai check
point prima di arrivare agli ospedali e prima di ottenere la dovuta assistenza
medica.
Per anni il nostro movimento si è
concentrato in attività sociali. Siamo venuti in contatto con molte famiglie in
grande bisogno di assistenza medica e cure, ma anche di sostegno psicologico e
solidarietà, che le Istituzioni ed il Governo non erano in grado di garantire.
L'assistenza sociale e medica è una
nostra priorità.
Percio' è molto importante per me e
per i miei colleghi migliorare l'attuale livello di assistenza medica
attraverso la creazione di almeno un ospedale efficiente e di qualità o magari
di un policlinico in ogni villaggio, per diminuire finalmente il numero delle
vittime.
Per concludere aggiungo che la cosa
più importante per il nostro movimento, è che il popolo condivida le nostre
scelte. Per questo è fondamentale ascoltare l'opinione pubblica e i suoi
bisogni, ma soprattutto è vitale riuscire a conservare la fiducia che il nostro
popolo ci ha assegnato con il voto.
E in particolare a proposito della condizione
della donna, quale è la vostra agenda?
Il nostro movimento, Change and
Reform, si è presentato alle elezioni con un chiaro progetto politico
riguardante le donne in Palestina, il loro ruolo e i loro diritti nella nostra
società.
La donna palestinese è una delle
più forti e coraggiose figure della nostra società, perché ha sopportato e
continua a sopportare morte, ferite, prigioni. Vive separata dai propri cari,
sopportando la crudeltà dell'occupazione ed essendo costretta a portare avanti
la famiglia in misere condizioni.
Le donne sono una parte attiva
nella lotta per l'indipendenza e contro l'occupazione.
In Palestina ci sono 9000 prigionieri
sotto detenzione amministrativa, che significa 9000 famiglie. Dio sa quante
madri, mogli, sorelle e figlie soffrono in ognuna di queste famiglie, potendo
contare solo sulle loro forze e crescendo i loro figli nell'oppressione e in
condizioni umilianti.
Per questo il nostro motto è: ³Le
donne hanno un ruolo attivo contro l'occupazione, quindi hanno anche un ruolo
fondamentale nel costruire e migliorare la società².
Un risultato evidente di questa
politica si è visto alle ultime elezioni con la consistente mobilitazione di
donne nel processo elettorale.
Ecco perché noi insistiamo sul
mantenimento e il miglioramento dei diritti delle donne. Dobbiamo aumentare
quei diritti, ma soprattutto dobbiamo diffondere la consapevolezza dei diritti
e dei doveri tra le donne stesse, per renderle concretamente protagoniste della
nostra società in evoluzione. Da anni lavoriamo per la diffusione di aiuti
umanitari e la crescita di attività sociali con un pieno coinvolgimento delle
donne a tutti i livelli della società.
Per far cio' uno dei mezzi più
efficaci che prenderemo in considerazione sono le letture pubbliche nei
villaggi, nelle scuole e anche nelle moschee; campagne informative indirizzate
alle donne e condotte da donne, per comunicare i loro diritti e i loro doveri
usando un linguaggio che sia il più semplice e chiaro possibile.
Per di più, vorrei sottolineare
anche l'importanza del lavoro volontario di molte associazioni di donne e il
peso che queste organizzazioni hanno tra la popolazione, perché è anche grazie
al loro impegno che la gente si è avvicinata a noi.
Sfortunatamente queste associazioni
non hanno a disposizione fondi sufficienti e senza soldi si ottiene molto poco.
Percio' vogliamo destinare una parte consistente del budget a queste
organizzazioni.
Tornando alla posizione della donna
nella società, è necessario assicurarle un ruolo di primo piano e più
efficiente nelle scuole, nelle fabbriche e in tutti gli ambiti lavorativi,
perché quando una donna si sente sicura per i suoi figli e per il suo futuro in
generale, è anche in grado di contribuire al miglioramento della società.
In ultima analisi, penso sia
necessario fermare con ogni mezzo l'abuso della figura femminile.
Che cosa intende per abuso della figura femminile?
Be', io porto il velo da quando mi
sono sposata e sono andata al college. Il velo è un obbligo dato da Dio
attraverso il Corano a tutte le donne musulmane. Quello che facciamo, come
movimento Change and Reform, è dare un consiglio alle donne musulmane, ma poi
alla fine sono loro a decidere se indossarlo o meno. L'Islam non costringe
nessuno con la forza. Noi non obblighiamo le donne. Solo la decenza negli atti,
nel modo di vestirsi e di comportarsi è indicativo di come la donna vuole
essere percepita dagli altri e di conseguenza trattata. Tra l'altro la decenza
nei vestiti è un punto fondamentale anche per altre religioni.
Il velo serve a completare un
processo più ampio e non è solo un accessorio di moda.
Noi rifiutiamo di considerare la
donna come un oggetto, come fanno ad esempio molti canali televisivi
occiodentali che mostrano le donne come oggetti per pubblicità ecc. Una donna
deve avere rispetto per se stessa e una sua propria dignità a prescindere dal
velo.
Come lavorerete tra donne elette in Parlamento,
anche di diverse posizioni politiche, più o meno religiose?
Noi tutte, le donne elette in
Parlamento, lavoriamo per migliorare il ruolo della donna nella società.
Anche se ci sono molte sorelle
musulmane, ci possono essere convinzioni diverse e diversi modi per raggiungere
un obbiettivo. In Parlamento c'è anche Hanan Ashrawy, che è cristiana: ma
persino attraverso religioni diverse possiamo lavorare insieme come una sola
equipe.
Anche se ci sono modi di pensare
diversi, c'è e ci sarà sempre dialogo e comprensione.
Il nostro scopo è comune: noi siamo
tutti Palestinesi, parliamo la stessa lingua, condividiamo lo stesso passato,
gli stessi problemi e abbiamo le stesse prospettive per il futuro: fermare
l'occupazione e costruire lo Stato Palestinese.
Ma voi siete un movimento religioso. Che significa
questo in politica?
Noi siamo un movimento islamico
basato sui principi dell'Islam. Il nostro popolo è in maggioranza musulmano. Ad
ogni modo anche parte della comunità cristiana ha votato per noi perché ha
timore in Dio, hanno una coscienza chiara e noi non temiamo chi teme Dio.
Il nostro scopo è il cambiamento e
le riforme e gli elettori ci hanno dato fiducia, non vedo dover sia il
problema.
Avrai sentito senz'altro le ultime
notizie che sostengono che Hamas voglia islamizzare l'intera società. La nostra
è una terra occupata, noi stiamo ancora combattendo per la nostra libertà ed
indipendenza. Una volta che l'oppressione e la frustrazione saranno finite, il
passo successivo sarà la costruzione di una società basata sul rispetto e la
dignità, dove ogni cittadino avrà i propri diritti e il proprio posto in uno
stato libero e indipendente.
Allora parleremo con il nostro
popolo, sonderemo i bisogni, chiederemo come vogliono le loro leggi, i loro
diritti, se in una direzione più o meno religiosa.
Non è vero che prendiamo la Sharia
e il Corano come nostre regole di base. Cosi' come non è vero che cesseremo di
prendere in considerazione tutto cio' che proviene dal mondo arabo secolare o persino
dall'Occidente.
In ogni caso qualsiasi legge faremo
dovrà integrarsi nella nostra cultura araba e orientale, con le nostre
tradizioni. E' impossibile copiare ciecamente le leggi occidentali in Oriente,
cosi' come è impossibile vivere con priorità orientali nel mondo occidentale.
Ogni società ha le sue priorità. Ecco cosa stiamo facendo: lavorando sulle
nostre priorità.
In occasione dell'8 marzo, festa internazionale
della donna, ci sono state molte iniziative in Palestina. Workshops, conferenze
e vari incontri sono stati organizzati dalla General Union of Palestinian
Women. Cosa ne pensa? Ha partecipato?
Conosco quelle associazioni e la
loro mobilitazione per l'8 marzo e non ho veramente niente da obbiettare loro,
nelle idee come nei fatti. Ma prendendo in riferimento il Corano e l'Islam, la
festa della donna è ogni giorno. Il Corano mette veramente la donna in una
posizione speciale e stima il suo ruolo in generale. Per noi una madre è sacra,
si legge sul Corano:
³Il paradiso sta sotto i piedi di
ogni madre². Inoltre, nel mondo arabo, una ragazza è vista veramente come la
regina della famiglia ed è amata sopra ogni altra cosa dal padre o dal
fratello. Noi crediamo che bisogna realizzare i diritti della donna al 100%, in
modo tale che il giorno della donna sia ogni giorno.
E' facile di ricordare la donna una
volta all'anno, regalarle un fiore e dimenticarsene poi il resto del tempo.
Vorrei dire a quelle organizzazioni
di praticare veramente quello che predicano, cercando ad esempio di trovare fondi
per la salute e le cure mediche per le donne in Palestina, che ne hanno
veramente bisogno.
Infine, come ho già detto a queste
donne l'8 marzo, è fuori questione cancellare i diritti ottenuti con gli anni.
Al contrario lavoreremo per migliorarli in ogni modo. La società evolve in una
direzione in cui è necessario aiutare la donna ad andare avanti e non a tornare
indietro verso il passato.
Cosa pensa dell'aumento di violenze domestiche ai
danni delle donne?
Ho partecipato al workshop sulle
violenze domestiche, frequentato anche da Zahira Kamal, ex ministro per la
condizione delle donne e capo del National Bureau for Statistics.
Confrontando i dati con quelli
relativi ai cosiddetti stati democratici, occidentali o dei nostri vicini
arabi, il nostro parere è positivo.
Dobbiamo tenere presente che la
Palestina è una terra occupata e l'occupazione alimenta le violenze domestiche
e spinge la gente alla violenza per esprimersi.
Anche la povertà è una delle ragioni
principali, come la disoccupazione e l'ignoranza, che portano alla
frustrazione. E la frustrazione è sempre terreno fertile per la violenza, che
spesso inizia con la violenza domestica.
Un padre è frustrato quando vede
che non puo' dare da mangiare alla sua famiglia e non riesce a soddisfare i
bisogni dei suoi cari.
Mi aspetto dal Parlamento Europeo e
dall'Unione Europea un aiuto concreto per creare piccole fabbriche, piccole
iniziative capaci di dare lavoro, far diminuire la disoccupazione e contribuire
alla speranza con concrete azioni destinate alle famiglie più modeste ed
aiutarle ad uscire circolo vizioso della violenza.
Leggi e regolamenti non sono
sufficienti per assicurare i diritti delle donne.
Guarda ad esempio gli Stati Uniti o
la Germania: hanno leggi specifiche, ma non possono ugualmente assicurare una
piena emancipazione del ruolo delle donne nelle loro società. Le statistiche
mostrano che molte donne muoiono come vittime di violenze domestiche anche in
occidente.
Le leggi da sole non prevengono la
violenza all'interno della famiglia, che è un problema di tutti gli Stati. Ecco
perché insisto affinché l'educazione in casa e nelle scuole sia una delle
chiavi contro ogni tipo di violenza, per definire quali sono i limiti di ogni
individuo.
Cosa pensa del delitto d'onore?
A proposito dell'omicidio per
vendetta, penso che sia un fattore profondamente correlato alla mancanza di
stabilità di un Paese e alla mancanza di un'adeguata forza di polizia.
Le armi possono essere facilmente
trovate ovunque e spesso finiscono nelle mani sbagliate.
Credo profondamente che ogni
crimine debba essere punito dalla legge. Per questo considero il delitto
d'onore un argomento molto serio ed è necessario porre fine a quei crimini,
migliorando le leggi in materia.
Sul delitto d'onore collegato
all'adulterio penso che sia completamente sbagliato, immorale ed ingiustificato
uccidere una donna per un peccato commesso.
Corti di giustizia e tribunali
esistono proprio per garantire un giusto processo e dare una giustificata
punizione, e questo vale per ogni crimine, quindi anche per l'adulterio.
Il Corano e la Sharia riconoscono
un'eguale punizione per uomini e donne che hanno commesso adulterio.
Noi crediamo che ogni singolo
cittadino sia uguale di fronte alla legge e che nessuno sia al di sopra di
questa. Sfortunatamente la nostra società soffre di molte mancanze e ci sono
ancora delle leggi barbariche che devono sparire. Crediamo che la legge e la
giustizia devono essere uguali per chiunque, poveri o ricchi, donne o uomini,
giovani o anziani e speriamo, inshallah, di raggiungere questo obbiettivo.
Come commenta la minaccia di un taglio fino al 50%
degli aiuti umanitari da parte dell'Unione Europea nel caso in cui Hamas non abbandoni
qualsiasi atto violento?
Il mondo occidentale ha fatto
pressioni affinché in Palestina si svolgessero delle vere e democratiche
elezioni. Il nostro Paese è occupato, ma nonostante cio' le elezioni sono state
legali e trasparenti, senza il minimo spargimento di sangue. La maggioranza
degli elettori ha scelto Hamas.
Il mondo democratico ci sta ora
punendo per una democrazia che lui stesso ha incoraggiato.
Perché il democratico occidente ci
vuole punire per aver usufruito del nostro diritto alla democrazia?
Per di più, i portavoce di Hamas
hanno detto chiaramente che l'aiuto finanziario della Comunità Internazionale
andrà direttamente al Ministero delle Finanze e utilizzato per il bene del
Paese.
Gli aiuti europei al popolo
palestinese sono inoltre irrisori se paragonati ai milioni e milioni inviati a
sostegno di Israele.
Non dobbiamo dimenticare neanche
che l'Unione Europea ha un dovere morale nei confronti del popolo palestinese.
E' a causa della Gran Bretagna che ancora non vediamo la fine al nostro
problema. L'occupazione attuale da parte di Israele è una conseguenza di
Balfour. Dal 1948 stiamo soffrendo per l'occupazione e per tutte le sue
orribili conseguenze perché gli Inglesi volevano creare uno Stato per gli Ebrei
e li hanno aiutati a venire nella nostra terra dalla Russia, dall'Inghilterra,
dalla Germania e dagli Stati Uniti etc.
Noi, i legittimi proprietari delle
terre, siamo stati cacciati, le nostre proprietà confiscate con la violenza,
interi villaggi devastati per far posto a loro.
La resistenza e l'autodifesa sono
forme di violenza? Riprenderci cio' che ci appartiene e proteggere cio' che
abbiamo, è forse violenza? E' sbagliato che una persona difenda il suo diritto
alla vita e alla libertà? E' questa la violenza?
Mandare missili per omicidi mirati
e uccidere civili visti come danni collaterali, questa invece non è violenza?
Devastare case intere, chiudere le
scuole, torturare civili senza alcun motivo, minacciare e terrorizzare i nostri
giovani ai checkpoint, come chiamate voi tutto cio'?
Penso che la vera violenza sia
l'occupazione e che è molto più urgente intimare ad Israele
di fermare questi atti violenti
oltre che il rispetto degli accordi internazionali, invece di intimorire Hamas.
Per quel che riguarda gli attentati
suicidi attribuiti ad Hamas, torno a sottolineare che noi, ma anche altri
movimenti, non abbiamo mai preso di mira i civili. Senza parlare poi del fatto
che ormai sono quasi due anni che Hamas ha dichiarato il cessate il fuoco, ma
niente è in realtà cambiato dall'altra parte se ancora quotidianamente civili
muoiono come conseguenza della crudeltà e dell'orribile violenza che arriva al
di là del confine.
Come ci possono accusare di essere
violenti dopo tutte le provocazioni che i Palestinesi sono costretti a sopportare?
Il mondo occidentale ci guarda con
un occhio di sospetto, sfiducia e condanna senza prendere in considerazione la
nostra tragedia.
E rispetto al riconoscimento
dello stato di Israele? Gli Europei la mettono come condizione necessaria per
gli aiuti finanziari.
Non esiste nessun potere
costituzionale, nessuna legge internazionale né regolamento che obbliga un
Governo a riconoscere uno Stato, non importa quale esso sia.
Noi ancora non siamo uno Stato, ma
solo un Governo eletto democraticamente nell'Autorità Nazionale Palestinese che
riconosce lo Stato di Israele; come Governo non siamo tenuti a farlo.
Il Governo Israeliano continua ad
occupare le nostre terre e ad opprimere il nostro popolo. Non riconosce il
nostro diritto alla libertà, concretamente, non riconosce il nostro diritto ad
esistere.
Non considerano le sofferenze dei
rifugiati nei campi il Libano, Siria e Giordania.
Come possiamo riconoscere uno Stato
che non ha neanche delle frontiere certe, che non ha un territorio ben definito?
E' come se ci chiedessero di
credere in qualcosa di illusorio che non ha una vera e propria esistenza.
Riconoscere Israele,
significherebbe accettare anche l'occupazione dei territori della West Bank,
l'intera politica delle colonie, la costruzione del muro di separazione.
Yasser Arafat, Abou Mazen e altri
hanno riconosciuto l'esistenza dello Stato di Israele e che cosa si è ottenuto
in cambio? Qual è il risultato di 15 lunghi anni di dialogo? Nessuno...
Gli Israeliani hanno aumentato le
violazioni degli accordi internazionali e delle risoluzioni ONU ed accresciuto
la violenza ai danni dei Palestinesi.
Credo che le pressioni vadano
indirizzate piuttosto verso il Governo Israeliano, affinché se ne vada dai
territori occupati e mantenga le promesse fatte alla Comunità Internazionale, a
cominciare dallo stop alla costruzione del muro.
Solo quando ci verrà mostrato un
segnale positivo e concreto da parte di Israele, allora noi prenderemo in
considerazione il riconoscimento del loro Stato.
Infine ci tengo a sottolineare che
se gli aiuti ci vengono imposti insieme a condizioni che ci obbligano a
denigrare alcuni dei nostri diritti, non li accetteremo mai. Abbiamo altri
sostenitori tra i Paesi Arabi e tra alcuni Stati Europei ed organizzazioni
umanitarie che ci assicurano il loro aiuto e sostegno incondizionatamente.
Se qualcuno pensa di comprare i
nostri diritti con gli aiuti finanziari e facendoci accettare qualcosa di
immorale, si sbaglia di grosso.
I Palestinesi hanno eletto Hamas e
scelto il suo programma politico, in cui era chiaramente scritto il non
riconoscimento dello Stato di Israele. Quindi il Popolo ha fatto la sua scelta,
convinto che Hamas avrebbe scosso lo status quo.
fonte: lmorgantini@europarl.eu.int