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di Romano Nobile 30 gennaio 2006
pubblichiamo un'anticipazione del
libro "La tortura nel Bel paese" [Malatempora: www.malatempora.com
].
Mentre il nostro Ministro dell'interno
Pisanu era impegnato nella caccia agli anarchici insurrezionalisti sardi che
aimè si sarebbero infiltrati nei gruppi di montanari anti TAV della Val di
Susa; mentre il nostro ministro degli esteri Fini, tra un viaggio e l'altro in
Israele, era occupato a mangiar telline e filetti di aragosta nel più rinomato
ristorante di Anzio , accadevano cose alquanto strane, che potrebbero avere
qualche riflesso sull'ordine interno e su quello internazionale.
Si da il caso che su piccoli aeroporti italiani, in scali locali, in basi
militari, ma anche , a volte in aeroporti civili come Fiumicino o Malpensa,
negli ultimi tempi atterrino dei jet bianchi con qualche linea colorata lungo
la carlinga o sul timone di coda.
Nell'ambiente dell'"intelligence" li chiamano i "Guantanamo
Express"Sono gli aerei usati dalla CIA per le consegne speciali, e cioè il
trasferimento di presunti terroristi in paesi amici al di fuori delle procedure
legali. Chiunque li guardi dall'esterno, non ha il minimo indizio della loro
provenienza o destinazione. Non c'è il nome della compagnia, solo una piccola
sigla sul timone:un numeretto e qualche lettera (facilmente sostituibili).
Naturalmente alle torri di controllo hanno l'ordine di chiudere un occhio, e
possibilmente anche due. Cosicchè i piccoli aerei, pur rispettando le regole e
i piani di volo, si rendono quasi invisibili, si parcheggiano in piazzole
discoste, ed i contatti con il personale tecnico per l'assistenza al volo sono
estremamente ridotti.
Difficile dire quanti siano. Si suppone una trentina di esemplari. La rotta è
quasi sempre la stessa: partono da scali americani, raggiungono un punto
geografico dell'Europa (o del Medio Oriente), e quindi poi compiono l'ultimo
balzo per la chiusura del contratto. La meta finale è Guantanamo , dove c'è
Camp X Ray, destinato ai quedisti, oppure in quegli altri paesi forniti di
carceri speciali dove poter usare senza problemi quei metodi spicci destinati a
far chiacchierare i prigionieri.
Guido Olimpio, il giornalista del Corriere autore del libro "Operazione
Hotel California (Serie Bianca Feltrinelli), cita una serie di casi in cui
aerei fantasma sono stati impiegati. Un B737 avrebbe partecipato alla consegna
speciale di Khaled El Masri, nel gennaio 2004. Cittadino tedesco nato in
Kuwait, El Masri viene arrestato in Macedonia, consegnato alla Cia, che lo
porta prima a Baghdad e infine a Kabul. Nel settembre 2003 lo stesso aereo
avrebbe fatto scalo nella Repubblica Ceca durante un viaggio verso
l'Uzbekistan, dove avrebbe condotto alcuni sospetti, poi interrogati con
sistemi brutali dalla polizia segreta di Taskent. Un altro aereo, il Gulfstream
N829MG è al centro di uno dei casi più controversi di " extraordinary
rendition": quello di Maher Arar, canadese di origine siriana, bloccato
all'aereoporto di New York e spedito a marcire per dieci mesi in una prigione
in Siria, dove è stato pestato e brutalizzato. Quando si sono accorti che Arar
non aveva nulla a che fare con il terrorismo, lo hanno rilasciato.
Ma torniamo a noi, al nostro bel paese.
Squarci sempre più ampi si vanno aprendo sul cielo di piombo fatto di
espulsioni, sevizie, violazioni delle norme internazionali ad opera della Cia
ma con il coinvolgimento stretto dell'Italia e di altri paesi europei.
Il 17 febbraio 2003 viene sequestrato a Milano da agenti della Cia, Hassan
Mustafa Osama Nasr, 42 anni, più conosciuto come Abu Omar, imam egiziano. Il
sequestro avviene per consegnare l'imam all'Egitto. Ebbene, una Commissione
d'inchiesta del Parlamento Europeo sulle operazioni segrete della Cia in
Europa, avrebbe accertato che Abu Omar non solo venne sequestrato
illegittimamente, ma, prima del trasferimento in Germania e successivamente in
Egitto, venne torturato in una base degli Stati Uniti in territorio italiano.
La base era quella di Aviano dove, secondo le testimonianze raccolte dal
procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, Abu Omar è stato
"interrogato, picchiato e torturato dalle 17 all'alba".
Sempre secondo le testimonianze, due dei sequestratori e presumibilmente dei
torturatori, parlavano in perfetto italiano. Il 18 febbraio l'imam viene poi
trasferito alla base di Ramsteein (Germania) e poi in Egitto, in un altro
carcere segreto dove si tortura. La Commissione dovrà accertare se per quanto
avvenuto in Europa vi siano responsabilità del governo italiano. Intanto,
sempre per il caso dell'imam Omar, la magistratura milanese ha disposto 22
mandati di arresto europei contro i rapitori della Cia. A questa richiesta se
ne è aggiunta un'altra, quella di una rogatoria internazionale per assumere
prove contro i 22 agenti che con ogni probabilità sono tornati in patria dopo
l'azione del 2003 sul territorio europeo.
Grazie all'affermarsi di un clima culturale che mette all'ordine del giorno il
problema della sicurezza e relega in secondo piano quello della tutela dei
diritti umani, a partire dall'11 settembre si è aperto negli Stati Uniti (e non
solo) un dibattito sulla tortura nel contesto della guerra asimmetrica
scatenata dal terrorismo. (cfr. Maria Paternò in "Tortura di Stato"
ed. Carocci). La tesi neo-conservatrice del giurista Alberto Gonzales, già
consigliere del presidente americano ed ora nominato Ministro della giustizia,
si può riassumere così:" L'America non può lasciarsi intimorire dal
rispetto dei diritti umani". E così la pensano anche molti politici e
giornalisti nostrani.
Tanto che il pericolo sembra addirittura questo. Come per giustificare gli
interventi militari si parla ormai comunemente, e senza scandalo, di guerre
umanitarie o per la democrazia, perché non ci si potrebbe abituare
all'"idea" di una "tortura umanitaria"?