Interpellanza alla Camera sui
licenziamenti alla Fiat di Melfi
domenica 11 novembre, 2007 15:18
Subito dopo le perquisizioni, scattate in tutta Italia il 16 ottobre scorso per
ordine della Magistratura di Potenza, ai danni dello SLAI COBAS per il
sindacato di classe e dell'AVae-m, la Fiat di Melfi ha effettuato alcuni
licenziamenti in tronco.
Al riguardo è stata presentata
alla Camera, il 30 ottobre scorso, un'interpellanza urgente a firma
dell'on.Gennaro Migliore e altri 31 deputati di Rifondazione comunista.
Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00812
presentata da
GENNARO MIGLIORE
martedì 30 ottobre 2007 nella seduta n.234
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della
previdenza sociale, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
all'alba del 16 ottobre 2007 sono state effettuate perquisizioni nelle
abitazioni degli operai SATA Michele Passannante, Donato Auria e dell'ex
operaio SATA Innocenti Tonino. Detta operazione è stata effettuata dalla Digos
di Potenza e coordinata dalla DDA e dal Pm Basentini che ha disposto la
perquisizione nei confronti degli indagati per i reati di cui agli articoli
270-bis e 272 del codice penale;
il giorno seguente il 17 ottobre 2007 gli operai interessati, che come ogni
giorno si sono recati a lavoro, hanno avuto dall'azienda la notifica di
sospensione cautelare ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di
lavoro dei metalmeccanici. Detta sospensione appare eccessiva dal momento che
gli operai Passannante e Auria, sono indagati e non condannati. In questo
secondo caso l'azienda avrebbe potuto fare riferimento all'articolo 25 lettera
a) del contratto nazionale per procedere all'interruzione del rapporto di lavoro;
la notizia dell'inchiesta in corso e delle perquisizioni avvenute anche a
carico degli operai della SATA è stata data dai giornali che non hanno fornito
nomi e cognomi degli indagati se non nei giorni successivi. Si presenta dunque
come singolare che la SATA di Melfi fosse a conoscenza, con dovizia di
particolari, di notizie non ancora emerse attraverso la stampa;
tale fuga di notizie appare agli interpellanti una grave violazione della
privacy;
questi fatti, il cui merito giudiziario sarà chiarito dalle indagini che devono
proseguire celermente, si svolgono in un clima particolare di ripresa del
conflitto all'interno della stessa fabbrica;
detto conflitto si manifesta con una ripresa degli scioperi interni alla
fabbrica, dove si registra un aumento degli scioperi di UTE a causa del
permanere di un carico di lavoro troppo elevato;
uno degli ultimi scioperi si è svolto giovedì 11 ottobre proprio a causa dei
carichi di lavoro. La RSU di fabbrica denuncia che a fronte di un aumento della
produttività, l'azienda non ha proceduto ad aumentare gli addetti nel settore
causando un appesantimento ulteriore dei carichi di lavoro (alla SATA vige il
TMC2);
tale sciopero ha causato tensioni tra la RSU e i capi UTE di cui è stata data
notizia in legittimi volantini sindacali;
a seguito di uno dei volantini consegnati davanti ai cancelli ai lavoratori, la
RSU FLMUCub Francesco Fermentino il giorno venerdì 19 ottobre ha ricevuto una
sospensione cautelare ai sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di
lavoro per presunta diffamazione. Atto anche questo eccessivo soprattutto se
riferito ad una RSU che svolge la propria funzione di rappresentante operaio;
considerato quanto detto non vorremmo che le indagini che devono svolgere il
proprio iter servano all'azienda per procedere ad una repressione del conflitto
sociale, licenziando quante e quanti costruiscono in fabbrica la partecipazione
operaia -:
come si intenda procedere per evitare che la SATA di Melfi risolva il
legittimoconflitto attraverso i licenziamenti delle lavoratrici e dei
lavoratori.
(2-00812)
«Migliore, Lombardi, Acerbo, Burgio, Cacciari, Cardano, Caruso, Cogodi, De
Cristofaro, Khalil Rashid, Dioguardi, Duranti, Falomi, Daniele Farina, Ferrara,
Folena, Forgione, Locatelli, Guadagno, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia,
Provera, Andrea Ricci, Mario Ricci, Rocchi, Franco Russo, Siniscalchi,
Smeriglio, Sperandio, Zipponi».
La risposta del Governo
by Antonella dom 11 nov, 2007 16:05
Il Governo ha risposto l'8 novembre scorso.
Ecco il resoconto del dibattito.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Provvedimenti disciplinari disposti nei confronti di alcuni operai della Sata
di Melfi sottoposti a perquisizione nell'ambito di procedimenti giudiziari - n.
2-00812)
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di illustrare l'interpellanza
Migliore n. 2-00812, concernente provvedimenti disciplinari disposti nei
confronti di alcuni operai della Sata di Melfi sottoposti a perquisizione
nell'ambito di procedimenti giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze
urgenti sezione 11), di cui è cofirmataria.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, si è ritenuto di interpellare con urgenza
il Ministero del lavoro su alcuni episodi apparentemente tra loro slegati, che
sono avvenuti alla FIAT Sata di Melfi e che destano non poche preoccupazioni.
Nella prima mattina del 16 ottobre, nelle abitazioni di due operai dello
stabilimento, Passannante e Auria, sono state effettuate perquisizioni su
richiesta del pubblico ministero Basentini. I due risultano indagati per i
reati di cui all'articolo 270-bis e 272 del codice penale, vale a dire per
associazione in attività eversiva.
Nei loro confronti, comunque, tengo a sottolineare che non si è ritenuto di
procedere a nessuna misura cautelare. Il giorno seguente, ai due lavoratori è
stata notificata la sospensione cautelare, questa sì da parte dell'azienda, ai
sensi dell'articolo 26 del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici,
che si è tramutata in licenziamento il 23 ottobre.
Le pongo due domande, che non andrebbero probabilmente rivolte tutte a lei, ma
che qui vanno poste anche per comprendere la dinamica dei fatti. Innanzitutto,
come fa l'azienda ad avere notizia di fatti giudiziari che ancora non erano
stati resi pubblici da nessuno, nemmeno dalla stampa? Come e perché c'è
un'evidente fuga di notizie? Inoltre, sembra un po' eccessiva l'interpretazione
dell'articolo 25 del Contratto nazionale, dal momento che lo si dovrebbe
utilizzare, letteralmente, quando il lavoratore provochi grave nocumento morale
e materiale all'azienda e quando compia, in connessione con lo svolgimento del
proprio rapporto di lavoro, azioni che costituiscono delitto a termini di
legge.
Ovviamente i lavoratori si dichiarano innocenti ed estranei ai fatti loro
contestati. Le indagini faranno il proprio corso, anzi ci auguriamo che
terminino al più presto per far luce sui fatti stessi; ma è fuori da ogni
logica che l'azienda, prima ancora dei luoghi deputati, emetta una sentenza
come ha fatto con i licenziamenti. Una battuta: in questo Paese giustamente, ma
dovrebbe valere per tutti, si è innocenti fino a prova contraria; per i
lavoratori non può e non deve valere il contrario, vale a dire: si è colpevoli
fino a quando non si dimostra la propria innocenza.
Negli stessi giorni inoltre viene licenziato un altro lavoratore, Francesco
Ferrentino, RSU Flmu-CUB, anche lui prima sospeso e poi licenziato nella stessa
data del 23 ottobre; anche in questo caso la sospensione prima e il
licenziamento dopo vengono motivati dall'azienda con l'articolo 25 del
contratto nazionale di lavoro. Ma qual è la colpa di questa RSU? Si registra in
fabbrica, da qualche mese, una ripresa del conflitto sindacale, con frequenti
ricorsi a scioperi di UTE. Le ragioni di questo conflitto attengono ai carichi
di lavoro particolarmente pesanti, che in quello stabilimento i lavoratori e le
lavoratrici vivono. Il TMC-2 è la metrica di lavoro con la quale i lavoratori
fanno i conti; una metrica pesante che è causa di una serie di patologie che
interessano gli arti superiori: non a caso queste patologie sono
particolarmente diffuse tra i lavoratori
Pag. 74 dello stabilimento di Melfi. Queste sono il tunnel carpale, la
tendinite, crisi da sforzo, ernia ed altre.
I lavoratori attraverso le rappresentanze sindacali hanno svolto diversi scioperi
per chiedere all'azienda di aumentare gli addetti nel settore. Uno di questi
scioperi si è svolto proprio l'11 ottobre, ed ha causato tensioni con i capi
delle unità tecnologiche elementari. Di questo sciopero, la RSU Ferrentino dava
notizia in un volantino che è stato ritenuto lesivo dell'immagine dell'azienda,
e quindi ha causato nei fatti il licenziamento della stessa RSU; potremmo dire
che egli è stato licenziato perché svolgeva la propria funzione di delegato.
Anche qui vi è una interpretazione discutibile dell'articolo 25 del contratto
nazionale di lavoro: un'azione che assume un aspetto tanto più grave se si
tiene conto che Ferrentino è stato eletto RSU solo qualche mese fa, ed è anche
l'unico rappresentante eletto dal sindacato CUB. Questo sindacato, che ha avuto
una parte del consenso dei lavoratori, è ad oggi dunque senza rappresentanza.
Non vorremmo che la Sata utilizzi il licenziamento come un elemento per
impedire il conflitto, e quindi le chiediamo come intende intervenire il
Ministero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale,
Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale.
Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza presentata quale primo
firmatario dall'onorevole Migliore ed illustrata dalla deputata Lombardi, passo
ad illustrare preliminarmente le notizie che ci ha fornito, in merito alle
vicende che sono state descritte in questo atto di sindacato ispettivo, la
prefettura di Potenza. In particolare, il predetto ufficio ha confermato che,
sulla base degli esiti di un'indagine avviata da tempo, la DIGOS della questura
di Potenza, il 16 ottobre scorso, in esecuzione di provvedimenti emessi dal
sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, procedeva alle
perquisizioni domiciliari e personali disposte nei confronti di venti persone
indagate per le ipotesi di reato di cui agli articoli 270-bis e 272 del codice
penale, tra cui anche gli operai Sata citati nell'interpellanza.
La notizia dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato appariva in alcuni
lanci dell'agenzia Ansa di Milano del 16 ottobre 2007, sui giornali locali e
nazionali e sui siti web d'area. Inoltre, il decreto di perquisizione, secondo
quanto riferito dall'ufficio in questione, era unico e riportava i nominativi
di tutti gli interessati dal provvedimento. La direzione provinciale del lavoro
di Potenza, in merito ai fatti descritti nell'atto ispettivo, ha prontamente
effettuato un'ispezione presso la società Sata, con le seguenti risultanze. In
via del tutto preliminare, desidero però specificare che il predetto ufficio,
nel comunicare gli esiti degli accertamenti, ha precisato che - anche in
considerazione dei ristretti tempi a disposizione - ha potuto acquisire
soltanto la documentazione presso la direzione aziendale, mentre non è stato
possibile acquisire le dichiarazioni di appartenenti alle rappresentanze
sindacali unitarie.
In particolare, l'ufficio ha confermato la notizia dei licenziamenti operati
sia nei confronti dei lavoratori oggetto dei provvedimenti della Direzione
distrettuale antimafia, motivati con riferimento alle vicende che vedono gli
stessi indagati penalmente, nonché del rappresentante sindacale citato
nell'atto ispettivo, in quanto responsabile - secondo la direzione aziendale -
di diffamazione nei confronti di un responsabile di unità tecnologica
elementare (UTE). La società Sata ha quindi ritenuto, in considerazione della
gravità dei fatti contestati ai lavoratori in questione, di dover applicare
l'articolo 26 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. Rispetto
a tali provvedimenti, gli interessati potranno adire - come è previsto dalle
norme vigenti - l'autorità giudiziaria competente per le decisioni del caso.
Per quanto concerne la consistenza dei carichi di lavoro, la società ha
specificato che la relativa problematica sarebbe stata vagliata dai vertici
dell'azienda e che sarebbero stati adottati i necessari provvedimenti
Pag. 75 di razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro, illustrandone le
modalità agli interessati. Riguardo «la ripresa del conflitto all'interno della
fabbrica», si è ritenuto utile acquisire un prospetto riepilogativo degli
scioperi effettuati negli ultimi mesi. Dall'esame di esso, si rileva che, nel
mese di ottobre, sono effettivamente stati indetti tre scioperi, mentre sembra
potersi escludere un particolare incremento della conflittualità interna nel
periodo precedente. Per quanto riguarda l'aumento della produttività, si è
acquisito il dato medio giornaliero del numero di autoveicoli prodotti
nell'ultimo semestre, nonché il dato medio giornaliero della forza lavoro
applicata. Tali dati, come affermato dal responsabile delle relazioni sindacali
della società Sata Spa, si sono mantenuti pressoché costanti nel periodo di
riferimento. A tale ultimo riguardo, sono stati richiesti chiarimenti in
relazione all'applicazione della metodologia denominata TMC2 di valutazione dei
tempi di lavoro occorrenti per l'espletamento di ciascuna singola fase
lavorativa i cui risultati - che, sempre a detta della direzione aziendale,
sono stati resi disponibili a tutti i lavoratori dello stabilimento Sata
mediante procedure informatiche - sono oggetto di valutazione congiunta fra
direzione aziendale ed organizzazioni sindacali. È stato inoltre acquisito
l'elenco completo della rappresentanza sindacale unitaria aziendale risultante
dall'ultima consultazione elettorale. Al riguardo, l'ufficio ha reso noto che
provvederà ad acquisire a campione le dichiarazioni dei rappresentanti
sindacali sulle problematiche in parola.
In conclusione, posto il rilievo della situazione prospettata, posso assicurare
che l'Amministrazione che rappresento in questa sede continuerà a vigilare sul
rispetto della normativa a tutela dei lavoratori, fornendo le ulteriori notizie
che dovessero emergere - e che emergeranno - nel prosieguo degli accertamenti
sui quali i nostri uffici, come ho già detto in premessa, sono impegnati.
Chiedo dunque scusa se non può darsi la completezza della risposta, nel senso
che l'ispezione non ha potuto ascoltare tutti i soggetti interessati. Ci è
parso tuttavia doveroso riferire questi primi riscontri, sapendo che vi è
ancora una parte di lavoro che i nostri uffici svolgeranno e di cui daremo
conto.
PRESIDENTE. La deputata Lombardi ha facoltà di replicare.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, anzitutto ringrazio la sottosegretaria per
la celerità, la puntualità e persino per la passione che ha impiegato nel
rispondere all'interpellanza. Tuttavia, ci riteniamo parzialmente soddisfatti.
Intanto, mi pare che vada affermato con forza che non si possono stabilire
connessioni politiche tra i movimenti sociali e l'eversione, e che ciò è tanto
più ingiusto se lo si riferisce alla lotta dei ventuno giorni di Melfi (lei non
lo ha fatto ed anche per questo motivo la ringrazio, ma lo ha fatto il Ministro
Amato circa un anno fa, e lo ha fatto in questi giorni, ripetendolo, il
dibattito su questo tema nella mia regione). Ovviamente, le indagini che sono
in corso debbono proseguire - e proseguire in fretta - ma già possiamo dire,
senza attenderne l'esito, che queste stesse indagini non sono legate ad una
lotta operaia che, nelle modalità in cui si è svolta, ha affermato, da sé,
l'estraneità a qualunque ambito fuori dalla pratica democratica. Lo ricordo
prima di tutto a me stessa: a Melfi si è lottato, e lo hanno fatto i lavoratori
e le lavoratrici insieme ad una intera comunità per riprendersi finalmente,
dopo dieci anni, un diritto che era stato loro negato con il contratto Sata,
vale a dire avere lo stesso diritto e lo stesso salario di altri lavoratori che
svolgono identiche mansioni nello stesso gruppo FIAT. È stata, quindi, una
lotta che ha restituito loro la dignità e il diritto, che si è svolta, per
l'appunto, nella normale dialettica del conflitto e che si è chiusa con un
accordo sindacale.
Pace, diritti e dignità sono stati gli slogan che i lavoratori e le lavoratrici
hanno usato per rispondere alle forze dell'ordine che il 26 aprile del 2004
hanno ricevuto ordine di procedere alla rimozione,
Pag. 76 con forza del presidio dell'assemblea permanente che si svolgeva
davanti alla fabbrica. Il teorema dunque di confondere il conflitto legittimo -
che comporta quasi sempre un miglioramento delle condizioni materiali di vita insieme
ad un avanzamento democratico per tutti e tutte e per l'intera società - con
altro è propaganda e nuoce alla democrazia. I licenziamenti si collocano in una
ripresa del conflitto interno alla fabbrica su un tema di particolare interesse
per i lavoratori e le lavoratrici, ossia i carichi di lavoro e la metrica, che
rimane dentro quella fabbrica un punto di difficoltà. Gli scioperi cui lei ha
fatto riferimento sono probabilmente quelli generali, non quelli che si stanno
svolgendo in UTE e che, a detta della rappresentanza sindacale che lei avrà
modo di ascoltare successivamente, come ha affermato, è molto più alta di
quella da lei indicata. Il TMC2, infatti, non è solo una formula matematica: vi
sono corpi sulle linee, e quei corpi sono soggetti a malattie da lavoro
fisiche, come quelle anzidette, ma non tralascerei che queste ultime si
mischiano e si aggiungono allo stress della difficile turnazione, che pure
rimane una delle pratiche nella fabbrica di Melfi.
Ovviamente, tali temi originano anche conflitto tra sindacati e azienda, e mi
pare che ciò sia una parte del normale svolgimento della democrazia, una
dinamica legittima che non può presentare illegittimità da parte dell'azienda,
che invece vuole rispondere a ciò attraverso gesti «esemplari», quali i
licenziamenti. Questi ultimi, insieme ad una ripresa dei provvedimenti
disciplinari, suonano infatti come un avvertimento a quante e a quanti lavorano
legittimamente per costruire partecipazione e conflitto attorno a temi
all'ordine del giorno, quali il rinnovo contrattuale, le turnazioni, la
metrica, i salari, l'ulteriore introduzione di nuove forme di flessibilità. Lo
stabilimento di Melfi, da questo ultimo punto di vista, è davvero il modello di
una modernizzazione che tenta di cancellare i diritti.
La politica deve osservare con attenzione tali dinamiche e provare a fornire,
attraverso l'ascolto delle rivendicazioni dei lavoratori, anche risposte a
determinati bisogni; non solo ai bisogni che Confindustria urla nelle notizie
quotidiane che narrano di richieste continue di flessibilità, di deroga ai
contratti nazionali ed altro, ma ai bisogni dei lavoratori che non hanno prime
pagine a disposizione, ma utilizzano il conflitto: saperlo ascoltare ci
consente di varare buone leggi. Per questo motivo non ci possiamo permettere
che vi siano interpretazioni discutibili e blande dei contratti e dello statuto
dei lavoratori, dei quali nessuno (lo voglio sempre ricordare a me stessa) è
stato da alcuno octroyé, ma conquistato da altri lavoratori in lotta.
Non possiamo consentire ciò nemmeno alla FIAT, né possiamo affidare tali
episodi solo ad una magistratura del lavoro che, almeno a Melfi, presenta tempi
elefantiaci. Si può e si deve intervenire, sottolineando, anche con la FIAT,
che non si deve costruire un clima di caccia alle streghe. Si può anche
promuovere, se lo si ritiene e io sento il bisogno di dirlo, un'indagine
conoscitiva sulle condizioni di vita e il rispetto dei diritti nello
stabilimento di Melfi, che è appunto il simbolo di una modernità e che rappresenta,
all'interno del gruppo FIAT, sicuramente quello più moderno.
Si è scritto e discusso molto, infatti, sulla fabbrica di Melfi, in particolare
sulla fabbrica snella. Tuttavia, è necessario comprendere i bisogni di chi
lavora nella fabbrica snella. Sarebbe questo un modo importante per continuare
a riflettere su questa modernità a partire da una delle esperienze che nel
Mezzogiorno è indicata come una delle più alte provando a comprendere, però, il
punto di vista di chi lavora.
Lettera aperta a Sergio Marchionne
by Donatantonio Auria dom 11 nov, 2007 17:31
Lettera aperta a Sergio Marchionne
Lei sicuramente non saprà nemmeno che esisto, sono uno dei suoi centomila
operai che a turni lavorano negli stabilimenti del gruppo Fiat a produrre auto
e con esse gli utili per gli azionisti, per i finanzieri, gli stipendi dei
manager. Sono Donantonio Auria, operaio di Melfi, sospeso e poi licenziato
dalla direzione dello stabilimento con una motivazione che fa talmente a calci
e pugni col normale sistema di rapporti giuridico- contrattuali da diventare un
esempio tipico di come nelle fabbriche ed in particolare nelle sue, si
manifesti un arbitrio senza limiti.
Il fatto è semplicemente spiegato: un magistrato di Potenza ordina la
perquisizione di casa mia nell'ambito di un'inchiesta sulle associazioni
sovversive con finalità terroristiche in Basilicata, nulla viene sequestrato,
nessuna prova viene acquisita. Risulto e sono estraneo alla vicenda. Come per
ogni cittadino in Italia dovrebbe valere la regola che non solo non sono
colpevole fino a sentenza definitiva, ma qui sono solo coinvolto marginalmente
in una inchiesta di cui non si conoscono ancora i termini.
La direzione dello stabilimento di Melfi mi sospende con effetto immediato, mi
licenzia. Non aspetta gli sviluppi dell'inchiesta, la pronuncia della
magistratura. Nel suo regno, signor Marchionne, lo Stato di diritto non ha
spazio. Il dirigente Fiat è nello stesso tempo legislatore e giudice, la sua
volontà inappellabile.
La giustificazione semiseria di questo comportamento è il venir meno del
rapporto di fiducia tra me e la Fiat, ma non le basta che per mille euro al
mese tutti i gironi vengo in fabbrica a sgobbare sulle linee con migliaia di
altri operai, vuole anche che gioisca di questa condizione e tutti i giorni
dichiari di essere fiducioso del vostro comportamento? Non le sembra di
chiedere oltre il convenuto?!
Per sorridere un po', si immagini se lo stesso modo di agire si applicasse in
Parlamento, se solo un'iscrizione nel registro degli indagati comportasse il
licenziamento, più di due terzi andrebbero a casa subito. Invece stanno lì
anche i condannati per via definitiva, è per questi che è venuta meno la
fiducia di tanti elettori. Il paragone non si può fare, le fabbriche sono un
territorio a parte, dove valgono altre regole del gioco. Ma almeno non si
blateri più di nuovo capitalismo, di profitto coniugato con la libertà
individuale, il rapporto di lavoro è dispotico e non può essere altro.
Ma, signor Marchionne, conosco bene le ragioni che hanno spinto i suoi
subalterni a cogliere la palla al balzo e licenziarmi. Io, con Antonio Auria,
sono uno degli operai che è stato in prima fila nella lotta dei 21 giorni, ha
sostenuto che all'accordo sul welfare occorresse dire un bel no tondo, sono fra
coloro che resiste ad ogni intensificazione dei ritmi, sostengo che è
necessario chiedere più soldi. Occorreva tapparmi la bocca. Mi chiedo:
Marchionne, è così rovinato da non poter sopportare nei suoi stabilimenti
nemmeno un sano sindacalismo operaio? Lei sicuramente sa che i suoi
predecessori, capitani d'industria nell'800 e nei primi decenni del '900,
sopportarono ben altro che qualche lotta per il salario, qualche resistenza ai
ritmi di lavoro. Certo metterò in atto tutte le misure legali per difendermi,
per far rientrare il licenziamento, per tornare al mio posto di lavoro, ma il
guasto è fatto. Le sue intelligenti parole sul capitalismo del futuro possono
andar bene sulle pagine del Corriere della Sera, ma naufragano sui cancelli
della Sata di Melfi. Piuttosto che affrontare il rancore degli operai sulle
pensioni, sui salari, sulla pesantezza del lavoro, ha preferito tagliare le
teste, ma ne dovrà tagliare tante, operai che la pensano come me si formano e
riformano in continuazione. Se non lo sa è il regime di fabbrica che li
produce.