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d’informazione dell’Associazione Pantagruel – Firenze N° 13
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DICEMBRE 2005
SOMMARIO (SCELTA STRATTI a cura di www.paolodorigo.it)
UN PRIMO BILANCIO DI FINE ANNO
…
UNA LETTERA NON PUBBLICATA
NUORO: SCIOPERO PER NATALE
PESTAGGI A SOLLICCIANO: NON ESSERE COMPLICI
QUINTA ASSEMBLEA CITTADINA SUL CARCERE
1. UN PRIMO BILANCIO DI FINE
ANNO
Siamo presi da mille cose, soprattutto in queste feste siamo impegnati nel far conoscere i nostri presepi, le nostre bambole, gli gnomi e le altre creazioni dei laboratori “La poesia delle bambole”, per questo rimandiamo a gennaio un numero più preciso e più completo sui nostri vecchi progetti e su quelli nuovi che partiranno nei prossimi mesi del 2006.
Vogliamo solo scrivere qualche impressione: il 2005 è stato un anno veramente pieno di impegni. Intanto la nostra associazione ha ripreso un lavoro di formazione e di crescita di soci volontari che daranno un apporto serio sia nel carcere che nel territorio.
Accanto a questo rafforzamento interno che è, come capite, necessario, sono continuati il progetto di Solidarietà e carcere che si basa sull’ascolto e sulla prima risposta ai tanti bisogni dei detenuti (nel nostro caso soprattutto detenute), de La poesia delle bambole, che oggi coinvolge più di quindici ragazze all’interno del carcere (con richieste di numerose altre che vorrebbero iniziare la formazione), e quattro all’esterno nel laboratorio-spazio vendita di via Tavanti che hanno un contratto due a tempo pieno e due part-time (dedicano quattro ore al lavoro e cinque allo studio in un corso serale di scuola superiore). Per La poesia delle bambole abbiamo fatto numerosi mercatini e esposizioni-vendita (Mani Tese, Parrocchia di Montughi, Il chiostro in festa e gli ormai “tradizionali” tre giorni presso l’Officina Farmaceutica di Santa Maria Novella). Segnaliamo in particolare la cena organizzata dal Gruppo 334 di Brozzi - Firenze per il nostro progetto con collegata lotteria che ha visto mettere in palio tre belle bambole. E’ stata una serata piena di persone che hanno concretamente portato la loro solidarietà alla nostra iniziativa. Altro fatto di rilievo è che questo anno un nostro presepe, acquistato dalla Presidenza del Consiglio del Comune di Firenze, si trova esposto in Palazzo Vecchio nell’atrio del comune della nostra città (e un altro è visibile presso l’Istituto Montedomini).
Nel 2005 è ripreso con determinazione e continuazione il progetto Informacarcere che sta dando dei primi importanti risultati (un incontro di giornali del carcere toscani a Marina di Carrara, un numero di Plurali di cui parliamo in una apposita nota di questo numero) e che entro breve metterà a punto il nostro sito.
Nei prossimi mesi decolleranno, sempre nell’ambito dell’informazione, altri due giornali fatti nelle carceri della Toscana: uno nel femminile di Sollicciano e l’altro nella Casa Circondariale di Pistoia, che è la città da cui è iniziata la nostra esperienza come Pantagruel.
Inoltre abbiamo presentato al Cesvot – Percorsi di Innovazione il progetto A passo d’asino, insieme al C.R.C.S. Castello - gruppo Arci Asino Castello, e avendo come partner la Cooperativa Sociale La Pignatta, l’Associazione “Obiettivo Francesco”, Il Centro Sieci Mani Tese e partner istituzionali La Direzione Femminile della Casa Circondariale di Sollicciano – Firenze e i Comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli e Vaglia (ma altri enti locali e associazioni stanno aderendo). E’ un progetto molto interessante che collega elementi ecologici, educativi e sociali (una delle asinerie o gruppi di asini sarà collocata all’interno del carcere e sarà seguita dalle ragazze del femminile).
…Ma di tutto questo riparleremo nel prossimo Liberarsi di gennaio 2006…
6. UNA LETTERA NON PUBBLICATA
Il nostro amico e corrispondente Marco Lumina, detenuto nel carcere di Opera, ci chiede di pubblicare una lettera da lui inviata al “Corriere della sera” - spazio lettere – per diritto di replica per un articolo del giornale a riguardo dei suicidi avvenuti al carcere di Como che però non è stata mai pubblicata.
Ecco qui di seguito la sua lettera:
Spett.le Dott.re Sergio Romano, mi chiamo Marco Lumina, sono bergamasco e attualmente detenuto nel carcere di Opera MI, con la presente, desidererei poter pubblicare questa mia, per rispondere alle affermazioni dell’avv.to Roberto Papa, Presidente delle Camere Penali a Como e Lecco, dove nell’articolo di mercoledì 26/10/05 nelle cronache lombarde in merito alle catene di suicidi al Bassone di Como, si permetteva di affermare che “non c’è da allarmarsi, certe cose capitano” come se fossero fisiologiche, ma il peggio e ancora più vergognoso è nell’affermare che il detenuto è “fin troppo curato, e perde il senso afflittivo della pena”.
Ecco io vorrei tanto che questo Signore visitasse le condizioni della maggior parte delle carceri italiane, obsolete e arretrate tecnicamente dove ancora nel 2005, siamo stipati in celle che assomigliano a dei contenitori.
Volevo ricordare a quel Signore che i tempi della segregazione, delle torture fisiche e psicologiche sono da tempo vietati, ma forse non terminati, visto le condizioni attuali di reclusione a cui siamo sottoposti e le idee, come il Signore in questione che forse non si è reso conto che sta parlando di ESSERI UMANI e non animali, che fra l’altro sono meglio tutelati.
Non aggiungo altro, è meglio, e non è possibile, spero solo che lei abbia la correttezza del DIRITTO DI REPLICA, affinché i lettori sappiano che il “DETENUTO FIN TROPPO CURATO” è una enorme menzogna, la realtà è ben altro…VEDERE PER CREDERE!!
Opera 27/10/05 Marco Lumina
7. NUORO: SCIOPERO PER NATALE
I detenuti del carcere di Badù ‘e Carros (Nuoro) in tutti questi anni, hanno fatto di tutto per attirare la loro attenzione sul tentativo di portare la legalità istituzionale all’interno dell’istituto: dalle battiture notturne, allo sciopero del carrello, alle fermate all’aria, ecc. (e spesso subendo punizioni per queste proteste pacifiche e democratiche). Ma le cose non cambiano, anzi peggiorano continuamente: l’orario delle docce coincide con quello dell’aria, nella maggioranza dei casi passiamo 21 ore al giorno chiusi in celle anonime, impersonali, con effetti nefasti sullo stato psicologico e fisico dei detenuti, spesso irreversibili. Non c’è uno spazio per dipingere o intagliare o svolgere comunque qualsiasi altra attività fisica: non abbiamo una palestra, da circa un anno non usufruiamo del campo sportivo e della biblioteca. Chi è alloggiato in cella singola non può consumare un pasto in compagnia, il cibo è scarso e mal cucinato. Patiamo l’umidità delle celle a causa dei termosifoni sempre spenti perché guasti; il direttore è completamente assente (non fa colloqui con i detenuti) e quindi non abbiamo possibilità di dialogo con il responsabile della direzione. Viviamo (e la polizia penitenziaria lavora) in una struttura fatiscente e precaria al limite dell’agibilità. Non si capisce e non si comprende perché la santa messa venga svolta a numero chiuso (massimo venti persone mentre al passeggio siamo molti di più). A tal proposito in chiesa non c’è riscaldamento e il nostro cappellano, insieme a noi, batte i denti dal freddo. C’è mancanza di lavoro nell’istituto e del diritto al lavoro, nonostante si svolga all’interno di un istituto penitenziario, non può essere svilito dalle esigenze amministrative del penitenziario ma solo coordinarsi con esse. Così per tutte le altre esigenze non è colpa nostra se non ci sono soldi e strutture o organico per attuare e applicare la legge penitenziaria e il regolamento di esecuzione. Molti di noi si trovano in carcere per non avere rispettato la legge e ora lo stato deve essere migliore di noi nell’applicare le sue stesse leggi.
Per una pena più umana, più legale, più giusta, affinché “le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, i detenuti della sezione A.S. ed E.I.V. per attirare l’attenzione sui loro problemi, si asterranno nella quasi totalità (chi condividerà questo documento) di partecipare alla santa messa di Natale sicuri che Gesù Bambino non si offenderà, anzi sarà dalla nostra parte. Anche se siamo brutti, sporchi e cattivi tiferà per noi.
Carmelo Musumeci, seguono firme (Lettera pubblicata su “Il Manifesto”
del 21 dicembre ’05)
8. PESTAGGI A SOLLICCIANO: NON ESSERE COMPLICI
Novembre nero a Sollicciano, nelle sezioni del giudiziario si sono susseguiti episodi di violenza che hanno instaurato un clima di paura e di sopraffazione.
Abbiamo ritenuto necessario per bloccare queste illegalità, insieme ad altre associazioni rendere pubblica una denuncia tramite la stampa dopo aver avuto un incontro con il direttore ed il comandante del carcere. Abbiamo anche chiesto alla Procura della Repubblica e alla Magistratura di Sorveglianza di intervenire. Il PRAP (Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria) ha aperto un’indagine interrogando anche i detenuti, la Procura ha iniziato un inchiesta e tutto questo ha portato al cambiamento della situazione interna: al giudiziario non si picchia più ed il clima è cambiato in meglio.
Varie le domande che possiamo e dobbiamo porci sia nei confronti dell’istituzione carcere, ma anche nei riguardi delle varie componenti della società civile: enti locali, garante dei diritti dei detenuti, associazioni che operano nel carcere, gruppi di volontariato. La storia non è conclusa e sarà importante una seria riflessione su come è uscita dalle mura del carcere e su come i vari soggetti si siano mossi appena è stata resa di dominio pubblico. Sarà necessario mantenere un’attenzione su come procederanno le inchieste. Anche questa esperienza evidenzia come di fronte alla mancanza di trasparenza dell’istituzione totale carcere siano i soggetti esterni che debbono vigilare sulle illegittimità che vi si compiono e che non riguardano solo le violenze fisiche.
Riportiamo per una prima documentazione:
1 - la denuncia dei fatti sottoscritta da varie associazioni;
2 - la lettera di Bruno Borghi, volontario di Sollicciano.
1 - la denuncia dei fatti sottoscritta da varie associazioni
Firenze, 5 dicembre 2005
Noi sottoscritti gruppi e associazioni di volontariato denunciamo con la presente gli episodi di violenza e intimidazione verificatisi all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano nel corso del mese di novembre dell’anno 2005. Dei seguenti episodi siamo venuti a conoscenza parlando con detenuti direttamente coinvolti o testimoni degli episodi stessi, in alcuni casi potendo constatare personalmente segni di percosse, e attraverso il racconto di terze persone che a vario titolo operano nel carcere di Sollicciano:
§ Mercoledì 2 novembre: violenze ai danni di un detenuto italiano e di uno arabo nella cella 17 della VII sezione;
§ Venerdì 4 novembre: - pestaggio di tre detenuti (due arabi e un italiano) nella cella 15 della VI sezione;
- in V sezione (dove sono concentrati i detenuti albanesi), durante la battitura delle sbarre per protesta contro le condizioni di detenzione, agenti con il volto coperto entrano ed escono dalle celle minacciando violenze ai danni dei detenuti;
§ Martedì 8 novembre: una quindicina di agenti hanno picchiato un detenuto senegalese mentre da un cortile di passeggio lo portavano alle celle di isolamento; nella stessa occasione, cinque detenuti di nazionalità albanese sono stati picchiati durante il trasferimento dal ‘cellone’ che occupavano ad altre sezioni. La vicenda è già stata denunciata nel comunicato stampa del gruppo Dentro e Fuori le Mura del 12 novembre scorso. Benché esplicitamente sollecitata in tal senso, non risulta che la Magistratura di sorveglianza sia mai intervenuta in merito.
§ Giovedì 17 novembre: pestaggio di un detenuto rumeno appena giunto a Sollicciano e rinchiuso nella cella 13 della VI sezione.
Alcuni di questi episodi e altri di cui al momento non conosciamo i dettagli sono stati segnalati al Direttore dell’istituto penitenziario, dott. Cacurri, e al Comandante della Polizia Penitenziaria, Masciullo, nel corso di una riunione tenutasi presso gli uffici della Direzione del carcere nella mattinata di sabato 26 novembre 2005. All’incontro hanno preso parte: Giuliano Capecchi (associazione Pantagruel), Alessio Scandurra e Giuseppe Caputo (associazione L’Altro Diritto), Marco Lombardo (ARCI), Nicola Zuppa (coordinatore della scuola).
Nella stessa sede è stato fatto esplicito riferimento ai comportamenti posti in atto dall’ispettore Santoro, incaricato del servizio di custodia nel reparto giudiziario a partire dal mese di ottobre. Il Direttore ha peraltro precisato di aver personalmente provveduto al trasferimento dell’ispettore dal servizio alla rotonda centrale al servizio al reparto giudiziario per “riportare l’ordine”, ritenendo troppo “morbidi” i metodi utilizzati dai precedenti ispettori. Risulta da più fonti che l’ispettore Santoro:
a) è solito recarsi all’interno delle sezioni del reparto giudiziario con un manganello in vista;
b) in più occasioni si è recato all’interno delle sezioni indossando una divisa priva di mostrine e ha preso a schiaffi i detenuti che si sono rivolti a lui chiamandolo “agente”;
c) in più occasioni, nel corso di colloqui tenuti nell’ufficio del comandante da lui occupato, ha preso a schiaffi e intimidito i detenuti che gli stavano di fronte;
d) nella mattinata di mercoledì 23 novembre si è recato nel cortile di passeggio della IV sezione (e forse anche di altre sezioni) dicendo ai detenuti che erano arrivate al direttore delle lettere contro di lui, che se avevano cose da dire le dicessero direttamente a lui; poi scherzando minacciava;
e) ha più volte mostrato ad altri agenti un fotomontaggio raffigurante il suo volto sovrapposto a quello di Padre Pio e sovrastato dalla scritta “Dio perdona, io no”.
Comportamenti violenti e intimidatori nei confronti dei detenuti sono stati del resto posti in atto nel corso del mese di novembre anche da parte di altri esponenti della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Sollicciano, autonomamente quindi dal ruolo dell’ispettore Santoro. E’ stato riferito ad esempio da un detenuto che il 16 novembre nell’ufficio del maresciallo è stato picchiato da due graduati mentre il capoposto lo tratteneva per un orecchio.
Risulta altresì che nel corso delle ultime tre settimane sono state poste in atto operazioni volte a coprire le violenze stesse. In particolare:
- il clima di intimidazione e di paura tra i detenuti è tale che ormai non soltanto i detenuti rifiutano di denunciare penalmente e anche solo di riferire quanto subito o visto, ma una decina tra quanti sono stati direttamente coinvolti o testimoni di violenze e intimidazioni hanno firmato una lettera nella quale smentiscono preventivamente qualunque voce o comunicato stampa sui pestaggi.
- alcuni dei detenuti che hanno subito violenze e intimidazioni sono stati ammessi o sono in attesa di essere ammessi al lavoro all’interno del carcere, previo ottenimento del codice fiscale.
- dopo essere stati picchiati, i detenuti sono stati spostati dalle proprie celle alle celle di isolamento o di altre sezioni senza essere sottoposti ai necessari accertamenti e cure mediche nelle infermerie o nel centro clinico. Di conseguenza, non esiste alcun referto che attesti le conseguenze delle violenze.
- nel corso del già citato incontro di sabato 26 novembre e in successivi colloqui tra volontari e autorità penitenziarie, queste ultime hanno inteso ‘spiegare’ l’intervento degli agenti con la necessità di dividere detenuti che si stavano picchiando tra loro o di rispondere a violenze commesse dai detenuti contro gli agenti stessi. A sostegno di questa tesi, in alcuni casi gli agenti hanno preventivamente fatto rapporti disciplinari contro alcuni dei detenuti picchiati e uno di essi e’ già stato portato davanti al Consiglio di Disciplina.
- alcuni volontari che hanno provato ad assumere informazioni sulle violenze e le intimidazioni verificatesi sono stati minacciati dal Direttore e dal Comandante di essere segnalati al Giudice di Sorveglianza perché li escludesse dalla facoltà di entrare nel carcere (art.17 dell’Ordinamento Penitenziario).
Chiediamo l’allontanamento immediato
dell’Ispettore Santoro e degli altri agenti resisi responsabili di violenze e
intimidazioni ai danni dei detenuti.
Chiediamo che le autorità giudiziarie
competenti (Magistratura di Sorveglianza e Procura della Repubblica) indaghino
su questi gravi episodi che contrastano nettamente con l’ art. 27 della
Costituzione comma terzo (“Le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del
condannato”) e con l’Ordinamento Penitenziario legge 26 luglio 1975 n° 354 art.
1 comma uno(“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve
assicurare il rispetto della dignità della persona”).
Invitiamo parlamentari e consiglieri
regionali ad effettuare visite ispettive a Sollicciano e le autorità politiche
in generale a non lasciar cadere nel vuoto questa denuncia, ad esempio presentando
nelle sedi competenti interrogazioni in merito a questi fatti.
Invitiamo volontari, operatori, detenuti,
loro familiari ed ex-detenuti a conoscenza di fatti relativi alle violenze e
alle intimidazioni delle ultime settimane a rompere il silenzio rendendoli
pubblici.
Dentro e Fuori le Mura, Redazione Fuori Binario, Associazione
Pantagruel, Movimento di Lotta per la Casa, Casa dei Diritti Sociali,
Associazione Aurora, Comunità dell’Isolotto, Associazione Periferie al Centro,
Don Alessandro Santoro, Comunità di base delle Piagge, Associazione per
l'Altro.
2 - la lettera di Bruno Borghi, volontario di Sollicciano
Di nuovo si parla di violenza nel carcere di Sollicciano.
Si è creato un clima di paura. Ci sono intimidazioni, si compra il silenzio dei detenuti, si picchiano le persone e forse si arriva anche a dei pestaggi. Io non ho visto tutto questo, non ho nomi da fare, testimoni da portare. So però con certezza che queste violenze sono state fatte. È una violenza che getta il carcere nell’illegalità.
I nomi – meno delle dita di una mano, ne sono sicuro – di chi compie questi reati li conoscono il comandante e il direttore. Proteggendoli essi diventano responsabili di queste illegalità.
Quando sentiamo raccontare con quale rituale si svolgono alcune di queste violenze, il pensiero corre a Guantanamo, ad Abu Ghraib. Questi luoghi dell’orrore possono incendiare la fantasia di menti malate, fare scuola?
Come volontario vengo da un’altra scuola. Si chiama Costituzione della Repubblica Italiana. L’articolo 27 della Costituzione dice : “ Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
La mia presenza a Sollicciano nasce direttamente da questo articolo. Se la finalità della pena è esclusivamente educativa, è incompatibile con ogni tipo di violenza.
L’articolo 17 dell’ordinamento penitenziario dice che questa finalità si deve perseguire obbligatoriamente con il contributo esterno, quindi anche con il mio contributo. È per questo che ho il diritto e il dovere di dire basta con la violenza. Basta e avanza quella che il carcere infligge per sé.
L’utopia di una società senza carcere è molto lontana, ma l’articolo 27 della Costituzione ci fa sperare che possiamo liberarci di questo carcere.
Anche a Sollicciano c’è bisogno di recuperare la legalità. C’è bisogno che il tribunale di sorveglianza riprenda con coraggio il suo compito: assicurare che l’esecuzione della pena sia legale.
Un’ultima parola ai violenti e a chi li protegge. In fondo l’articolo 27 della Costituzione ci comanda di liberare l’anima di chi ha commesso un reato, cioè di restituirlo alla libertà di cittadino. Colpendo e violentando il suo corpo, lo rende – ancora più schiavo. Dovevo queste parole a coloro che hanno subito le violenze, a coloro con cui parlo, che ascolto, con cui ci scambiamo esperienze, affetti, con cui sogniamo un domani diverso.
Lo dovevo a loro e a tutti gli altri detenuti. Per non essere complice.
Bruno Borghi
Volontario nel carcere fiorentino di Sollicciano
(articolo pubblicato su “Il Manifesto” del 6 dicembre ’05 e su “Fuori
Binario” n. 94 dicembre ’05)
9. QUINTA ASSEMBLEA CITTADINA SUL CARCERE
Il giorno 27 dicembre dalle ore 17:30 si è tenuta la quinta assemblea cittadina sul carcere alla casa del popolo XXV Aprile a Firenze.
Molte le presenze e numerosi gli interventi, l’introduzione di Christian De Vito di Dentro e Fuori le Mura che ha fatto la storia degli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il carcere e ha evidenziato una serie di problemi aperti nella realtà di Sollicciano collegandoli a una serie di scelte negative a livello di politiche generali. Sono poi intervenuti un rappresentante di Odio il Carcere di Roma cha ha fatto un’analisi della situazione romana ed ha evidenziato il lavoro che Onda Rossa fa da 6 anni con l’agenda Scarceranda e l’appuntamento del 31 dicembre sotto il carcere di Rebibbia nato 4 anni fa e Francesco Morelli di Ristretti Orizzonti di Padova che ha affrontato la realtà della loro rivista, del coordinamento carcere città di cui fanno parte, dei dossier morire di carcere e della invivibilità nella casa giudiziaria di reclusione che affianca il penale.
Hanno fatto seguito gli interventi di Matteo Mecacci dei Radicali fiorentini, di Luca Noale e di Enrico Signori di Dentro e Fuori le Mura, di Sandro Margara presidente della Fondazione Michelucci, di Giuliano Capecchi dell’Associazione Pantagruel, di una volontaria dell’Associazione Volontariato Penitenziario, di Eros Cruccolini presidente del consiglio comunale di Firenze, di una rappresentante dell’Associazione L’Altro Diritto, di Nedo Baracani docente di Scienze della Formazione a Firenze, di Claudio Pedron insegnante a Sollicciano e di Sandro Targetti consigliere provinciale di Rifondazione Comunista.
La discussione è stata animata, talvolta polemica, soprattutto per il modo diverso in cui le associazioni sono intervenute sui recenti pestaggi nelle sezioni giudiziarie del carcere, il quadro generale di Sollicciano è attualmente fermo o addirittura all’anno zero riportato indietro dalle recenti violenze. Molti gli interventi che hanno evidenziato le sfilacciature e la mancanza di coordinamento fra i soggetti che operano nel carcere come associazioni, enti locali, garante dei detenuti e quindi una esigenza sentita è quella di creare un coordinamento serio e continuato fra coloro che operano nel carcere e nella città. È questo l’impegno preso dalla quinta assemblea cittadina.
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